Ultimamente quest’aula con la parete dipinta è diventata molto famosa perché appare nel video di Come Pripyat l’ultimo singolo di Capparezza. Tutto il video è ambientato in alcune location urbex italiane e il titolo della canzone credo riesca a spiegare perfettamente il motivo della scelta. Questa scuola si trova in un piccolo piccolo piccolo paesino e da fuori non sembra nemmeno una scuola. Il resto dell’edificio non è degno di nota, anzi, è decisamente anonimo, ma quando si entra in quest’aula non si può che rimanere esterrefatti. Perché probabilmente la decadenza ha aggiunto un fascino nuovo e armonioso a questa bellissima parete che di colpo diventa perfetta per un video musicale sulla decadenza del genere umano. È un periodo storico difficile.
Per questi ragazzi non ci sarà scampo
giocano alla mafia mamma vado in strada sparo
a 30 anni da Capaci vedi Sarà Strano
ma il modello è diventato Genny Savastano […]
– Capparezza
Loo Zoo del Parco Michelotti a Torino fu inaugurato il 21 ottobre 1955, alla presenza del sindaco Amedeo Peyron, su progetto (allora avveniristico) dell’ingegnere Gabriele Manfredi. Venne definito città zoologica; altri tempi. Nel 1971 ospitava 117 mammiferi, 739 uccelli, 114 rettili e 1353 pesci su una superficie di 50.000 metri quadri; nel corso degli anni sono nati nello zoo numerosi animali tra i quali macachi, squali, un cervo porcino, un ammotrago, tre gerbilli, sei procioni, due taurachi, due gabbiani ibridi, quattro leoni ed un cammar.
Le storie che riguardano lo zoo sono tantissime e alcune davvero particolari: nel febbraio del 1962 un’evasione di 23 scimmie mandò letteralmente in tilt il quartiere di Borgo Po. Nell’estate del 1972 morì misteriosamente un ippopotamo proveniente dalla Somalia: l’autopsia rivelò la presenza di una testa di bambola (probabilmente lanciata da una bambina) che ne aveva bloccato lo stomaco.
A metà degli anni ’80 un movimento, presieduto da Allegra Agnelli, portò all’attenzione dell’opinione pubblica le sofferenze e le inutili crudeltà subite dagli animali; con un ordine del giorno del febbraio 1987, il consiglio comunale della città stabiliva la chiusura dello zoo e la restituzione del parco alla città. Il giardino zoologico è stato definitivamente chiuso al pubblico il 29 marzo 1987: in quel momento nel parco erano presenti oltre 1000 animali. Sono passati 34 anni e questa piccola città nella città sul lungo Po è diventata un luogo di culto per gli appassionati della street art.
Nell’ultimo periodo il comune ha riportato in vita alcune parti del parco e dovrebbero essere iniziati
i lavori che permetteranno la messa in sicurezza e l’apertura anche della parte centrale di quello che una volta era lo Zoo di Torino. I lavori prevedono la rimozione dei ruderi, e l’installazione di alberi, panchine, tavoli e uno spazio per il parcheggio delle biciclette. Il progetto prevede l’apertura di un nuovo ingresso, a metà tra i due esistenti. Non ci resta che attendere.
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Inseguendo una libellula in un prato, e dopo essermi perso, mi sono ritrovato in una selva oscura ché la diritta via era smarrita. E uscendo dal buio sono inciampato in un vecchio casolare abbandonato di due piani alla periferia di una grande città del Nord Italia (Torino). E qui era tutto devastato da tempo immemore, con la natura che ha deciso di riprendere il controllo della situazione. Immagino che in tempi recenti possa essere stato rifugio di qualche sbandato, adesso è interessante solo un paio di graffiti di livello e una tappezzeria vintage e colorata, a tratti anche ipnotica tipica dei mitici anni ’70, che l’umidità ha iniziato, da tempo, a scollare da muri e a rendere maggiormente affascinante.
Come funziona la ricerca dei posti abbandonati? Tutto parte dalla curiosità, il desiderio di conoscenza e la passione verso l’ignoto e dopo vengono sere passate a leggere articoli di giornale, ricerche sulle mappe e sui social, passaparola… ma… non sempre le esplorazioni vanno come vorresti, le pianifichi cerchi il posto su google maps fa ricerche su cosa dovresti trovare e poi invece di un bel collegio ti ritrovi una vecchia cascina abbandonata. Per fortuna una bella stanza con della carta da parati anni 70 e alcuni graffiti hanno meritato comunque tanta strada. (
Lorena Durante)