C’è chi demonizza le pistole, chi le vorrebbe bandire, chi vorrebbe usarle, chi le ama, chi le odia. Io mi ci diverto così. Domanda: qualcuno riesce ad indovinare di che arma si tratta? E’ italiana, non è difficile.
Si, è bella. E la cosa divertente è che lei non lo sa. Anzi, fa finta di non saperlo. E ci riesce bene. Ad un certo punto ho pensato che credesse sul serio di essere brutta. Ha due occhi stupendi, vivaci, che ti guardano sempre con aria di sfida. Sfrontati. Ma la cosa più incredibile, non sto scherzando, è che riesce ad unire a questa particolare bellezza anche una mente pensante. Strano vero? Lei sostiene, non sta scherzando, che gli uomini siano spaventati dal suo cervello. Ho come la sensazione che sopravvaluti il genere maschile. Io, comunque, non ho paura.
Ieri sera, a Torino, ho assistito al concerto dei “The Cooper Temple Clause“. Non voglio dilungarmi troppo nel descrivere la serata, c’è chi farà la cronistoria. Voglio solo lasciare alcune piccole annotazioni. Mi è sembrato di essere in Inghilterra, in uno di quei locali che fanno la storia del rock. Lo Spazio 211 è veramente un posto straordinario per ascoltare musica dal vivo. I TCTC sono un ottimo gruppo anche se sinceramente faccio fatica a trovare un leader e, dal mio punto di vista, la mancanza di qualcuno di superiore agli altri è una mancanza, un appiattimento verso il basso. Non ho visto il genio, il fuoriclasse; ma forse mi sbaglio e nel breve tempo diventeranno icone del rock internazionale. Chissà. Sono arrivato a casa alle sei del mattino, con 5 filmati da pochi secondi e diverse foto ben riuscite. Mi sono divertito.
I Cooper Temple Clause salgono sul palco con una lattina di birra moretti, le All Star ai piedi, camicia o maglietta, giacche in pelle: sono il tipico gruppo inglese dai piedi alla testa, sottolineando la testa per le pettinature da neo-beatles alternative (che se non ricordo male dalle parti di Candem Town sono molto regular).La cosa più difficile è capire chi suoni cosa: tutti si alternano agli strumenti, tranne il batterista. Si divertono questi cinque ragazzi ed è un peccato non averli visti in sei, quando ancora avevano il bassista sosia di Paul McCartney con loro. Ben Gautrey (voce) ha una voce ispirata, delicata dove serve e roca e graffiante in tutto il resto. Sguardo basso o al cielo, volto un po’ incupito mentre canta, ricorda un po’ Kurt Cobain e tutti quelli che son venuti dopo per quella via. Altro componente che risalta è sicuramente Tom Bellamy (chitarre), truccato come un figlio dei Cure.
Il pubblico sembra imbarazzato e si scalda solo dopo qualche pezzo. Dispiace che sia poco numeroso, dispiace al pensiero che altrove siano considerati l’anello mancante tra Muse e Radiohead e qui sembrino un gruppo emergente (complice anche la disponibilità di fronte a richieste di foto e di autografi). Nei 70 minuti di concerto alternano track nuove a brani notissimi e molto apprezzati come Promises, Promises e Panzer Attack, che ha chiuso il tutto in maniera allegra e potente. Sono bravissimi, puliti, decisi, la voce non cede alla stanchezza neppure un istante, Tom sanguina l’impossibile mentre suona la sua chitarra e quando ci firma un autografo ha le dita disintegrate… lo strumento è un prolungamento del corpo, se senti la musica che emana si annulla tutto il resto.
Torneranno presto in Italia e li aspettiamo, dopo l’uscita del terzo album prevista per la primavera di quest’anno. (Chiara)
Incomincia a fare veramente molto freddo. La temperatura questa mattina alle sette era di 9 gradi, la più bassa dell’autunno. Spuntano le sciarpe, i guanti, i primi raffreddori. Ma io vado controtendenza. Ecco una fotografia scattata questa estate durante una gita in barca a vela in Sardegna. Respiriamo un po’ di sole, l’odore del sale, annusiamo la brezza marina.
Lunedì scorso sono “finalmente” riuscito a fotografare Beatrice, una bellissima modella. Ventitrè anni, di Albenga (ok, non si può essere perfetti), misure stratosferiche: 177 centimetri di altezza, di cui una buona quantità dedicata alle gambe, 86-59-90. Qualche foto dentro un cantiere navale e qualche scatto in costume. E quella in foto è la Galeazza. :)
Uno dei paesi più belli che mi sia mai capitato di vedere è sicuramente Campocatino. Ci sono arrivato quasi per caso, durante un escursione di trekking sulle Alpi Apuane. Il fascino emanato da questo paesello è incredibile, se non fosse per le macchine parcheggiate si potrebbe pensare di essere tornati indietro nel tempo. Tutto è costruito con lo stesso stile, utilizzando quasi esclusivamente pietre. Magico.
Nel comune di Vagli Sotto si trova una delle più belle conche glaciali naturali, chiamata “Oasi di Campocatino”. Si trova a 1000 metri sul livello del mare ed al suo interno troviamo le tipiche costruzioni pastorali denominate “caselli” che sono state conservate con le caratteristiche costruttive antiche. Sopra Campocatino si trova l’eremo del Beato Viviano, patrono del paese di Vagli Sopra insieme a San Lorenzo.