Sono nel palazzo della Nital a Moncalieri, una bellissima struttura moderna di cemento, vetro e acciaio (e fotografia). Nel palazzo c’è anche un giardino, un specie di cortile interno. Sto salendo le scale e mi giro versi la vetrata per dare un’occhiata all’esterno e, con mia sorpresa, vedo due ragazze sedute su sgabelli colorati che parlano e sorridono. Un’immagine davvero particolare, perché non mi aspettavo di trovarle lì. Poco prima, il giardino era vuoto e l’accesso a quel luogo non è proprio per tutti. Vederle lì, come se fossero in un bar, ma senza in realtà esserlo, mi ha sorpreso. Ho deciso di cogliere l’attimo, la situazione mi sembrava intrigante, mi sono avvicinato al vetro con il mio 85mm e ho scattato (cambiando le impostazioni al volo) cercando di includere nella scena un pezzo della vetrata per far comprendere meglio la posizione e lasciare un’idea di scatto rubato. E’ un’immagine che mi piace perché trasmette un’idea piacevole, di tranquillità e rilassatezza. Penso che valga la pena condividerla.
Durante una pausa di un workshop di fotografia a Torino, mi sono avvicinato alle grandi vetrate del centro congressi. Avevo la macchina fotografica al collo con le impostazioni sbagliate, ho perso qualche secondo per cambiare tempo e diaframma e ho appoggiato la lente al vetro per evitare i riflessi. Davanti a me, tre ciminiere silenziose contro il cielo chiaro e pulito. Nessun grande racconto, nessuna ricerca precisa, solo una fotografia minimale nata da una pausa, senza pensarci troppo.
Fortunato Postiglione è stato il fondatore della ILTE nel 1947, con sede in Corso Bramante a Torino. All’epoca si chiamava ancora Istituto del libro italiano S.r.l.. Fu trasformata in ILTE (Industria Libraria Tipografica Editrice) il 31 ottobre 1951 per iniziativa della Sip, la Società Italiana per l’Esercizio Telefonico, a capitali statali, che necessitava di una stamperia capace di soddisfare le esigenze dettate dalla produzione delle Pagine Gialle e degli elenchi telefonici per un’utenza costantemente in crescita come quella dell’Italia del secondo dopoguerra. Nel 1975 l’azienda venne trasferita nel più moderno impianto di Moncalieri e la via sul quale si affacciava il cancello di ingresso venne dedicata a Fortunato Postiglione. Il Gruppo, che annoverava nel 2008 un fatturato superiore a 194 milioni di euro e oltre 1000 dipendenti, negli anni successivi ha conosciuto una certa riduzione delle commesse in seguito alla crisi economica globale, venendo costretto a una sensibile riduzione del personale, sino al fallimento fra il 2015 e il 2017. Nel 2021 è uno scheletro vuoto che rischia di collassare su se stesso. Queste foto sono il frutto di 36 mesi di lavoro, detta così sembra brillante, ma in realtà è semplicemente il tempo trascorso fra la prima e l’ultima esplorazione: un’esplorazione iniziata all’alba e finita al tramonto di tre inverni dopo. Purtroppo non ero mai riuscito a completare fotograficamente l’intera (enorme) struttura e nello trascorrere del tempo mi sono perso sicuramente qualche ricordo e qualche cimelio. Ho deciso di pubblicare ben 63 foto e rappresentano solo una piccola parte di quello che oggi è Industria Libraria Tipografica Editrice: il Titano caduto, come viene definita da chi l’ha vissuta.
Villa Chiara è una ex clinica (credo, in rete non si trovano molte informazioni) a Revigliasco, nella città metropolitana di Torino. Si tratta di una struttura molto particolare, dalle forme tondeggianti, quasi astratte, ma lasciata a se stessa ormai da tempo. Dentro non è rimasto quasi nulla, prima dell’abbandono è stata completamente svuotata; al resto hanno pensato i vandali con scritte sui muri, graffiti e la solita inutile devastazione. Il tetto, dal quale si ammira un panorama incredibile, è particolarmente curioso: è completamente liscio, a dune (è l’unico modo che mi viene in mente per definirlo), con tanti globi trasparenti che probabilmente servivano a portare luce alla struttura. Mi sembrava di vivere in un film di fantascienza. E’ stato il mio reportage urbex meno triste: non ci sono schede pazienti, cartelle cliniche, non si vede una vita, qui non si respira la solita malinconia ma una sorta di lucida programmazione. E una decadenza calcolata, quasi voluta. E anche questo è il fascino dell’abbandono.
Prosegue imperterrita, e senza soluzione di continuità, la tradizione del post natalizio. La foto di quest’anno è tipicamente urbex, scattata nel 2017 all’interno del titano caduto, alle porte di Torino. E’ stata scelta in modo automatico al momento del click: già sapevo che l’avrei utilizzata per il post tradizionale natalizio. Manca poco a mezzanotte e quindi termina anche il #whamageddon: Vi lascio alle note della mitica canzone degli Wham, ormai diventato un classico moderno, immancabile il 25 dicembre. E il mio più sincero augurio per un bellissimo e felice Natale.