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Simona Retouched /2
POSTED ON 18 Dic 2008 IN Portrait     TAGS: model, beauty

Simona /03

Simona Retouched /1
POSTED ON 17 Dic 2008 IN Portrait     TAGS: model, beauty

Simona /01Simona /02

In questi giorni mi sto divertendo a inserire le mie foto su iPhoto. E’ un processo lungo ma interessante: si scoprono fotografie sottovalutate all’epoca dello scatto ma che il mio occhio, con il tempo, ha imparato a valutare in modo diverso. Ieri ho portato sul Mac qualcosa come 12.000 immagini: sembra un numero irrisorio ma il lavoro di importazione è molto lungo e molto stressante. Mi prendo delle pause, mi piace riscoprire vecchie immagini. E’ il caso di queste foto di Simona risalente al 2004. Ho provato a ritoccare qualcosa: luce, colori, imperfezioni, inquadratura. Esperimento riuscito. Le nuove versioni sono nettamente superiori all’originale.

Magnin
POSTED ON 15 Dic 2008 IN Landscape

Magnin

E’ quasi inverno ma la neve è già arrivata da tempo. Sono a Carrù a mangiare il celebre bollito; dopo una serie infinita di amari si esce dal ristorante. La nebbia copre la valle e fuori il freddo è pungente. Due alberi, una luce radente. Sono quasi le due di notte, stanco, ma non posso rimanere insensibile al gioco di luci, freddo, neve e natura. Niente flash, mi serve un cavalletto. Chiedo aiuto e sposto un tavolo in mezzo alla neve. Autoscatto per non muovere la macchina. Adoro l’atmosfera di questa foto, mi sembra riesca a cogliere perfettamente il clima che si respirava quella sera.

Verdischio
POSTED ON 12 Dic 2008 IN Landscape

Verdischio

Mi trovavo a girovagare nella campagna Senese (in macchina) quando ad un tratto mi si è aperto questo panorama. Non ho resistito. Ho fatto fermare la macchina e ho scattato, d’istinto.

Rifugio Bianco
POSTED ON 6 Dic 2008 IN Landscape

Rifugio Bianco

Nella giornata più fredda della mia vita, con temperature che sfioravano i -20, ho estratto dallo zaino (con grande coraggio) la macchina.foto e inquadrato il rifugio, un rifugio caldo che non arrivava mai e che più passavano i metri più sembrava irraggiungibile.

Margarita: ricordi di estati lontane
POSTED ON 7 Nov 2008 IN Reportage

Margarita - 01

Nonno Migio aveva gli occhi azzurri come il cielo e i capelli candidi, tagliati a spazzola. Io e mio fratello, piccolissimi; uscendo da Casa con lui per mano facevamo lunghe passeggiate giù sino al torrente Brobbio, e Nonno ci diceva il nome di ogni foglia, frutto, erba, insetto che incontravamo. E poi camminavamo ancora sino alla Munia, la più antica cascina del paese, e Nonno raccontava che si chiamava così, Munia (Monaca), perché tantissimi anni prima era un convento. A ogni passo, chi ci incontrava diceva – con quella pronuncia chiusa e dura del dialetto, “Cerea, General” , e “ceréa” in margaritese vuol dire “buona sera”, ma mio fratello le prime volte domandava: “Nonno, ma perché ti dicono culéa?”. Nonna Teresita invece aveva i capelli lunghissimi, ne faceva due trecce che arrotolava attorno alla testa come una corona. E cucinava coi fiori; insalate di pomodori e primule, risotto alle violette, frittata di menta e di ortica… Mai capìto come facesse a raccogliere le ortiche a mani nude, senza mai farsi male. Ricordo le merende fatte con le micherisse appena sfornate e bollenti tagliate a metà e condite con una nocciola di burro che si scioglieva al calore della mollica. E l’acqua era più buona se bevuta alla fonte…non ricordo il nome… Ci si arrivava passando sotto la Torre e buttandosi giù da un sentierino pieno di more. E poi i “sucàr” (prununciati proprio così) di liquerizia comprati dal Tabaccaio, che allora non sapeva ancora che avrebbe avuto un giorno un nipotino speciale; le “marronite“, parallelepipedini di marmellata di castagne presi dalla Campana, che aveva il negozio di alimentari proprio sotto casa nostra… Perché da piccoli potevamo mangiare come buoi, senza ingrassare mai? E quei lunghi pomeriggi di settembre – un mese intero di campagna dopo due mesi di mare, come eravamo fortunati noi bimbi d’allora, eh? – passati a schizzare in bicicletta da via Bertone sino al tennis e ritorno, avanti e indrè avanti e indrè, ma che fatica quella salita al ritorno sino al Castello, schivando mandrie di mucche di razza margara, “bianche come perle“… Oppure avanti e indrè dalla parte opposta, sfrecciando davanti la chiesa e al campanile più alto della zona, arrivando davanti casa Sibilla e poi voltando a sinistra, circondati di campi di meliga e mais, passando davanti al piccolo cimitero e arrivando sino a Riforano… Un’avventura. Eravamo un gruppo di ragazzini inseparabili e più o meno coetanei, letteralmente cresciuti insieme dalla nascita ai 18 anni; io, mio fratello Guido, i tre cugini Mimi, Chicco e Ginetto; Massimo e Nunzio; le ragazzine si chiamavano Mirella, Antonella, Ornella. Tutte “ella”.

Margarita - 02Margarita - 03Margarita - 04

Davanti alla casa dei cugini, di fianco alla mia, c’era una panca di legno: serate interminabili trascorse lì, il primo che arrivava si sedeva, gli altri in piedi o in groppa alla bici, a parlare parlare parlare, con immensi ed improvvisi scoppi di stupidèra acuta e conseguente irrefrenabile ridarella. I nostri Grandi, Anna e Pippo-Generale Jr, Teresita, Vittorio e Laura, i genitori di Massimo e Nunzio, sempre insieme anche loro, anche loro a parlare parlare parlare seduti in giardino dentro casa, e la stupidéra e la ridarella loro si mescolava alla nostra. Poi siamo diventati grandi noi, e ci siamo persi come accade alle covate nei nidi. E quasi tutti quei nostri Grandi ora sono lì; uno, il Generale jr, è ancora nella Casa da dove uscivamo con Nonno. Gli altri dormono giù, insieme a Nonno e Nonna, verso Riforano, circondati da campi di meliga e mais.

Foto di/Photo by Samuele Silva – Parole di/Words by Mitì Vigliero.