Torino non è un luogo che si abbandona
– Friedrich Nietzsche
Per il terzo anno consecutivo, il 29 settembre scorso, ho partecipato alla Torino Photo Marathon. E’ una manifestazione che mi piace e Torino è una città, la domenica, davvero bellissima. Anche questa volta ho partecipato in solitaria e non ho idea di quanti passi abbiamo fatto le mie gambe: ho girato un po’ tutto il centro di Torino, una parte di San Salvario e sono arrivato sino al parco della Pellerina; una maratona vera e propria. Ho recuperato 9 foto che credo siano interessanti (una l’ho pubblicata ieri) e anche quest’anno ho deciso di scendere a compromessi con l’arte della Street Photography. L’impresa sarebbe riuscire a salire per la terza volta consecutiva sul podio, vedremo se la giuria apprezzerà anche quest’anno le mie immagini.
In ordine di apparizione i titoli sono:
Umani diritti
Portami con te
Viaggiare sotto casa
Fermi tutti
Liberty
Inarrestabile come un raptor
Plastic free
Questo non è un selfie
Love is the answer, and you know that for sure; Love is a flower, you’ve got to let it grow.
– John Lennon
Ho già parlato della mia partecipazione (difficile) alla tappa milanese del circuito Italia PhotoMarathon, ma mi sembra doveroso (e necessario) pubblicare le foto che ho scelto per tentare la scalata alla vittoria. Queste che vedete sono le interessanti, purtroppo ho avuto difficoltà in due temi e ho deciso di non mostrarle al grande pubblico (esagerato). Sul primo titolo, dedicato al grande Adriano Celentano, non ho resistito e ho colto l’occasione per fare del turismo: non ero mai stato in via Gluck. :-)
In ordine di apparizione i titoli sono:
A braccia aperte
Tieni il passo
Realtà capovolta
Là dove c’era l’erba
In fondo al tunnel
Domenica 23 giugno ho partecipato alla Milano Photo Marathon. E’ stata la mia settima partecipazione ad una tappa dell’Italia Photo Marathon (2 volte a Torino, 3 volte a Genova, 2 volte a Milano). Il capoluogo lombardo è per il sottoscritto una città difficile: non la conosco, le distanze sono enormi e il tempo si dilata in modo incredibile. Quest’anno ho avuto anche qualche problema di gestione degli spostamenti (roba personale) e quindi trovare spunti e ispirazione per i 9 temi proposti dall’organizzazione è stato davvero difficile. Ma devo ammettere che questa foto, una delle ultime che ho scattato, mi piace davvero tanto: perchè è un’idea interessante fuori dall’ordinario ed è realizzata con conoscenza e tecnica. E’ una foto che qualche anno fa non avrei nemmeno pensato. Il titolo era sotto il sole e immaginavo già, vista la giornata caldissima, centinaia di foto di persone sdraiate a prendere i raggi del sole magari con copricapi e abbigliamenti improponibili. Io invece ho deciso che il sole doveva essere protagonista della foto e l’unico modo per ottenere l’effetto che cercavo era quello di sottoesporre e creare un controluce fortissimo (con tanto di silhouette). Mi sono sistemato in piazza Gae Aulenti, ho fatto in modo che il solo fosse in mezzo ai palazzi e ho scattato a f/13 sottoesponendo di 3 stop. Dopo un paio di tentativi ho trovato la perfetta combinazione tempo/diaframma: ho solo aspettato il soggetto giusto. E quando è passato un bambino con il pallone da basket…
Oggi, 4 luglio, è il mio compleanno.
E mi piace immaginarmi, un po’, sotto il sole
Ho un senso di ammirazione incredibile per queste persone che offrono abbracci gratis in strada. Cercano, a modo loro, di cambiare il mondo. In non ci riuscirei mai, sarei impacciato e al limite del ridicolo. Domenica scorsa ho visto questo ragazzo in via dei Mercanti a Milano: ho chiesto se potevo scattargli una foto, mi ha risposto di si, e dopo lo scatto ha voluto regalarmi un abbraccio. Si chiama Nicola, The Hugger su instagram e regala abbracci in giro per il mondo: se lo incontrate sapete cosa fare.
Spread your humanity, hug your people!
Together we stand, divided we fall.
Qualche tempo fa ho assistito ad una interessante discussione di fotografia street e di persone riconoscibili. La legge è chiara: questa non è una foto pubblicabile e, se proprio vogliamo essere precisi, forse non avrei potuto nemmeno scattarla. La discussione verteva su quanto fosse etico e corretto fotografare le persone per strada e poi, addirittura, pubblicare su internet (oppure in un libro) queste foto. Io sono dell’idea che non ci sia niente di sbagliato nel fotografare in pubblico e talvolta sia quasi poetico: riprendere gli esseri umani nella loro positiva quotidianità è decisamente interessante, quasi un servizio alla vita. Ho intitolato questa foto Shining (è SOOC, senza ritocco) perchè le persone ritratte sono davvero splendenti e mi piacerebbe regalare questa immagine ai legittimi proprietari. Se li conoscete, sapete come fare. E’ Milano, piazza Gae Aulenti.
L’ultimo tema della della maratona fotografia genovese è stato il più complicato. Perchè Sull’altra sponda può avere mille significati, ma per il sottoscritto la sponda è quella di un fiume. E quindi ho subito pensato al ponte e per la precisione al ponte Morandi; il problema è che per realizzare la foto che avevo in mente sarei dovuto salire sul ponte e credo che attualmente sia un’impresa complicata anche per Ethan Hunt. Non volevo però abbandonare l’idea e quando ho visto questa perfezione geometrica non ho saputo resistere: è l’ultimo tratto di via Cibrario a Sestri Ponente, un passaggio sopraelevato che scavalca la ferrovia. Mi sono piazzato sul lato a Sud e ho aspettato (non è una via molto trafficata) sino a quando non è passato un signore calvo (anche di una certa età): si è fermato un secondo con lo sguardo rivolto a Nord e ho scattato con il 50mm a tuttaapertura cercando la simmetria assoluta. E’ l’ultima foto che ho scattato, poco prima di partire alla volta di casa. E forse, fra quelle che ho inviato, è la mia preferita.
Domenica scorsa ho partecipato alla mia 6ª PhotoMarathon (3 volte a Genova, 2 volte a Torino e 1 volta a Milano). As usual ho deciso di viverla come una giornata all’insegna del turismo e della vacanzaaaa: ho incontrato amici genovesi, visitato il quartiere di Boccadasse e pranzato in un ristorante tipico (prenotato per tempo). Molto easy, senza pressioni psicologiche; le foto in qualche modo arrivano sempre se la mente non è assillata. E infatti, tranne per l’ultimo tema, non ho avuto grosse difficoltà a trovare spunti fotografici (anche grazie ai suggerimenti del mio gruppo di NON fotografi). A dire il vero un paio sono costruite (piccola e geniale, ma avevo la modella a disposizione), ma riesco a trovare sempre qualche idea interessante, anche fuori dal contesto della gara fotografica. L’unica foto che mi lascia perplessità è Cambio Strada: è la prima che ho scattato, l’ho considerata fatta per tutta la giornata salvo poi notare, in post, una scarsa nitidezza: peccato, ho dimenticato che è necessario procurarsi sempre un’alternativa valida prima di considerare concluso un tema.
In ordine di apparizione i titoli sono:
AAA Cercasi
Se gli occhi potessero parlare
Bello incontrarsi
Cambio strada
I colori del gusto
Città vecchia
Piccolo e geniale
Ultimamente ho questa voglia pazza di scattare con treppiede e tempi lunghi di esposizione nei luoghi di culto e visitare la chiesa del Gesù a Genova (fra Piazza de Ferrari e Via San Lorenzo) è stato un urlo liberatorio. Appena ho varcato il portone d’ingresso ho capito come avrei scattato: ho inserito la colonna corta sul treppiede, ho appoggiato la macchina.foto praticamente per terra e ho impostato f/11 in priorità di diaframmi con il fish-eye a 15mm. Dopo un paio di tentativi (manovrare la macchina da quella posizione è molto complicato) ho trovato la giusta composizione e prospettiva; la foto è quasi zenitale (se mi concedete il paragone).
La chiesa del Gesù è un’altissima espressione del barocco internazionale a Genova, con opere di Rubens, Vouet e Carlone. Nello sfarzo di ori, stucchi e marmi policromi, negli arditi scorci degli affreschi dei fratelli Giovanni e Giovan Battista Carlone l’interno della chiesa rappresenta un prestigioso esempio di barocco genovese, quando le più importanti famiglie aristocratiche della città chiedono ai più celebri artisti di decorare le cappelle di famiglia. Il luogo sacro racchiude capolavori assoluti, come la Circoncisione e il Miracolo di Sant’Ignazio di Peter Paul Rubens e l’Assunzione di Guido Reni. La basilica assume le attuali forme e il nome di Chiesa del Gesù dopo la grande ricostruzione del XVI secolo ad opera della Compagnia di Gesù, su progetto di Giuseppe Valeriano, pittore, architetto e padre gesuita. L’edificio sacro è intitolato ai Santi Ambrogio e Andrea, poiché la chiesa originaria del VI sec. era dedicata ad Ambrogio vescovo di Milano, rifugiatosi a Genova in fuga dal sacco longobardo di re Alboino. Da non perdere anche dipinti e affreschi di molti importanti pittori della scuola genovese e non solo. Tra gli altri: Domenico Piola, Domenico Fiasella, Valerio e Bernardo Castello, Giovanni Andrea e Lorenzo De Ferrari, Domenico Scorticone, Andrea Pozzo e Simon Vouet. (from visit Genoa)
Ho scattato questa foto durante la Torino PhotoMarathon del mese scorso. Non l’ho scelta fra le presentate in quanto non si agganciava a nessun tema (scattata senza troppo pensare alla competizione), ma devo ammettere che presenta un certo fascino (almeno per il sottoscritto). Mi sono sistemato nel centro perfetto della Galleria San Federico, mi sono abbassato al livello del suolo e con il 14mm ho cercato di coprire più angolo possibile. Ho scattato, sottoesponendo troppo, a mano libera e in post-produzione mi sono visto costretto ad alzare le ombre in modo non convenzionale: il risultato è un’immagine decisamente forte e non perfettamente nitida; conserva però un alone di mistero e di simmetria che trovo davvero interessanti.
Costruita negli anni Trenta del Novecento come terza grande area commerciale coperta da aggiungere alle già esistenti Galleria Subalpina e Galleria Umberto I, la Galleria San Federico con le sue ampie vetrate, la struttura a “T” e le colonne e volte in marmo pregiato è sicuramente un’altra delle bellezza torinesi tutte da vedere. La galleria fu la prima sede storica del quotidiano La Stampa. Al suo interno si trova il cinema Lux, una delle più antiche sale cinematografiche della città sabauda. Anche qui è arriva la macchina da presa di Dario Argento che, proprio nella Galleria San Federico, ha girato alcune scene di Profondo Rosso.
Per il secondo anno consecutivo ho partecipato alla Torino Photo Marathon. Questa volta da campione in carica. Torino è una città bellissima da fotografare, inizio adesso a conoscerla: per chi arriva da un piccolo e tranquillo paese di provincia, come il sottoscritto, la domenica il centro storico è qualcosa di incredibile e offre una davvero tanti spunti fotografici. Anche quest’anno sono abbastanza soddisfatto del risultato: riuscire ad ottenere il massimo è davvero difficile quando il tempo a disposizione è poco e i temi da sviluppare tantissimi (e per tornare a casa si deve partire prima del tramonto). Ovviamente bissare il risultato di 12 mesi orsono è un’impresa al limite dell’impossibile, ma l’importante è partecipare e divertirsi. E usare il cervello, che talvolta diventa pigro e smette di lavorare. Ho scelto di seguire la via intrapresa lo scorso anno, giocando con un bianco e nero molto contrastato e la vita di strada della città sabauda. Ormai Torino è casa mia. :-)
In ordine di apparizione i titoli sono:
Verità Nascoste
Leggermente fuori focus
Cattura il futuro
Torino oscura
Torino è casa mia
6 come 6
Sono passato nei pressi del cimitero Monumentale di Milano quasi per caso, ero curioso, e sono entrato. Mai avrei immaginato di trovare qualcosa di così meraviglioso. Imponente. Il gusto in alcuni settori è un po’ pesante e di dubbia interpretazione, ma il risultato è un insieme di stili e visioni davvero particolare. Ho trovato, lungo la strada principale, questo interessante obelisco (non chiedetemi il significato e nemmeno cosa possa rappresentare); direi un po’ esagerato come monumento funebre (ma d’altronde gli egiziani hanno costruito le piramidi), al tempo stesso però assolutamente fotografabile. Ho messo il superwideangle e mi sono abbassato il più possibile per riuscire a cogliere il senso di innalzamento al cielo. E spero di esserci riuscito.
Non scrivo da oltre un mese, ed è un record ultimamente. Sarà il caldo, sarà l’estate, sarà la mancanza di ispirazione. Torno indietro nel tempo per legarmi con un filo immaginario al mio ultimo post; siamo ancora a Milano, alla PhotoMarathon meneghina. Il titolo di questa foto è Soffio di Vita (uno dei temi della competizione) e mi lascia un po’ di malcelata tristezza collegare gli ultimi respiri di questo anziano ma elegante signore, che con una certa eleganza osserva le erbacce che invadono le rotaie, a un pensiero così triste. Chi sono io per decidere cosa succederà nel futuro? Ma la fotografia rappresenta anche tutti gli istanti del cammino e mi basta questo per consolarmi. Il particolare di questa foto che mi fa impazzire (e anche un po’ uscire di testa) è la carne in scatola nella mano sinistra. Perché?
Delle foto scattate alla Milano Photo Marathon questa è sicuramente la mia preferita. L’idea era quella di ritrarre una persona nell’ombra, ma ombra intesa socialmente e non come area scura provocata dalla luce. La fortuna è stata quella di riuscire a trovare un mendicante sotto i portici proprio di fronte al Duomo e parzialmente in ombra rispetto al resto dell’immagine. Ho cercato di non farmi notare, sono passato dietro e ho scattato con il 14mm mettendo in evidenza la figura nell’ombra in primo piano (ma senza aprire troppo il diaframma). Ho ringraziato e fatto una piccola donazione. Anche se solitamente non pago i soggetti che fotografo. ;-)