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The Neverending Story
POSTED ON 18 Ott 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX

The Neverending Story /04

Ci sono tutta una serie di comportamenti e reazioni del mondo urbex che trovo fastidiosi; ultimamente sono molto infastidito, probabilmente sto invecchiando male e divento noioso. Uno dei commenti che mi capita di leggere sempre più di frequente è quello dell’urbexer che si vanta di essere andato prima, ma tanto prima, in un posto: “Come l’hanno ridotta, quando sono andato io/siamo andati noi era bellissima”. Quasi sempre prima era molto meglio e se controllate questi commenti non sono mai opera di ricercatori veri, cioè di urbexer che scoprono veramente i posti, ma tendenzialmente di simpaticoni che sono nel mondo urbex da poco tempo e arrivano sempre grazie a dritte/consigli elargiti per pietà dopo aver chiesto supplicando in ginocchio un aiuto. Scherzando, in modo immaginario, vorrei rispondere di esserci entrato addirittura come ospite a cena (e in qualche manicomio sono stato ospite mentre ancora era attivo).

Per questo evito sempre questo tipo di commenti, perché non fanno parte del mio modo di pensare e perché ho sempre le foto a dimostrazione di come e perché. E soprattutto perché il mio giudizio non è mai legato al quando, non mi interessa, ma esclusivamente al come: e mi riferisco alla fotografia. Non mi ritengo un esploratore, io amo descrivere e fotografare e il focus, quello che mi muove, è sempre e solo la fotografia. Ultimamente avrei potuto visitare un luogo decisamente esclusivo, ma ho evitato perché non sarei riuscito a scattare foto di qualità.

Questi pensieri, non proprio tutti, mi sono passati per la testa quando sono entrato in questa meravigliosa villa che prima di me hanno definito The Neverending Story. Perché dalla prime incredibili foto che ho visto, oltre 3 anni fa, è completamente cambiata: ho stentato a riconoscerla. I meravigliosi arredi sono spariti, tutto quanto era in rigoroso ordine è stato spazzato via da un uragano, la Citroen Ami 8 rossa fiammante è stata portata via e la polvere e lo sporco hanno preso il sopravvento. Ma nonostante tutto devo ammettere che un certo fascino è rimasto intatto, mi sono immaginato anche io dentro il film, con la fantasia sono tornato bambino e mi sono sentito per qualche istante come Atreyu. Il nulla si puo distruggere dicono, ma non sono convinto.

Spesso vi abbiamo raccontato che il tempo sembra fermarsi quando varchiamo la soglia di una dimora abbandonata… ma alcune volte la sensazione va al di là di questo, e ci sentiamo catapultati all’interno di una storia, quasi quelle pareti volessero raccontare una favola mai scritta. Chi non ha visto la storia infinita? Ecco, questa volta la mente ci riporta bambini e ci sembra di entrare in quella tana nell’albero di Enghivuc e Urgula tra filtri e pozioni nel momento in cui schiudiamo l’uscio scricchiolante…

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Piazza del Plebiscito
POSTED ON 17 Ott 2024 IN Landmark     TAGS: place, bluehour, longexposure

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La Villa del Socialista
POSTED ON 16 Ott 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX

La Villa del Socialista /13

Francesco Albertini nasce a Gravellona Toce il 30 dicembre 1906 e muore a Verbania il 17 dicembre 1996, avvocato e parlamentare socialista ha dedicato la sua vita a portare avanti i suoi ideali. Attivo antifascista nel 1943 è arrestato e incarcerato a Torino e da qui, nel febbraio 1944, è deportato a Mauthausen: dopo tre giorni di tradotta viene immatricolato con il numero 53347.

Classificato come Schutzhaftlinge (prigioniero per motivi di sicurezza), il deportato è trasferito dai nazisti al sottocampo di Gusen. Ma Albertini non cede e, nel Lager, entra a far parte dell’organizzazione internazionale di resistenza del sottocampo, dal quale sarà liberato il 5 maggio del 1945, con l’arrivo delle truppe americane.

Tornato in Italia inizia nuovamente a lottare per quegli ideali ai quali ha dedicato tutta la sua vita. Nelle prime consultazioni elettorali dopo la Liberazione l’avvocato Albertini viene eletto consigliere provinciale di Novara. Nel 1958 e nel 1963 è eletto deputato per il PSI. Nel 1963, nominato senatore, diventerà vice presidente dell’Assemblea di Palazzo Madama; sarà anche deputato europeo e in tutti questi incarichi (farà anche parte come sottosegretario al Tesoro del 2° e 3° Governo Moro), Albertini si adopererà per proporre e far approvare leggi a favore degli ex deportati, che rappresenterà per tutta la sua lunga vita, come dirigente della loro associazione nazionale e le cui sofferenze, nel 1982, ricorderà nel saggio “Come e perché i Lager nazisti”.

La villa dove ha vissuto conserva ancora tantissime tracce della sua attività politica: nella biblioteca un gigantesco manifesto elettorale suggerisce di votare Albertini al senato. Ci sono oggetti, libri, ricordi, piccoli pezzi di storia dell’Italia del secolo scorso. Si prova un’emozione particolare a camminare in queste stanze: dall’ampio ingresso con volte a crociera e archi a sesto ribassato, alla splendida biblioteca, passando per la cucina, in totale disordine, che racconta una parte di vita del senatore. E poi la sala da pranzo, l’archivio con volta a vela, lo studio e un piccolo salottino con un meraviglioso soffitto affrescato ormai quasi completamente crollato.

Alla fine del secolo scorso la villa era stata ceduta al comune di Gravellona Toce; dopo un periodo di totale abbandono nel 2018 si è tornato a parlare di recupero e con spesa di circa 2 milioni di euro si disse che sarebbe diventata il fiore all’occhiello della città. Dopo l’importante ristrutturazione al suo interno dovrebbero trovare posto una sala polifunzionale, un’area museo, un punto di informazione turistica e un caffè letterario, con dehors, in grado di dare alla villa una funzione turistica e culturale. Quanti anni sono passati?

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Airone Bianco Maggiore
POSTED ON 15 Ott 2024 IN Wildlife     TAGS: birds, tele

Airone Bianco Maggiore

Me deja sin palabras
POSTED ON 15 Ott 2024 IN Portrait     TAGS: MODEL, studio, sofa

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Cappella di San Grato
POSTED ON 14 Ott 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX, church

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Le possibilità dell’urbex sono infinite, anche quando l’idea non è quella di fare urbex. Perché capita, magari l’abbigliamento non è quello giusto, l’attrezzatura nemmeno, eppure capita. E mi sono ritrovato quasi per caso di fronte a questa piccola cappella dedicata a San Grato mentre l’obbiettivo era un altro (ma sempre di fotografia). Da fuori si comprende subito che le condizioni sono di abbandono (almeno apparente): le crepe nei muri esterne sono evidenti, la piccola scalinata esterna (tre gradini) è quasi scomparsa e il portone di ingresso in legno è in pessime condizioni.

E non rimane altro che aprire la porta e guardare all’interno. È meravigliosa, in perfetta decadenza (sembra un controsenso). L’affresco che ritrae San Grato è bellissimo, l’altare è in pessime condizioni: ci sono tutti i segni del tempo, la piccola cupola ha perso la bellezza dei colori originari, io sono senza treppiede (caso raro), ma la luce che arriva dall’esterno può bastare.

È un peccato che non si riesca a recuperare questo gioiello, perché la posizione è centrale e la sua importanza, per gli abitanti di questo piccolo paese, è notevole. San Grato è molto venerato in Piemonte in quanto protettore dei raccolti dalle tempeste, specie dalla grandine: e in questa zona è un problema molto sentito. La posizione di questo minuscola cappella non è un segreto, ma riuscire a fotografare l’interno potrebbe risultare complicato: non esitate a chiedere e vi sarà dato.

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