Da tanti anni aspettavo di assistere al Carnevale di Venezia. E forse mi aspettavo qualcosa di più. In piazza San Marco il carnevale è molto diverso, è aristocratico, è importante, è elevato (come la sua aquila). Le maschere sono bellissime, l’atmosfera è incredibile, tantissima gente e non credo che lo sfondo della Laguna abbia bisogno di ulteriori incensamenti. Però lo spirito del carnevale l’ho sentito un po’ lontano; pochissime stelle filanti, pochissimi coriandoli, anche poca allegria. Mi è sembrato di assistere ad una passerella di maschere incredibili ma molto distaccate, molto lontane dall’ambiente festaiolo che credo debba avere questa festa. Ma forse anche questo è il fascino di Venezia.
Il carnevale di Venezia ha nei costumi i suoi protagonisti assoluti. Ho notato che gli attori di questa manifestazione si immedesimano completamente con la loro opera: il trucco non si limita semplicemente ad un vestito ma diventa un comportamento, un modo di essere e di camminare. Dietro le maschere spiccano occhi quasi sempre bellissimi, colorati, luminosi e il sospetto che non siano veri, ma che facciamo parte anche loro di un travestimento, mi è balenato più volte nella mente. Credo che il dubbio mi rimarrà per sempre. :)
Ho passato uno splendido fine settimana fra la meravigliosa piazza San Marco, il ponte di Rialto e gli incredibili costumi del carnevale di Venezia. Nei prossimi giorni (neve ed impegni permettendo) pubblicherò una rassegna di maschere veneziane ma per iniziare voglio partire dalla fine: il mio addio a Venezia al tramonto di domenica sera. E questa è la Basilica di Santa Maria della Salute vista dal traghetto che ci riporta verso Punta Sabbioni e verso casa.