Albergo Residenziale Superga

POSTED ON 12 Mag 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX, hotel

Albergo Superga /02

L’albergo Superga si trova vicino a Torino, alle pendici del Colle del quale porta il nome: è abbandonato ormai da oltre vent’anni, ma racconta una storia bellissima di solidarietà e aiuto. Perché prima di diventare Albergo Residenziale è stato un istituto che ospitava giovani in situazione di difficoltà famigliare.

In Italia, dopo la seconda guerra mondiale, migliaia di bambini avevano perso entrambi i genitori, anche l’Arma dei carabinieri si trovò ad affrontare il problema dell’assistenza alle famiglie e soprattutto ai figli dei militari scomparsi. Un gruppo di ufficiali dello Stato Maggiore del Comando Generale, coordinati dal Generale di Divisione Alfredo Ferrari e dal Colonnello Romano dalla Chiesa, all’epoca Capo di Stato Maggiore dell’Arma, decisero di creare un Ente che provvedesse alla realizzazione di istituti per raccogliere subito i giovani in situazioni di particolare difficoltà e, nel contempo, di assicurare a tutti, con assegni di studio da corrispondere alle famiglie, l’opportunità di poter completare l’iter scolastico prescelto. Il Governo, impegnato nella ricostruzione nazionale, non poteva aiutare questa iniziativa così il Comandante Generale dell’epoca, Gen. Fedele de Giorgis, lanciò un appello a tutti i Carabinieri d’Italia perché donassero una giornata della tredicesima mensilità e un piccolo contributo mensile per gli anni futuri. Fu raccolta così in tempi brevissimi la rilevante somma di oltre quaranta milioni di lire, che servì per acquistare un complesso residenziale vicino a Torino, sulle pendici del colle Superga. Il 19 luglio 1949, dopo appena sette mesi dalla nascita dell’ente, fu inaugurato il primo Collegio, affidato ai Padri Salesiani di San Giovanni Bosco, e vi entrarono i primi cento piccoli convittori.

Nel 1965 il complesso venne ristrutturato e la sua gestione passò in mano ai Padri Somaschi. Alla fine dell’anno scolastico 1977/78, anche a causa dell’esiguo numero di ospiti, l’istituto venne riconvertito in Albergo Residenziale per poi chiudere definitivamente nel 2002. Negli anni si sono perse le tracce e la memoria di questo complesso, che nasce nella seconda metà dell’800 come convento dei piccoli Fratelli di Maria: le continue e molteplici trasformazioni hanno cambiato radicalmente la struttura e dell’aspetto originale non rimane più nulla. Un peccato che di una storia così bella e importante rimangano solo una brutta insegna e i muri scrostati di un vecchio albergo abbandonato.

Albergo Superga /01Albergo Superga /23Albergo Superga /24

Albergo Superga /25Albergo Superga /26

Albergo Superga /12Albergo Superga /14Albergo Superga /18

Albergo Superga /03Albergo Superga /04Albergo Superga /17Albergo Superga /13

Albergo Superga /05Albergo Superga /06Albergo Superga /10

Albergo Superga /15Albergo Superga /16

Albergo Superga /07Albergo Superga /08Albergo Superga /09

Albergo Superga /20Albergo Superga /19

Albergo Superga /11Albergo Superga /21Albergo Superga /22

Albergo Superga /27

Garage Marcon-I

POSTED ON 7 Mag 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX, car

Garage Marcon-I /01

La storia delle foto di Garage Marconi è decisamente bizzarra; dopo un primo tentativo a vuoto (troppa gente, non ci siamo fidati) Lorena è tornata ed è riuscita a fotografare la celebre Lancia Fulvia GT (ha anche trovato e messo al suo posto la I mancante). Ho quindi deciso di tentare nuovamente e, giunto sul posto, mi sono imbattuto in due ragazzi molto giovani: abitano proprio di fronte al garage. Ho chiesto informazioni e mi hanno detto che la zona era disabitata da tempo, in vendita, e che loro non mi avrebbero detto nulla. Sono entrato, ho scattato le foto e in pochi minuti sono tornato in strada. I due ragazzi erano ancora lì, ad aspettarmi: “Ma è solo una vecchia Lancia distrutta, perché venite tutti i fotografarla?“. Mi hanno strappato una risata e ho pensato ad una risposta lunga e dettagliata. Ma sono riuscito a dire solo “perché è bellissima“.

Garage Marcon-I /02Garage Marcon-I /03

Forza Napoli

POSTED ON 4 Mag 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX

Forza Napoli

Chiesa di Santa Caterina

POSTED ON 1 Mag 2023 IN Reportage     TAGS: church

Chiesa di Santa Caterina /01

Dopo due anni ho deciso che è giunto il momento di tornare religiosamente -con le foto- in Valle Ellero e dopo il Santuario di Santa Lucia è arrivato anche il momento della Chiesa di Santa Caterina a Villavecchia, frazione del comune di Villanova Mondovì. Entrambe le visite guidate (Santuario e Chiesa) sono state accompagnate dall’architetto Marcello Boetti (che ringrazio) con il meraviglioso gruppo vacanze di MondovìPhoto. Quando ho fotografato l’architettura della chiesa di Santa Caterina mi sono sentito decisamente in difficoltà, non riuscivo a trovare la quadratura del cerchio e tutte le foto mi sembravano storte. La nostra guida deve avermi sentito imprecare e mi ha subito corretto: “Ma guarda che è proprio la chiesa ad essere storta!”. Ah, ecco!

Numerose sono le irregolarità della costruzione medievale della chiesa: nessuna campata ha una pianta regolare; i pilastri non sono allineati; la navata centrale si restringe per le prime quattro campate, poi piega a sinistra; la parete di testa delle navate laterali è obliqua.

Chiesa di Santa Caterina /08Chiesa di Santa Caterina /09

Chiesa di Santa Caterina /03Chiesa di Santa Caterina /04Chiesa di Santa Caterina /05

Chiesa di Santa Caterina /02Chiesa di Santa Caterina /06

Chiesa di Santa Caterina /07Chiesa di Santa Caterina /10Chiesa di Santa Caterina /11

Il Santuario di Santa Lucia

POSTED ON 1 Mag 2023 IN Reportage     TAGS: monument, church, drone

Santuario di Santa Lucia /04

Il Santuario di Santa Lucia si trova nel comune di Villanova Mondovì, abbarbicato in cima alla montagna sulla strada che porta verso Roccaforte. Si tratta di un antico ospizio costruito fra il 1500 e il 1800 aggrappato alle pendici del Monte Calvario, a strapiombo sul torrente Ellero. La sua particolarità è la Chiesa principale ricavata all’interno di una grotta nel quale è conservata la statua di Santa Lucia; questa caratteristica inserisce Santa Lucia in una rete di spettacolari santuari incastonati nella roccia e che comprende, fra gli altri, il Santuario Madonna della Corona a Verona e il Santuario di Rocamadour in Francia.

Diciamo che il santuario di Santa Lucia – quel nido d’aquila aggrappato alla roccia che probabilmente tutti conoscono, se non altro per averlo visto percorrendo la strada Villanova-Roccaforte – consiste essenzialmente in una grande caverna naturale scavata nella roccia calcarea che si apre su un fianco del monte Momburgo, comunemente detto Monte Calvario. La grotta – profonda una ventina di metri e larga pressappoco 8 – è stata adattata da alcuni secoli ad aula ecclesiale e dedicata alla venerazione di S Lucia di Siracusa, martirizzata durante la persecuzione di Diocleziano intorno al 304 d.C. Completano questa grotta-chiesa due edifici costruiti rispettivamente davanti e di fianco ad essa, appollaiati su una ripida parete rocciosa.

Il Santuario fu molto importante durante la resistenza partigiana fra il 1943 e il 1945. Qui veniva stampato clandestinamente la Rinascita d’Italia, curato dal prof. Giovanni Bessone. Nel sottotetto, nascosti e protetti dalla suore e da don Pietro Servetti arciprete della parrocchia di Santa Caterina di Villanova, trovarono rifugio molti partigiani tra cui il frabosano don Giuseppe Bruno, soprannominato “il prete dei Partigiani”, che fondò il gruppo “Azione e ordine”.

Chiniamo il volto rigato di lacrime sui nostri morti, sulle rovine dei nostri paesi, ma diciamo a tutti i fratelli che crediamo sempre più fermamente, proprio per il nostro strazio, alla Rinascita d’Italia. Perché ogni nascita si compie, per ineluttabile legge di natura, nel dolore e nel sangue.

Santuario di Santa Lucia /11Santuario di Santa Lucia /07

Santuario di Santa Lucia /09Santuario di Santa Lucia /10Santuario di Santa Lucia /12

Santuario di Santa Lucia /08

» CONTINUA A LEGGERE «

Teatro Rosso

POSTED ON 30 Apr 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX, theater

Teatro Rosso /01Teatro Rosso /02

L’esperienza al teatro Rosso è stata molto sgradevole. E forse è un peccato perché riguardando le foto non è nemmeno così male, anzi, gli spunti fotografici sono decisamente interessanti. Purtroppo come tanti luoghi abbandonati è diventato preda di occupatori abusivi, animali che mangiano oro e cagano piombo come avrebbe detto mio padre; e camminare con i piedi nel guano di piccione non è una bella esperienza.

Questo piccolo teatro si trova ai margini di una città di provincia del Nord Italia, da fuori ha un aspetto moderno, quasi razionale, ma appena entrati si percepisce la differenza fra interno ed esterno. È un unico ambiente, non mi sono addentrato alla ricerca delle quinte, con una scala in cemento (orrenda) che collega platea e galleria. Gli arredi sono completamente in legno, sarebbe meglio dire erano, molto retrò, l’umidità ha preso il sopravvento (la zona non è una delle migliori da quel punto di vista) e dal soffitto iniziano a staccarsi pezzi di intonaco e mattoni: praticamente un disastro. Come diciamo noi appassionati del genere: non vale la pena, giusto 2 foto, ma se passi in zona…

Teatro Rosso /03Teatro Rosso /04Teatro Rosso /05

Gemma di Riso

POSTED ON 27 Apr 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX, industrial

Gemma di Riso /19

Quando si visita una villa abbandonata, oppure un’abitazione privata, si capiscono e percepiscono le persone che l’hanno vissuta. Il loro stile di vita, le loro passioni, come si vestivano. È un gioco di ricerca a ritroso nel tempo, è una specie di causa/effetto per molti versi anche intrigante e affascinante. Nell’urbex industriale la partita è completamente diversa, perché sono luoghi meno intimi, il rovescio della medaglia consiste in una ricostruzione più semplice della storia: gli elementi sono pochi e generalmente più basici.

Nel caso di questa piccola azienda per la produzione di riso (non vi nascondo ovviamente che siamo nella zona del Vercellese) ho trovato però un paio di elementi decisamente destabilizzanti e fuori luogo. Perchè in mezzo agli uffici, ai magazzini per lo stoccaggio, i bagni, i macchinari e le solite immagini religiose, abbiamo trovato un motoscafo e un calciobalilla. Quest’ultimo decisamente affascinante: immaginare i dipendenti, che finito l’orario di lavoro, oppure in pausa, si sfidavano a partite di biliardino fa pensare ad un’atmosfera molto famigliare e serena.

Ma il motoscafo? Cioè, capisco le risaie allagate, ma il motoscafo? Devo ammettere che quando l’ho visto sono rimasto decisamente perplesso; mi sono immaginato l’utilizzo del motoscafo come mezzo per muoversi nelle risaie al fine controllare le piantagioni; ovviamente sto scherzando (meglio dirlo prima che qualcuno mi prenda sul serio), certo una passione per il mare e la motonautica del titolare potrebbe essere. L’unica soluzione plausibile all’indovinello. E niente, ci sto ancora pensando adesso.

Gemma di Riso /10Gemma di Riso /12

Gemma di Riso /05Gemma di Riso /02Gemma di Riso /04

Gemma di Riso /11Gemma di Riso /09

» CONTINUA A LEGGERE «

Elliott Erwitt “Family”

POSTED ON 26 Apr 2023 IN Reportage     TAGS: EVENT, museum

Family di Ellott Erwitt /01

Il 3 Marzo scorso, nella splendida cornice della palazzina di Caccia di Stupinigi, ho presenziato all’inaugurazione della mostra del grande Elliott Erwitt. La mostra s’intitola Family e raccoglie gli scatti del maestro che hanno meglio descritto il concetto inesprimibile e totalizzante della famiglia. La mostra consta di non so quante foto, non ho trovato il numero e non le ho contate (ma sono tantissime), tutte rigorosamente in bianco e nero come nello stile del fotografo statunitense; raccontano in modo variegato e moderno il concetto di famiglia e rappresentano uno spaccato molto interessante della nostra società. Il tutto visto attraverso la lente ironica, ma anche dolce e sprezzante, di Erwitt. E’ una mostra assolutamente da vedere se siete appassionati di fotografia, ma anche se non lo siete: sino all’11 giugno 2023.

Elliott Erwitt, nato Elio Romano Erwitz (Parigi, 26 luglio 1928), è un fotografo statunitense specializzato in fotografia pubblicitaria e documentaria, noto per i suoi scatti in bianco e nero che ritraggono situazioni ironiche e assurde di tutti i giorni. Seguì lo stile di Henri Cartier-Bresson, maestro nel cogliere l’attimo decisivo.

Family di Ellott Erwitt /03Family di Ellott Erwitt /07

Family di Ellott Erwitt /02Family di Ellott Erwitt /04Family di Ellott Erwitt /06

Family di Ellott Erwitt /05

» CONTINUA A LEGGERE «

Villa Anastasia

POSTED ON 25 Apr 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX

Villa Anastasia /16

Mi ero segnato 4 pin (puntaspilli da mappa) da verificare, perché ero convinto che in quella zona ci fosse una location poco conosciuta, ma molto intrigante. I primi tre sono un buco nell’acqua e perdo un po’ di quella fiducia che mi aveva accompagnato dalla sera prima. Per riposarmi qualche minuto entro in un caffè (splash!), ma mentre sono al bancone guardo fuori e noto un portone, antico e malandato, leggermente aperto. Proprio di fronte al bar, davanti al mio muso. Ho pensato che un tentativo avrei potuto farlo. Come darmi torto?

Esco dal caffè, mi asciugo al sole di febbraio, attraverso rapido la strada, guardo intorno con indifferenza e spingo piano il portone. Si apre lentamente, con un rumore sinistro, e davanti ai miei occhi si presenta la visione di un giardino in pessimo stato, una scala e un porticato. Chiedo sommessamente il permesso di entrare, richiudo il portone e salgo le scale. È un labirinto nel quale è facile perdersi: giro un paio di stanze vuote, il luogo è chiaramente disabitato e in stato di abbandono da tempo. Ci sono calcinacci, pareti scrostate, polvere. Ad un certo punto giro un angolo e, pensate a una qualsiasi esclamazione di sorpresa blasfema, mi ritrovo in una stanza con un meraviglioso soffitto affrescato, un letto, un materasso altissimo e un mobile: non è la location che cercavo, ma è comunque qualcosa di meraviglioso e mai visto prima. Sento crescere l’ansia perché non capisco esattamente dove mi trovo, prendo il treppiedi e scatto con il grandangolo. Entro nella stanza successiva ed eccomi in una cucina, antica, con il soffitto completamente dipinto con immagini di volatili, al centro una di quelle stufe che da queste parti viene chiamata putagè, un lavello in marmo, una credenza, una scopa di saggina e diversi oggetti impolverati. Prendo il 50mm, ovviamente alla massima apertura disponibile e inizio a perdermi nei dettagli.

Continuo il mio giro, ma non c’è molto altro: una camera da letto semidistrutta, diverse stanze vuote, pareti colorate di un rosso vermiglio che fulmina, un caminetto, un corridoio esterno (che guarda sul giardino). Scatto tutto il possibile con un certa fretta, ritorno, non senza essermi perso un paio di volte, alle scale, attraverso il giardino ed esco. Sono fuori, l’adrenalina cala drasticamente, controllo il display della macchina fotografica e sono decisamente soddisfatto: non è stato un viaggio a vuoto (ed è sempre una bella sensazione). Torno alla macchina e inserisco sul navigatore le coordinate della quarta location da verificare. Vi svelo un segreto, ma non ditelo a nessuno: l’avevo lasciata per ultima perché tanto fuori mano, un po’ nascosta fra le campagne, ma inaspettatamente si rivelerà quella giusta. Ma è un’altra storia che al momento preferisco non raccontare.

Perché Villa Anastasia? Non lo so in realtà, ma è stato un colpo di fulmine: volevo un nome aristocratico e la dinastia Romanov mi è sembrata perfetta.

Villa Anastasia /15Villa Anastasia /14

Villa Anastasia /03Villa Anastasia /04Villa Anastasia /05

» CONTINUA A LEGGERE «

Macra, Sant Marcelin e Fotografia

POSTED ON 25 Apr 2023 IN Reportage     TAGS: EVENT, silver, drone

Lo Cepon e la fiaccolata d'oc

Lo scorso week-end ho partecipato alla 2 giorni di fotografia organizzata da Progetto HAR in occasione della festa di Sant Marcelin (che tornava dopo tre anni) a Macra, in valla Maira, dove si parla occitano, si mangia alla moda de lhi Anchoiers, si suona, si canta, si va in processione.

Si trattava di una maratona fotografica organizzata su due giorni (niente male) con fotografie da scattare dal mattino alla sera e divisa in 12 temi con chiari riferimenti alla festa. Purtroppo fra il lavoro e la distanza ho faticato a rispettare perfettamente tutte le tematiche (mi sono perso la processione di domenica mattina e il corteo musicale di sabato) e ho dovuto inventare, con qualche colpo misto di fortuna e genio: nel senso che portarmi dietro la chitarra è stata una buona pensata, mentre scovare il santo pronto sul pick-up il giorno precedente la processione è una via di mezzo fra intuizione e fortuna.

Ho tirato fuori 12 scatti che in parte mi soddisfano molto (alcuni davvero molto) e altri meno, come è normale in ogni maratona fotografica che si rispetti: ho scelto il bianco e nero perché credo che il racconto e la storia di una tradizione centenaria come la fiera di Sant Marcelin possa meritare questa scelta. Per trovare una quadra che mi potesse dare soddisfazione ho fotografato con il grandangolo, il tele, il normale e il drone: avevo anche il macro, ma non è servito. Ho utilizzato il treppiede, il polarizzatore, un filtro neutral density e un filtro star (che si vede nella foto di copertina sulle fiaccole). Le immagini sarebbero da spiegare e associare al tema, ma sarebbe troppo complicato: trovate comunque il titolo nella descrizione della foto.

Dinar a la moda de lhi AnchoiersBaluma, forsa Baluma! Forsa Imparuma!

Una cartolina per MacraChiese come paesaggiPietre che parlano

La musica è nel cuore ma anche sul sentiero dei ciclamini

Nel Gran Ballo OccitanoMarcelin e gli altri in processione

Bancarelle che bellezza!Le montagne di ChinaA cavallo per la prima volta

Accademia delle Scienze di Torino

POSTED ON 21 Apr 2023 IN Landmark, Reportage     TAGS: EVENT, museum, monument, history

Accademia delle Scienze /04

L’Accademia delle Scienze di Torino nasce nel 1757 per iniziativa del conte Angelo Saluzzo di Monesiglio, del medico Giovanni Francesco Cigna e del matematico Luigi Lagrange. Nel 1783 Vittorio Amedeo III concede le lettere patenti di fondazione della Reale Accademia delle Scienze. Il motto scelto dai Soci Veritas et utilitas esprimeva il duplice impegno dell’Accademia per il progresso della scienza e per la sua finalizzazione a vantaggio della società.

Mercoledì scorso, con la guida di Elena Borgi, responsabile della biblioteca, mi sono lanciato in un viaggio nella storia e nella scienza che posso, senza dubbio, definire meraviglioso. L’ambiente è di rara bellezza, le sale che abbiamo visitato conservano un fascino trepidante e non possono che stupire e meravigliare chiunque abbia l’onore di varcare la soglia di ingresso. Avevo già visto qualche immagine della Sala dei Mappamondi, che deve il nome ai due preziosi globi del cartografo veneziano Vincenzo Maria Coronelli conservati al suo interno, ma osservarla dal vivo lascia davvero senza fiato. E poi si passa nella sala della lettura (superando i busti di Pitagora e Euclide) che forse è meno scenografica, ma che mostra un soffitto incredibile (affrescato con soggetti ispirati all’ornitologia, tra cui gufi, struzzi, pavoni e pellicani) e ha le pareti ricoperte da librerie in legno che ospitano le collezioni librarie più antiche.

Ci sarebbero un’infinità di storie da raccontare, ma come sempre mi piace dire io faccio foto, mica scrivo. Sul sito dell’Accademia si può leggere la storia di questo luogo che mi ha lasciato delle sensazioni che posso definire da brividi (anche grazie al racconto e alla competenza di Elena Borgi). Dopo la visita ho iniziato ad ascoltare il podcast La Scienza, che storia!, prodotto dall’Accademia (al momento sono 9 puntate) e che parla di divulgazione storico-scientifica in modo semplice e, per certi versi, anche divertente. Ho scelto 20 foto e purtroppo non sono molto soddisfatto: il tempo è stato tiranno e non ha aiutato il compito del povero fotografo. Mi sarebbe piaciuto avere più spazio, più calma e meditare maggiormente prima di premere il pulsante di scatto: ma devo ammettere che quando osservo queste immagini mi tornano bene in mente le sensazioni che ho provato e il profumo della biblioteca.

Accademia delle Scienze /02Accademia delle Scienze /05

Accademia delle Scienze /18Accademia delle Scienze /01Accademia delle Scienze /03

Accademia delle Scienze /12Accademia delle Scienze /17

Accademia delle Scienze /06

» CONTINUA A LEGGERE «

Mausoleo Crespi

POSTED ON 19 Apr 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX, church, religion

Mausoleo Crespi /01

Il Mausoleo Crespi si trova in cima ad una collina, nel paese di Nè, in provincia di Genova. Arrivarci non è per niente facile: si sale e si scende in mezzo ai rovi, si striscia, si scavalca. Se quando sei quasi arrivato ti accorgi di aver lasciato il treppiede in macchina la distanza da percorrere praticamente si raddoppia: ma è tutta attività fisica e bestemmie.

La storia del Mausoleo è avvolta dal mistero: non si trovano fonti affidabili in rete, solo qualche voce riportata. Gli abitanti della zona non ricordano, altri non conoscono nemmeno l’esistenza del Mausoleo. Fu costruito da Armando Giovanni Crespi, che faceva parte di una famiglia dei facoltosi cotonieri dell’epoca e azionisti del Corriere della Sera, nel 1912; la sua ascendenza era molto legata ai luoghi di culto. L’ultima inumazione avvenne nel 1965. Non sono riuscito a scoprire altro.

Il mausoleo è diviso in 2 parti: al piano superiore troviamo una piccola e meravigliosa cappella, mentre al piano inferiore le tombe della famiglia. Purtroppo negli anni i vandali, nonostante la posizione infelice, non hanno risparmiato le vetrate, le porte, l’altare e nemmeno le bare: sono stati portati via i busti, le vesti talari e diversi suppellettili. Un vero peccato perché il Mausoleo è un piccolo gioiello architettonico e un pezzo di storia molto importante del nostro paese.

Mausoleo Crespi /06Mausoleo Crespi /15

Mausoleo Crespi /20Mausoleo Crespi /12Mausoleo Crespi /13

Mausoleo Crespi /16Mausoleo Crespi /11

» CONTINUA A LEGGERE «

Messer Tulipano 2023

POSTED ON 17 Apr 2023 IN Macro, Reportage     TAGS: EVENT, nature, flowers

Messer Tulipano 2023 /01

Sono passati 9 anni dalla mia prima volta a Messer Tulipano, l’incredibile esplosione di fiori e colori che tutti gli anni, nel mese di Aprile, illumina il Castello di Pralormo. Quest’anno la fioritura è semplicemente strepitosa: sono stati piantati oltre 100.000 tulipani di tantissime varietà diverse e si rimane davvero a bocca aperta quando si entra nel parco. Per evitare la massa ho scelto il Venerdì pomeriggio, ma all’arrivo nella strada che porta al Castello sono rimasto sorpreso, e non poco, dalla lunghissima colonna di macchine che cercava parcheggio: ho avuto un sentimento di pietà per le persone costrette a visitare Messer Tulipano nel fine settimana.

Dal 2000 nel parco del castello medievale di Pralormo, nel cuore del Piemonte, la straordinaria fioritura di 100.000 tulipani e narcisi annuncia la primavera: ogni edizione di questo evento botanico ospita un nuovo piantamento, completamente rinnovato nelle varietà e nel progetto-colore.

Prima di partire ho riguardato le mie foto del 2014 e sembra passato un secolo dal punto di vista fotografico. Non solo per il livello delle immagini, che nel 2023 è nettamente superiore, ma proprio per un concetto di approccio allo scatto: come attrezzatura (macro, slitta micrometrica e treppiede) e come preparazione. Ho scelto 28 (+1) foto che comprendono anche 5 immagini macro: ho evitato le panoramiche e mi sono concentrato sul dettaglio e sui colori scattando con il grandangolo e con il nuovo RF 100 Macro. Devo ammettere che quest’ultimo mi ha davvero sorpreso: nitidezza, colori e sfuocato sono davvero micidiali. Sarà difficile toglierlo dallo zaino. :-)

Messer Tulipano 2023 /02Messer Tulipano 2023 /03

Messer Tulipano 2023 /08Messer Tulipano 2023 /09Messer Tulipano 2023 /11

Messer Tulipano 2023 /13Messer Tulipano 2023 /14

» CONTINUA A LEGGERE «

Terme del Corallo

POSTED ON 16 Apr 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX

termedelcorallo_02

Ho inserito le foto delle Terme del Corallo nella categoria urbex perché le prime foto che vidi di questa straordinaria location rappresentavano davvero un luogo abbandonato. Nel 1854 in questa zona era stata scoperta una polla d’acqua salata che fu ritenuta idonea alla cura delle malattie dell’apparato digerente. Nel 1856 venne costruito un tempietto ottagonale che chiuse la sorgente per favorirne lo sfruttamento commerciale.

Scorrente per tramite occulto quest’acqua sorgiva bagnò per secoli inutilmente sotterra limo vile infecondo curiosità industre commise oggi alla scienza rilevarne i principii e l’uso benefico onde meritamente si noma acqua della salute ed ecco sopra la terra deserta non invano augurato all’utile pubblico un sorriso dell’arte.

Il successo della sorgente fu talmente grande che all’inizio del ‘900 fu rilevata dalla società Acque della Salute, che decise di costruirvi intorno uno stabilimento vero e proprio. Lo stabilimento termale Acque della Salute fu costruito nel 1903 su progetto dell’ingegnere Angiolo Badaloni. Le terme furono completate rapidamente e inaugurate nel luglio del 1904; nello stesso anno fu aperta una linea tranviaria che dallo stabilimento conduceva fino al centro cittadino. In breve le Acque della Salute divennero uno dei principali centri di attrazione di Livorno, che all’epoca era ancora una delle capitali italiane del turismo balneare. Fu innalzato anche un lussuoso albergo, l’Hotel Corallo, dotato già all’epoca di ascensori elettrici.

Il progetto di Badaloni si articola in tre edifici funzionalmente distinti, collegati tra loro da eleganti colonnati e disposti attorno ad un giardino aperto verso la strada: i padiglioni sono impreziositi da una elegante decorazione liberty e dall’impiego di molti elementi in calcestruzzo armato secondo la tecnica Hennebique. L’edificio a sinistra del corpo centrale accoglieva i laboratori medici e gli uffici della direzione; il padiglione destro, simile al precedente e caratterizzato da un’abside, era invece destinato alla distribuzione delle acque, alle quali venne dato il nome di Sovrana, Corallo, Còrsia, Preziosa e Vittoria, così da distinguerne le proprietà terapeutiche. Entrambi i padiglioni presentano maioliche, realizzate dall’artista Ernesto Bellandi, inserite a lato delle arcate che definiscono gli ingressi ai due edifici. Il corpo centrale, ornato da un grande portico ad arcate a tutto sesto, ospitava, al piano seminterrato, i bagni per il trattamento termale, mentre, al piano superiore si trovava un grande salone delle feste, affiancato da alcune sale minori riservate ad attività ricreative e a un ristorante.

La storia delle Terme del Corallo prosegue lungo tutto il secolo scorso. Nel 1968 un incendio danneggiò porzione della copertura del padiglione centrale e l’intero complesso andò velocemente in decadenza. Nel 1982 venne costruito un moderno cavalcavia che porto un grave danno di immagine alla struttura: lo stabilimento venne abbandonato e lasciato nell’incuria. Negli anni successivi furono promossi tantissimi tentativi di recupero, ma nell’ultimo periodo qualcosa è cambiato. Dal 2016 l’associazione Reset ha deciso di prendersi cura di questo luogo per cercare di riportarlo in vita: lo ha messo in sicurezza, i volontari si sono occupati di pulirlo e sono state organizzate giornate di sensibilizzazione e visite guidate. Le mie immagini risalgono al maggio 2021; qualche mese prima, nel dicembre 2020, il complesso era stato visitato dal direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, per valutare la proposta di fare dell’ex stabilimento uno dei presidi del progetto “Uffizi Diffusi“. Il 21 luglio 2022, nel corso di una cerimonia, le autorità hanno ufficialmente dato il via ai lavori di restauro della sala della Mescita, del colonnato adiacente e delle biglietterie.

La storia delle Terme del Corallo probabilmente è destinata ad avere un lieto fine. Un evento più unico che raro nel mondo dell’esplorazione urbex, ma chi ha avuto la fortuna di visitare questo luogo negli anni del declino e dell’abbandono già sapeva che non poteva che esserci un epilogo positivo; perché in questa parte di mondo la meraviglia è di casa e non si può che rimanere a bocca aperta ammirando la bellezza dell’opera progettata, all’inizio del secolo scorso, da Angiolo Badaloni.

Terme del Corallo /06Terme del Corallo /07

Terme del Corallo /08Terme del Corallo /09Terme del Corallo /14

Terme del Corallo /10Terme del Corallo /11

Terme del Corallo /05Terme del Corallo /03Terme del Corallo /15

» CONTINUA A LEGGERE «

Scotsman’s house (Casa dello Scozzese)

POSTED ON 13 Apr 2023 IN Reportage     TAGS: URBEX

Scotsman's House /01

Quando si esplora una location abbandonata può capitare, e capita non di rado, di scoprire tesori inaspettati e di rimanere positivamente sorpresi contro ogni aspettativa: ci sono luoghi poco considerati dal grande pubblico dell’urbex, ma che possono trasformarsi in piccole perle per gli amanti della fotografia.

Quella che viene denominata, con una certa dose di fantasia e malcelata ironia, casa dello Scozzese fa parte proprio di questa categoria; dalle frasi sentite e dalle poche foto pensavo di trovare un’ambientazione poco attraente, senza grandi spunti fotografici e con una sola stanza di prestigio. E invece…

Oltre alla stanza che dà il nome alla location, per via della tappezzeria che dovrebbe essere tipica di una certa zona della Gran Bretagna, ci sono almeno altri tre locali di notevole valore fotografico, un pianoforte, un prestigioso soffitto, un paio di biciclette e una vasca da bagno che posso definire, senza paura di smentita, intrigante. E soprattutto poca confusione, che nella mia fotografia amo il rigore asettico di certe ambientazioni minimaliste che quasi mai vengono apprezzate come dovrebbero. Sono entrato, dalla porta principale ovviamente, senza grosse aspettative e sono uscito con 16 foto che reputo davvero molto interessanti. Ah, la meravigliosa Scozia, le cornamuse, il whisky, Gordon Strachan, Edimburgo…

Scotsman's House /02Scotsman's House /03

Scotsman's House /08Scotsman's House /15Scotsman's House /16

» CONTINUA A LEGGERE «

Villa della Regina -gioiello barocco-

POSTED ON 13 Apr 2023 IN Landmark, Reportage     TAGS: monument, museum

Villa della Regina /02

La Villa della Regina è una villa seicentesca situata sulla collina di Torino e costruita per volere di Maurizio di Savoia, prima cardinale e poi, dal 1641, principe d’Oneglia, e passata poi a sua moglie Ludovica di Savoia. Il Cardinal Maurizio, come veniva chiamato, affidò, nel 1615, il progetto all’architetto Ascanio Vitozzi e, dopo la morte di quest’ultimo, a Carlo e Amedeo di Castellamonte. Secondo il progetto originale la villa avrebbe dovuto assumere le sembianze di una sontuosa residenza di campagna, con tanto di vigneti. Oggi, difatti rimane visibile all’esterno della villa la Vigna della Regina, unico esempio di vigneto urbano di Torino.

Il primo nome della villa fu Villa Ludovica, perché divenne residenza personale di Ludovica di Savoia. Nella villa, Maurizio di Savoia era solito organizzare riunioni di accademici e di intellettuali, durante le quali si discuteva, nei molteplici salotti presenti nell’edificio, di arte, scienza, filosofia e matematica. Dopo la morte di Ludovica di Savoia, nel 1692, il complesso divenne la residenza della regina Anna Maria di Orléans, moglie di Vittorio Amedeo II, che in particolare la elesse a suo soggiorno prediletto dopo averne affidato una nuova progettazione a Filippo Juvarra che curò ogni aspetto dell’interno e degli esterni, comprese le più minute decorazioni.

Nel 1865, Vittorio Emanuele II ne fece dono all’Istituto per le Figlie dei Militari. Purtroppo, il complesso fu pesantemente danneggiato durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e in seguito cadde in stato di abbandono. Bisognerà attendere il 1994, anno in cui la villa diviene proprietà dei beni artistici dello Stato, per far sì che abbia inizio il progetto di recupero e restauro dell’edificio.

Fa parte del circuito delle Residenze sabaude in Piemonte e, dal 1997, la Villa è iscritta alla Lista del Patrimonio dell’umanità come parte del sito seriale UNESCO Residenze Sabaude.

All’interno della residenza si trovano affreschi e quadri di Giovanni Battista Crosato, Daniel Seiter e Corrado Giaquinto, posti nel grande salone principale. Nelle sale adiacenti sono notevoli i quattro Gabinetti Cinesi in raffinato legno laccato e dorato. Gran parte degli stucchi, fra i quali le decorazioni dell’anticamera con soffitto verde e della sala di Anna Maria di Orléans, sono opera di Pietro Somazzi.

Dietro il palazzo si estende un vasto giardino emiciclico scavato nella collina, posto su 3 livelli suddivisi da filari di siepi di bosso. Dal corpo centrale della facciata retrostante si sviluppa un’esedra semicircolare che racchiude una piccola vasca quadrilobata in marmo. L’ambiente dell’esedra è delimitato da un muro semicircolare su cui sono scavate 20 nicchie quasi tutte adorne di statue. All’estremità Sud della villa, a destra della facciata principale, sorge il Padiglione dei Solinghi, una costruzione a due piani a forma di pagoda in cui si riuniva l’Accademia dei Solinghi, circolo di intellettuali fondato proprio da Maurizio di Savoia.

Villa della Regina è un piccolo/grande gioiello barocco della collina torinese, costituisce il fondale scenografico oltre il Po, e merita assolutamente una visita. Nell’articolo trovate 52 immagini, ovviamente tutte scattate dal sottoscritto con grandangolo, normale 50mm e, le ultime, con il drone. Non sono riuscito ad affrontare tutti gli ambienti della Villa, ma credo che in queste foto si riesca a comprendere la maestosità di questo straordinario capolavoro.

Villa della Regina /01Villa della Regina /08

Villa della Regina /03Villa della Regina /07Villa della Regina /04

Villa della Regina /10

Villa della Regina /06Villa della Regina /05Villa della Regina /09

Villa della Regina /15

» CONTINUA A LEGGERE «

« Newer          Older »