Come un serpente sospeso

POSTED ON 2 Feb 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Esistono luoghi che hanno un’anima, ma uno scatto soltanto. È un modo di dire, un tentativo di definizione: significa che quello specifico luogo abbandonato merita la visita, ma solo per scattare una singola foto, generalmente una stanza molto interessante, oppure per un particolare dettaglio. Il resto è nulla. Questa cascina a rischio imminente di crollo, che ho voluto definire in modo ermetico del serpente sospeso, vive di un paio di immagini; è la classica botta e via. Poi in realtà intorno si può visitare una struttura enorme, silenziosa e terribilmente vuota, per certi versi anche spettrale, inquietante: ma che non merita il consumo dell’otturatore. Sono entrato dall’enorme portone, ho puntato deciso alla stanza da fotografare, quindi ho ammirato il mobile sospeso e sono scappato. Ci sono esplorazioni che meritano il tempo, altre che si riducono ad una foto, uno scatto soltanto; che poi come sempre io non riesco a limitarmi e le immagini diventano 11, ma è un altro discorso.

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MEMO 4345 -Giorno della Memoria-

POSTED ON 27 Gen 2024 IN Reportage     TAGS: museum, history

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Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale, celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata per commemorare le vittime dell’Olocausto. Per l’occasione ho deciso di andare a Borgo San Dalmazzo e visitare il Memo 4345. Cos’è il Memo 4345? È uno spazio per conoscere, capire, ricordare e interrogarsi. Non è semplice raccontare la storia europea della persecuzione ebraica, ma qui nascono domande, il visitatore viene guidato alla riflessione e vengono poste le basi per comprendere gli elementi essenziali della Shoah in Europa.

Un percorso dedicato alla memoria degli ebrei che sono passati di qui e rivolto a tutti coloro che sentono il dovere di conoscere e ricordare i passi che hanno portato alla Shoah e le responsabilità di opporsi ovunque si manifestino. Come hanno fatto i Giusti.

Avevo già visitato il Memo 4345 l’anno scorso, ho deciso di tornare con calma per fotografare. Ho chiesto il permesso e con la tranquillità che richiede il luogo ho scattato (senza treppiede) dettagli e panoramiche. Mi sono concentrato sulla scritta GENOCIDIO, che può diventare un pugno nello stomaco, e sulle valigie nel centro della navata che sembrano un po’ slegate al contesto, ma al tempo stesso trasformano l’atmosfera e la rendono malinconica e triste, perché giustamente portano alla riflessione e impongono una domanda forte: cosa siamo stati capaci di fare?

È più difficile onorare la memoria dei senza nome che non quella degli uomini famosi.
– Walter Benjamin

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La magia dei libri

POSTED ON 24 Gen 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Nella mia esperienza di urbexer ho visitato alcuni luoghi indimenticabili, che lasciano una memoria importante e che riescono a togliere il fiato. Molti perché hanno una bellezza intrinseca, reale, tangibile, altri perché dopo averli visti e desiderati da tempo quando arriva il momento l’emozione è sempre tanto forte. E poi ci sono ambienti che rimangono nel cuore, anche solo ad annusarli, a intuirli, a immaginarli. La storia di queste foto è complicata, consta di un salto indietro nel tempo importante e di una serie di richieste, conferme, amicizie, opportunità. E quando l’opportunità capita, e poi capita ancora, forse è un segnale che giocoforza debba essere sfruttata, nonostante i retro pensieri.

L’esplorazione di quella che viene definita Villa dei Libri (ma che in realtà ha un nome aristocratico e altisonante) è stata praticamente notturna: tutte le foto sono scattate con il treppiede, sensibilità alta e tempi decisamente lunghi perché ho preferito entrare sfruttando delle tempistiche insolite. Ed è stata un’esplorazione in solitaria, e mi capita di rado, perché la mia controparte ha scelto di non entrare per rispettare un principio di correttezza e di rispetto nei confronti dei proprietari: una promessa da mantenere. La sua motivazione è assolutamente comprensibile, ma devo ammettere che mi è dispiaciuto molto fotografare da solo per come erano iniziate e proseguite le ricerche e per il livello della location.

Sono entrato e uscito senza sfiorare niente, cercando di essere il più invisibile e veloce possibile, per non disturbare l’idea di calma e tranquillità che regnava intorno a me. Ho scelto di riprendere solo le stanze più interessanti e per una volta ho preferito non creare un reportage completo, ma solo di cogliere l’essenza più importante. E ci sono i libri, che sono la storia di questa villa, che portano un’impronta forte: si sente il profumo della carta e della polvere ed è una magia che non riesco a descrivere con le parole, ma solo con le immagini. Spero di essere riuscito a rendere l’idea delle emozioni che ho provato mentre aspettavo, un tempo interminabile, che si chiudesse l’otturatore.

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Discoteca Mayerling

POSTED ON 20 Gen 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX, disco

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Il mondo urbex delle discoteche è in continuo fermento. La moda dei locali da ballo che imperversava negli ultimi decenni del secolo scorso è andata scemando e dopo qualche timido tentativo di rilancio la stragrande maggioranza delle fabbriche del divertimento notturno ha dovuto chiudere i battenti. Alcune sono autentiche ed enormi cattedrali nel deserto, senza alcun futuro. Fra le protagoniste indiscusse del periodo d’oro, sicuramente la Discoteca Mayerling di Castellar Guidobono in provincia di Alessandria (in questo caso non avrebbe senso nascondere il nome) si differenziava per una particolare caratteristica: la tigre. Adesso sembra assurdo, ma la discoteca prende il nome dalla Tigre Mayer, poco più di un gatto, come la definiva Giorgio Brichetti, storico ideatore e proprietario del locale.

Mayer, poco più di un gatto! Quando ho aperto il Mayerling qualcuno dei miei collaboratori ironizzava sul fatto che ci volesse un cane molto bello nel giardino del locale, dalla nobile immagine così come il nome della residenza Asburgica. Ma a me non sono mai piaciute le cose semplici così presi la tigre!

Il Mayerling apre al pubblico nel 1983 e, complice la Tigre, è subito un successo spaventoso: l’idea iniziale era di creare un locale per 500 persone, ma alla sera dell’inaugurazione si presentarono in 1500. Praticamente sempre aperta arrivò a contenere sino a 4000 giovani assetati di divertimento provenienti da Piemonte, Liguria, Lombardia ed Emilia. Per quasi 15 anni il successo del Mayerling fu inarrestabile e devo ammettere che leggendo i racconti di chi ha avuto l’onore di varcare quel portone d’ingresso (che oggi è entrato nel mito) rimpiango di non aver avuto il piacere di salutare la tigre Mayer (che è mancata nel 2006 a Salice Terme). Giorgio Brichetti vende nel 1996 e inizia il declino sino alla definitiva chiusura. Qualche tentativo di rilancio, ma ormai i tempi sono cambiati, le persone anche e purtroppo le due torri di ingresso che hanno segnato un’epoca per i giovani della zona sono destinare a rimanere nel silenzio e nell’abbandono. Il ruggito della tigre è un ricordo lontano.

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Sentiero dei Limoni

POSTED ON 16 Gen 2024 IN Reportage     TAGS: travel, trekking

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Il sentiero dei Limoni è un semplice percorso di trekking che si snoda fra le città di Maiori e Minori. Non è lungo, anzi, si può espletare senza fretta in circa due ore ed è alla portata di chiunque nonostante la prima parte in salita e l’abbondante presenza di scalini. Quello che mi ha colpito è la totale assenza di limoni. Incredibile, ma vero. Ho scoperto che i limoneti sono privati e nascosti, ma basta aguzzare la vista ed è possibile scorgere qualche pianta dietro le recinzioni che fiancheggiano la strada. Il punto forte del sentiero dei Limoni è chiaramente il panorama: ad ogni curva, dietro ogni angolo, il mare spunta imperioso e lascia senza fiato.

A metà percorso si arriva nella frazione di Torre (il nome è dovuto probabilmente all’esistenza di un’antica fortificazione oggi scomparsa, forse la Torre Fronsuti) e qui si può conoscere la storia delle portatrici di limoni: perché prima dell’arrivo della modernità i limoni venivano trasportati lungo questo sentiero dalle donne del paese. Si trattava di un lavoro pesante che consisteva nel caricare grossi sportoni costruiti con legno di castagno rivestiti di stoffa all’interno, che potevano contenere tra i 50 e 70 kg. Oggi vengono ricordate con una via dedicata ed una targa.

Come dicevo all’inizio il sentiero non è faticoso, però all’arrivo a Minori, magari sudati e accaldati, consiglio di fare una piccola sosta in un locale del lungomare (poco lontano dalla Basilica di Santa Trofimena) che definire storico è forse semplicistico: la Pasticceria Sal de Riso, dove è tradizione quasi obbligatoria degustare la celebre Delizia al Limone. Vi posso garantire che non ve ne pentirete.

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La casa di Orazio e Lucrezia

POSTED ON 9 Gen 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Ci sono diverse motivazioni che mi spingono sempre con maggiore frequenza nella fotografia urbex e non sono semplici da descrivere. La prima forza che mi muove è sicuramente la fotografia: in questo genere, per certi versi molto complicato, è possibile trovare sempre nuovi stimoli e nuove prospettive. È fotografia di interni, di architettura, ma con un fascino vintage e decadente che rende l’urbex quasi uno stile di vita, vorrei usare la parola ribelle, ma forse sto esagerando.

Il secondo motivo è sicuramente la scoperta, la storia che si nasconde dietro ad ogni avventura in luoghi abbandonati. E la storia di Orazio e Lucrezia è intrigante, malinconica, straniante, triste. La si intuisce, la si comprende e si entra in sintonia con loro anche se non sono più parte del nostro mondo ormai da tempo. È come quando ci si innamora di un film e si vorrebbe diventare amici dei personaggi di quella pellicola. Con Orazio e Lucrezia si prova una sensazione simile, ma loro sono reali e si impara a conoscerli osservando la loro vita, la loro casa, quello che hanno lasciato nel tempo senza che nessuno potesse custodire il loro lascito. Viene anche definita La Villa del Bersagliere, non sono riuscito a capire se ci siano della verità nella definizione, ma sicuramente qui viene raccontata la perdita di un figlio e si impara a conoscere la tristezza e il dolore che hanno accompagnato la seconda parte del secolo scorso. È un insieme di ricordi e malinconia che, pur senza conoscerli, fanno amare i protagonisti di questa storia, tratto da una storia vera si dice al cinema, quasi a volerli abbracciare se fossero ancora qui.

Fra queste mura abbiamo scattato in silenzio, sottovoce, con un rispetto ancora maggiore in confronto ad altre esplorazioni. Perché certi messaggi, conservati con estrema cura per anni, fanno scendere le lacrime dagli occhi e ti lasciano dentro una sensazione di empatia non semplice da descrivere. Quando siamo usciti il nostro cuore era contrariato e felice, ma colmo di un’aurea indecifrabile di emozioni e suggestioni positive. Ma quello che sorprende è che probabilmente è solo immaginazione, tentativi di pochi minuti per decifrare un codice che richiederebbe un’analisi molto più approfondita: sono fantasie che si possono elaborare e diventare una sorta di realtà. La nostra realtà aumentata ed è questo rende incredibile questo viaggio. E voglio chiedere scusa a Orazio e Lucrezia per aver osservato, come in un film, la loro vita, ma mi sento di mandargli un abbraccio perché in questi pochi minuti gli ho voluto bene. Davvero. Sembra impossibile, ma è così.

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Hot air balloon from far away

POSTED ON 8 Gen 2024 IN Reportage     TAGS: EVENT, balloons, tele

Hot air balloon from far away

Non è ancora il momento di abdicare e parlo sempre di mongolfiere, anche se non era mia intenzione. Domenica mattina, causa vento e cielo pessimo, si sono alzati in volo libero (quindi senza competizione) pochissimi palloni. Io sono andato in Garzegna, una zona un po’ esterna a Mondovì, per fotografare con il tele la torre del Belvedere (e magari una mongolfiera). Non sono riuscito, normale amministrazione, ma ho comunque scattato a 500mm con la R7 (quindi equivalente 800mm) questa foto della The Power of Fire di Paolo Bonanno che sorvola le montagne innevate. Apparentemente, effetto del tele. È la foto con la più lunga focale che io abbia mai scattato, comunque pubblicato. Sono rimasto sorpreso dalle qualità di quest’ottica che grazie allo stabilizzatore interno (5 stop), unito all’IBIS della R7, permette scatti a mano libera altrimenti impossibili: anche con zoom al 100% la nitidezza della mongolfiera (non saprei definire la distanza comunque era molto lontana) è impressionante. Può sembrare, ma non è una desaturazione selettiva.

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POSTED ON 7 Gen 2024 IN Reportage     TAGS: EVENT, balloons

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Purtroppo anche domenica niente voli e niente competizione. Il vento forte e la minaccia incombente di pioggia hanno consigliato alla direzione di gara di sospendere il Raduno Internazionale dell’Epifania. Purtroppo anche questa volta non è stata un’edizione fortunata dal punto di vista metereologico. E quindi mi sono divertito a controllare nuovamente le immagini del giorno della Befana e ne ho scelto ancora 8 degne di essere pubblicate. Non sono molto diverse nella sostanza da quelle che ho pubblicato ieri, ma credo meritino una piccola ricompensa. E ci vediamo al #RAIE25. Speriamo.

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Night Glow -Mongolfiere e DJ Aladyn-

POSTED ON 7 Gen 2024 IN Reportage     TAGS: EVENT, balloons, nocturne

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Ieri sera è andato il scena lo spettacolo del Night Glow e come tutti gli anni il pubblico è arrivato numeroso nonostante il buio e il freddo. È cambiato però il genere, dopo due anni a ritmo di Rock (School of Rock e Stranger Things) è salito in console Aladyn direttamente da Radio DJ e, giocoforza, sono cambiati musica e ritmi. Questa scelta ha reso difficile il lavoro del povero fotografo che si è ritrovato a combattere anche con il ritmo sincopato (scusate se non è il termine corretto) della musica dance moderna oltre che con il buio, le alti luci, il movimento delle mongolfiere, la posizione, i tempi tecnici. Il tutto significa no treppiede, no flash, ma solo comprensione della luce e combinazione iso/diaframma/tempo decisamente variabile e complicata. Ho scelto di fotografare in manuale (come sempre nei casi impossibili per l’esposimetro), impostando il tempo minimo (1/100) per evitare il mosso, diaframma a tutta apertura (fuoco a infinito con il grandangolo a f/2,8) e ISO al minimo indispensabile (800-1600). Ho preferito sottoesporre decisamente perché sapevo che altrimenti le luci delle fiamme mi avrebbero bruciato l’esposizione, un po’ come la luna che nel buio illumina più di quanto ci si possa aspettare. Nella foto di DJ Aladyn invece ho cambiato ottica (40mm), ho impostato a f/1.8 per sfuocare lo sfondo e scelto un’esposizione a metà, ma ho comunque sottoesposto facendo in modo che le mongolfiere rimanessero poco sovraesposte e il soggetto in primo piano fra l’ombra e la luce: poi in post ho leggermente alzato le ombre senza cadere nel rumore e lavorato sui colori in primo piano. Oggi sono particolarmente noioso, me ne rendo conto, ma l’anno prossimo (oppure in occasioni simili) questo post mi servirà come utile promemoria. :-)

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Landing

POSTED ON 7 Gen 2024 IN Reportage     TAGS: EVENT, balloons

Landing

In questa foto l’amico fotografo Valerio Giraudo vola (nell’immagine in realtà è prossimo al rientro a terra) con il Maradona delle Mongolfiere al secolo Paolo Bonanno. E tutte le volte che sento pronunciare questo paragone dalla speaker della manifestazione immagino Paolo fare gli scongiuri in modo poco ortodosso: ma non era meglio il Messi delle Mongolfiere?

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POSTED ON 7 Gen 2024 IN Reportage     TAGS: EVENT, balloons

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Raduno Mongolfiere Mondovì #RAIE24

POSTED ON 7 Gen 2024 IN Reportage     TAGS: EVENT, balloons

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Dopo un venerdì di attesa finalmente è arrivato il momento del primo decollo per le mongolfiere che quest’anno animano il raduno dell’Epifania di Mondovì, la più importante manifestazione italiana dedicata ai palloni aerostatici. La neve scesa per tutta la giornata di ieri ha bloccato il primo giorno di voli, ma ha reso la scenografia decisamente più accattivante imbiancando le montagne che circondano la città. Quest’anno i piloti che partecipano al raduno sono 30 e oltre ai soliti celebri campioni locali (Paolo Bonanno, John Aimo, Davide Morando e Paolo Oggioni) saranno presenti piloti proveniente da tutta Europa. Fra le forme speciali, che da sempre attirano la curiosità degli spettatori più giovani, quest’anno possiamo ammirare una dolcissima coppia di pinguini, l’Unicorno Lulù e per la prima volta in Italia l’olandese volante, un veliero di ben 35 metri. Domani, tempo permettendo, è prevista un’altra giornata di voli alle 8.30 e alle 14.30.

Questa mattina, dopo una veloce colazione al bar del Balloonporto, sono subito partito alla volta del campo di partenza. Freddo importante, ma questo ha reso ghiacciata l’erba impedendo la formazione di fastidioso fango (mio acerrimo nemico). Ho fotografato le partenze, qualche ritratto, qualche foto dal basso, quindi sono tornato al solito tetto per fotografare le mongolfiere in volo. Ovviamente il vento girava verso la scenografia peggiore e purtroppo i risultati si vedono. Nel pomeriggio invece sono rimasto tutto il tempo nella zona di decollo perché la direzione di Eolo (maledetto) era ancora la stessa del mattino. Purtroppo nel pomeriggio il fango era presente e decisamente fastidioso. Dopo una pausa di post-produzione in sala stampa ancora di corsa per fotografare la Night Glow, ma questa è un’altra storia che vi racconterò domani… È che sono un po’ di fretta in queste ore e non ho avuto il tempo di respirare. Le foto sono in ordine praticamente casuale; un’ultima curiosità: ho scattato con 2 macchine fotografiche e 6 diversi obbiettivi. Domani provo ad aggiungere qualcosa. :-)

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Stop Fucking Wars

POSTED ON 6 Gen 2024 IN Reportage     TAGS: EVENT, balloons

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RAIE 2024 si parte!

POSTED ON 5 Gen 2024 IN Reportage     TAGS: EVENT, balloons, nocturne

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L’Epifania tutte le feste le porta via, ma tutti gli anni ci porta in dono il Raduno Aerostatico Internazionale, quest’anno giunto alla 34ª edizione. In serata si è svolta la consueta sfilata con presentazione degli equipaggi, come sempre nella meravigliosa cornice di Mondovì Piazza che quest’anno ricorda l’evento con uno splendido mapping immersivo dedicato proprio alle mongolfiere. Certo non potevo mancare, l’atmosfera ammetto era intrigante, ma non ero adeguatamente motivato e mi sono limitato al minimo indispensabile (oltre a salutare tutti gli amici fotografi arrivati nel monregalese da ogni parte del Piemonte). Ho scelto tre foto, non certo un reportage completo dell’evento, ma credo che siano sufficienti per apprezzare e comprendere il mio punto di vista. Se il meteo sarà clemente, ma purtroppo non sembra, da domani proverò a documentare i tre giorni di questo attesissimo raduno. À bientôt (ci sono tanti francesi qui).

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Villa del Cacciatore -Madonne e Calendari-

POSTED ON 2 Gen 2024 IN Reportage     TAGS: URBEX

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Viene definita Villa del Cacciatore per una cartuccia e un cinturone da caccia che si trovano nella sala da pranzo. Io avrei scelto un altro nome, perché la prima cosa che salta all’occhio e l’enorme quantità di calendari sparsi per tutta la casa e che coprono un arco temporale di circa 24 anni (1979-2003), anche se la stragrande maggioranza è relativa ai primi 2000. E poi, ma questo capita in tanti luoghi abbandonati, non si può non notare la presenza invadente -eccessiva- di simboli cattolici in tutte le stanze: crocefissi, foto, santini, un vangelo, la madonnina con l’acqua di Lourdes, madonne vari, almeno 3 pontefici, Gesù, il suo cuore e diversi santi.

Ma senza considerare queste ingombranti oscenità (ci sono anche tante bottiglie liquori e un paio di spille della Lega Nord) quello che colpisce di questa Villa è il totale stato di abbandono corredato da un silenzio e da un senso di tranquillità che in altri luoghi non ho riscontrato. Se il riferimento temporale fornito dai calendari è reale (e non ho motivo di pensare il contrario) fra queste pareti non metteva piede nessuno da oltre 20 anni e il tempo ha portato avanti la sua opera di distruzione senza intralcio. La tappezzeria che si scolla, l’intonaco che cade a pezzi sui mobili e sui pavimenti, lo spesso strato di polvere e la presenza di tutti gli oggetti di una vita raccontano tanto e non lasciano spazio a dubbi e incertezze.

Se dovessi stilare una classifica sulla qualità fotografica delle mie esplorazioni urbex credo che la Villa del Cacciatore potrebbe tranquillamente ambire al podio. Ho selezionato qualcosa come 73 foto, non sono riuscito a scartare niente, e credo che riescano a raccontare in modo pressoché completo la situazione e la storia di questa incredibile casa. Perché qui dentro il rischio è davvero di perdersi nei dettagli e negli oggetti, perché si percepiscono l’emozione e la tradizione che il secolo scorso hanno rappresentato per il nostro paese. E poi quando siamo usciti… ma no, è un’altra storia che non voglio raccontare. Non ancora almeno.

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Essenziale

POSTED ON 28 Dic 2023 IN Reportage     TAGS: EVENT, religion, tradition, xmas, nocturne

Nuovi cambiamenti

Questo è il Natale che fa tornare all’essenziale, che mostra quello che conta davvero, vuoi attraverso una conferma o un cambiamento, che invita a guardarci dentro e guardare fuori con fiducia e coraggio, sapendo che quello che abbiamo vissuto finora ci prepara, anche nostro malgrado o forse, soprattutto nostro malgrado, a nuovi cambiamenti.
– Sara Taricani

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