Calata Cuneo è la banchina del Porto di Oneglia (Imperia). Deve il suo nome a Giovanni Battista Cuneo, giornalista, politico e patriota italiano, grande amico e collaboratore di Garibaldi che nacque proprio ad Oneglia nel 1809. Ma io credo che in pochi sappiano il perché di quel nome.
E penso anche che Calata Cuneo abbia una magia, un qualcosa di bellissimo, che Imperia è riuscita a nascondere per anni, impedendone l’accesso con cancelli e divieti. Ricordo quando da piccolo correvo sotto i portici e potevo solo osservare da lontano i pescherecci e le gru. Solo negli ultimi lustri ci si è accorti di quanto possa essere turistica la banchina: sono sparite le imposizioni e la gente ha potuto riprendersi il porto.
Questa foto è scattata dal molo lungo, nella zona dedicata alle piccole imbarcazioni da pesca: è una parte del molo quasi nascosta, silenziosa, che sembra ascoltare, e non capire, il brusio e il rumore della banchina che si trova a pochi metri di distanza, oltre l’acqua. Due mondi completamente diversi ma che fanno parte di una stessa anima.
Il mare è da sempre nel mio cuore. Perché chi nasce sul mare non può dimenticarlo, deve tornare periodicamente a sentirne voce e profumo. Chi nasce sul mare si riconosce dagli occhi, dall’anima: io afferro l’odore del sale e mi sento parte di un’elite selezionata, come se avessi dei poteri che intorno a me capiscono solo quelli come me. E quando ho notato queste due ragazze osservare la linea dell’orizzonte, in completo silenzio, ho subito capito le loro emozioni, mi sono seduto a poca distanza, ho respirato il mare e ho ascoltato lo scabordio delle onde contro gli scogli. Poi ci siamo scambiati uno sguardo, sfuggente, e abbiamo diviso un breve momento che solo chi è nato sul mare può comprendere. Perché noi abbiamo il mare nel cuore.
Che il Pennello sia la spiaggia di Imperia che preferisco è cosa nota. E forse dovrei smettere di fotografare il litorale imperiese. Ma ci sono dei momenti in cui è impossibile non scattare: e il cielo del giorno di Pasqua è stato proprio uno di quei momenti. E non credo servano altre parole.
Sembra che il freddo ed il gelo (e la pioggia e la neve) siano tornati in possesso della penisola e che l’inverno abbia deciso di dedicarci un rigurgito. Eppure domenica scorsa (tre giorni fa) camminavo vestito leggero sulla passeggiata di Imperia e fotografavo gente in costume sulla spiaggia. Sembra passato un secolo, era Pasqua. Questa foto è divisa a metà (e non si dovrebbe mai lasciare la linea dell’orizzonte a tagliare in due parti uguali il fotogramma): nella parte superiore ci sono le nuvole, scenografiche, nella parte bassa scene di primavera inoltrata, di vita, di mare. Ho schiarito e aggiunto contrasto. Passando sull’immagine con il mouse appare la versione originale.
Cambiare il punto di osservazione e valutare tutte le prospettive è una delle cose più importanti che mi ha insegnato la fotografia. Quando osservo i miei occhi non guardano solo in un senso ma girano, cambiano, si spostano: sempre alla ricerca del punto di osservazione più interessante. Due sono le prospettive che preferisco: dall’alto e dal basso. La prima strada non è sempre percorribile: non di rado è la più affascinante e le cose belle non sono mai facili. La seconda invece è più immediata e questa immagine rispecchia proprio questo punto di vista alternativo. Sulla banchina c’era tantissima gente, troppa gente: allora ho provato a guardare verso l’alto, mi sono inginocchiato e ho scattato. E’ una foto semplice e forse per questo rende molto bene il concetto dal basso.
Domenica scorsa (il giorno di Pasqua) ho fatto una lunga passeggiata sulla ‘spianata’, ad Imperia. Il panorama era molto particolare: tantissime nuvole, i raggi del sole che lottavano per uscire allo scoperto, il mare decisamente mosso. Ho iniziato a fotografare con il 24-105, poi sono passato al più panoramico 17-40 per riuscire a cogliere il maggior spazio possibile. E quindi ho deciso che dedicherò l’intera settimana al ‘mio mare’. Spero di non annoiarvi. ;-)