La cascina dei cigni deve il suo nome al dipinto che, quasi nascosto, adorna il bagno del bagno superiore di questa struttura ormai prossima al crollo definitivo. Dico quasi nascosto perché per notare i cigni (e le ninfee) è necessario entrare ed immergersi nel blu accecante delle piastrelle: e il pavimento non è stabile come sembra dalle foto. E’ quasi d’obbligo essere molto veloci e leggeri per evitare di ritrovarsi al piano inferiore e precipitare nel garage vicino alle auto allineate in bella mostra: una Fiat 500, una Autobianchi A112 e una Opel Olympia A Fastback (gli esperti di motori saranno sicuramente più precisi del sottoscritto). Il concetto di bella mostra forse è quantomeno eccessivo e utilizza una punta di ironia perché effettivamente del tetto del garage non rimane quasi più nulla e buona parte è crollato sulle macchine parcheggiate. Peccato. Nel giardino si può invece ammirare una splendida Y10 in buone condizioni (incredibilmente all’aperto si è conservata meglio che in garage) e la celebre “auto che piace alla gente che piace” mi ricorda la mia giovinezza perché su quella macchina, dello stesso identico colore, fui protagonista delle prime scorribande da maggiorenne: beata gioventù, quante emozioni, quanta pazzia. Concludo con un piccolo consiglio agli avventurieri dell’urbex: nel caso di perlustrazione attenzione al piano superiore perché potrebbero bastare 1523 grammi di piume per farlo crollare: be careful
Il povero anatroccolo decise allora di scappare.
Attraversò campi e prati, nuotò sull’acqua a lungo, ma per quella sua bruttezza era trascurato da tutti gli animali.
Una sera sbuco dal cespugli uno stormo di grandi uccelli, stupendi; mai l’anatroccolo aveva visto uccelli così belli. Erano cigni, di un bianco abbagliante, con lunghi colli flessuosi.
Voglio andare da quegli uccelli reali! – e volo nell’acqua dirigendosi verso di loro. Ma cosa vide mai nell’acqua chiara! Vide sotto di sé la sua immagine, e non era più l’uccello di una volta, grigio e sgraziato, era anche lui un cigno.
– Hans Cristian Andersen – Il brutto anatroccolo