Mi ero segnato 4 pin (puntaspilli da mappa) da verificare, perché ero convinto che in quella zona ci fosse una location poco conosciuta, ma molto intrigante. I primi tre sono un buco nell’acqua e perdo un po’ di quella fiducia che mi aveva accompagnato dalla sera prima. Per riposarmi qualche minuto entro in un caffè (splash!), ma mentre sono al bancone guardo fuori e noto un portone, antico e malandato, leggermente aperto. Proprio di fronte al bar, davanti al mio muso. Ho pensato che un tentativo avrei potuto farlo. Come darmi torto?
Esco dal caffè, mi asciugo al sole di febbraio, attraverso rapido la strada, guardo intorno
con indifferenza e spingo piano il portone. Si apre lentamente, con un rumore sinistro, e davanti ai miei occhi si presenta la visione di un giardino in pessimo stato, una scala e un porticato. Chiedo sommessamente
il permesso di entrare, richiudo il portone e salgo le scale. È un labirinto nel quale è facile perdersi: giro un paio di stanze vuote, il luogo è chiaramente disabitato e in stato di abbandono da tempo. Ci sono calcinacci, pareti scrostate, polvere. Ad un certo punto giro un angolo e, pensate a una qualsiasi esclamazione di sorpresa blasfema, mi ritrovo in una stanza con un
meraviglioso soffitto affrescato, un letto, un materasso altissimo e un mobile: non è la location che cercavo, ma è comunque qualcosa di meraviglioso e
mai visto prima. Sento crescere l’ansia perché non capisco esattamente
dove mi trovo, prendo il treppiedi e scatto con il grandangolo. Entro nella stanza successiva ed eccomi in una cucina, antica, con il soffitto completamente dipinto con immagini di volatili, al centro una di quelle stufe che da queste parti viene chiamata
putagè, un lavello in marmo, una credenza, una scopa di saggina e diversi oggetti impolverati. Prendo il 50mm, ovviamente alla massima apertura disponibile e inizio a
perdermi nei dettagli.
Continuo il mio giro, ma non c’è molto altro: una camera da letto semidistrutta, diverse stanze vuote, pareti colorate di un rosso vermiglio che fulmina, un caminetto, un corridoio esterno (che guarda sul giardino). Scatto tutto il possibile con un certa fretta, ritorno, non senza essermi perso un paio di volte, alle scale, attraverso il giardino ed esco. Sono fuori, l’adrenalina cala drasticamente, controllo il display della macchina fotografica e sono decisamente soddisfatto: non è stato un viaggio a vuoto (ed è sempre una bella sensazione). Torno alla macchina e inserisco sul navigatore le coordinate della quarta location da verificare. Vi svelo un segreto, ma non ditelo a nessuno: l’avevo lasciata per ultima perché tanto fuori mano, un po’ nascosta fra le campagne, ma inaspettatamente si rivelerà quella giusta. Ma è un’altra storia che al momento preferisco non raccontare.
Perché Villa Anastasia? Non lo so in realtà, ma è stato un colpo di fulmine: volevo un nome aristocratico e la
dinastia Romanov mi è sembrata perfetta.
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Lo scorso week-end ho partecipato alla 2 giorni di fotografia organizzata da Progetto HAR in occasione della festa di Sant Marcelin (che tornava dopo tre anni) a Macra, in valla Maira, dove si parla occitano, si mangia alla moda de lhi Anchoiers, si suona, si canta, si va in processione.
Si trattava di una
maratona fotografica organizzata su due giorni (niente male) con fotografie da scattare dal mattino alla sera e divisa in 12 temi con chiari riferimenti alla festa. Purtroppo fra il lavoro e la distanza ho faticato a rispettare perfettamente tutte le tematiche (mi sono perso la processione di domenica mattina e il corteo musicale di sabato) e ho dovuto inventare, con qualche colpo misto di fortuna e genio: nel senso che portarmi dietro la chitarra è stata una buona pensata, mentre scovare il santo pronto sul pick-up il giorno precedente la processione è una via di mezzo
fra intuizione e fortuna.
Ho tirato fuori 12 scatti che in parte mi soddisfano molto (alcuni davvero molto) e altri meno, come è normale in ogni maratona fotografica che si rispetti: ho scelto il bianco e nero perché credo che il racconto e la storia di una tradizione centenaria come la fiera di Sant Marcelin possa meritare questa scelta. Per trovare una quadra che mi potesse dare soddisfazione ho fotografato con il grandangolo, il tele, il normale e il drone: avevo anche il macro, ma non è servito. Ho utilizzato il treppiede, il polarizzatore, un filtro neutral density e un filtro star (che si vede nella foto di copertina sulle fiaccole). Le immagini sarebbero da spiegare e associare al tema, ma sarebbe troppo complicato: trovate comunque il titolo nella descrizione della foto.
Questo è il terzo post consecutivo dedicato alla categoria macro+flowers e potrebbe non essere un caso. Diciamo che fra gli obbiettivi del 2023, fra i buoni propositi, rientrava anche la fotografia macro. E quale migliore occasione di un contest fotografico in un vivaio? L’occasione è arrivata domenica scorsa durante la Grande Festa di Primavera organizzata da Roagna Vivai di Cuneo. Non lo conoscevo (non sono un vero praticante dell’arte del giardino), ma devo ammettere che sono rimasto molto sorpreso/colpito dall’eleganza e dall’organizzazione: davvero tutto perfetto, in ordine, bellissimo. Durante la giornata chiunque avesse voluto cimentarsi nell’arte della fotografia (e quella invece la pratico) poteva partecipare al Photo Day, una giornata dedicata a catturare la fugace bellezza della primavera. Se volete anche votare la mia foto (ho scelto il dettaglio di stami e pistillo di un fiore di Ibisco) potete farlo qui e qui.
Non potevo mancare e devo ammettere che
l’assenza di vento è un fattore decisamente importante se si vogliono scattare dettagli molto ravvicinati di fiori e piante. Questo mi ha permesso di scattare con diaframmi chiusi e tempi lunghi per ottenere una
discreta profondità di campo. Per tutto il resto c’è il
focus stacking (ma è un argomento al quale non mi sono ancora avvicinato)(magari in futuro, chissà).
Ho scattato con tutta calma una ventina di immagini utilizzando sempre il meraviglioso (non finisce di stupirmi) Canon RF 100mm Macro: treppiede, slitta, tempi di scatto impegnativi. Sono tutti dettagli, alcuni anche con ingrandimenti di un certo rilievo: non sono ancora un grande conoscitore del mondo macro, anzi, sono un dilettante allo sbaraglio, ma queste sono le prime immagini che mi soddisfano. Adesso cercherò di fare qualcosa di meglio, magari all’aperto.