Ci sono delle situazioni in urbex nel quale mi capita di chiedermi come sia possibile. Perché in realtà non è possibile, non è credibile, è fantascienza pura anche solo pensare all’abbandono in certi palazzi. Quando mi sono ritrovato in queste stanze mi sono proprio chiesto come il mondo possa permettere che una simile meraviglia sia chiusa e in un tale stato di decadenza; non uso la parola abbandono di proposito perché la differenza fra tralasciata (un termine che mi piace utilizzare in certe situazioni) e abbandonata è minimo, labile, ma esiste ed è fondamentale.
Quando sono entrato nella sala da pranzo mi sono sentito un intruso. Mi sono trovato in un ambiente dal fascino medioevale, con il soffitto affrescato in modo clamoroso, un lampadario che sembrava uscito da una storia di Re Artù, un arredamento antico e bellissimo, il caminetto e le poltrone, una radio d’epoca, foto vecchie di almeno un di secolo; e io con abbigliamento tecnico e la mirrorless (manco la reflex) mi sono sentito un pesce fuor d’acqua. Forse avrei dovuto usare una fotocamera a telemetro, magari una Kodak Retina (che mi sta guardando dalla mensola sulla parete di fronte) e, anche meglio, un banco ottico in legno (non comodissimo in urbex) per sentirmi meno fuori luogo. Poi ho varcato la soglia e sono entrato nella stanza successiva: qui dipinti sul soffitto quattro soldati in armatura azzurra mi osservavano come sorpresi dall’arrivo di un intruso dal futuro. E io forse più sorpreso di loro in quel preciso momento ho realizzato che la Villa dei Cavalieri Azzurri sarebbe per sempre rimasta impressa e indelebile nella mia mente.