Ho in testa di scrivere questo articolo da tempo e finalmente mi sono deciso. DEVO assolutamente descrivere le tre (addirittura tre) categorie di urbexer (cioè soggetti del mondo urbex) che più mal sopporto. La prima categoria è senza ombra di dubbio quella degli acchiappafantasmi. Zio Cane, avete 50 anni e credete ancora ai fantasmi, io ho smesso da infante, il periodo è lo stesso, all’incirca, di quando ho scoperto che Gesù Bambino e Babbo Natale erano invenzioni dei miei genitori (soprattutto il primo). Ho sofferto di più per il fantasma formaggino (vieni qui che spalmo su un panino): scoprire che si trattava solo di una barzelletta è stato davvero un brutto colpo. Vedo (per pochi secondi) questi video di ghostbusters de’ noantri ed è triste osservare persone adulte che, con strumenti inventati e fantasiosi, cercano di capire se quella casa abbandonata è infestata; poi ci sono quelle con le leggende e sono le migliori: no, nell’anniversario dell’incidente non appare la bambina vestita di bianco dietro la vetrata della torre e nemmeno la figlia del proprietario cavalcare felice nel parco con i capelli biondi al vento sul suo bianco destriero. Le notti di luna piena non mancano mai, probabilmente sono fantasmi licantropi. Mi scrivono in continuazione per chiedermi informazioni, se ho sentito anche io delle presenze nella villa abbandonata del banchiere oppure nella stanza dell’elettroshock nel manicomio. Io non ho mai visto nulla, ho sentito una porta cigolare e il vento chiudere una finestra. E no, confermo, i fottuti fantasmi non esistono.
La terza e ultima categoria di urbexer che mal sopporto è composta anche da amici (fortunatamente non conosco videomaker e acchiappafantasmi): sono gli urbexer che si lamentano della brutta deriva presa dal mondo urbex. E perché ci sono le gite, e ci sono vandali, e ci sono troppe persone che fanno urbex, vanno in 10 nei posti e così via. Diciamo che odiano la variante commerciale del settore: soprattutto se non espressa in perfetta purezza di intenti. E poi magari hanno pubblicato 500 post sui social, foto su instagram (sponsorizzate), due libri, 15 mostre fotografiche, diversi articoli di giornale e, perché no, anche un paio comparsate in TV a parlare di quanto è figo l’urbex (che ormai va di moda). E poi ci credo che ormai tutti fanno urbex: sono 10 anni che fai pubblicità su tutti i canali possibili e immaginabili, difficile pensare che le persone non si interessino a questo mondo, pretenzioso anche. In qualche modo anche al sottoscritto piace parlarne (sito, giornali, mostre, libro): ma sono perfettamente conscio che questo porterà la massa (cialtrona, incapace, casinista, mariuola) nel mondo dell’esplorazione urbana. Ed evito di lamentarmi (pubblicamente almeno).
Non ho parlato di quelli che si fanno i selfie in urbex. Cioè, può capitare di scattare un auto-ritratto, magari interessante e fatto bene, ma se la cosa diventa automatica, con la scritta URBEX! sulla maglietta e la foto è in posa come davanti alla Torre di Pisa (in tutte le sue varianti), ecco, anche no. Ma è una quarta categoria e magari ne parlerò un’altra volta. Ah, il fantasma nella foto di Villa Cenere è creato con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, non è reale, giuro.