Per il sottoscritto è stata un’estate un po’ particolare. Ho lasciato da parte la vita mondana e la fotografia (e il photoblog di conseguenza) e mi sono dedicato allo sport. Il lockdown deve avermi lasciato qualche strascico nel cervello e ho iniziato a correre, correre, correre. Ho la fortuna di avere dietro casa una serie incredibile di spazi verdi, di campagna: e respirare l’aria di queste zone è linfa vitale. E’ c’è uno scorcio del quale mi sono innamorato e tutte le volte mi ripromettevo di venire a bloccare l’attimo. E alla fine (dell’estate) ci sono riuscito. E quello che considero My Place: è dietro casa e mi sembra di correre in paradiso.
Ho scattato questa foto con il 16/35, polarizzatore e filtro ND1000: 6 secondi di esposizione a f/11. Volevo scattare una foto di panorama, a colori e con il movimento delle nuvole, per inviare anche qualcosa più cartolina al concorso Vivere Murazzano. Alla fine la scelta si è rivelata vincente perché la giuria ha premiato questa foto con il 6° posto assoluto e l’onore di essere esposta in formato gigante nella piazza principale del paese per un anno. Parlando con il sindaco ho scoperto che questa zona, conosciuta come Santa Rosa, è molto cara ai Murazzanesi. E’ un posto tipico per andare in camporella: essendo decisamente isolato e con un panorama bellissimo sulle Langhe favorisce certamente la corrispondenza di amorosi sensi. E poi poco distante c’è pure il cimitero che fornisce anche un certo fascino horror (ma solo per gli amanti del genere). :)
Ho scoperto il mulino di Murazzano quasi per caso e sul momento credevo fosse una torre da avvistamento Saraceni come tante ne ho viste nelle mie zone. In realtà è stata anche una torre per poi trasformarsi in un mulino in un tempo successivo (ma sotto lascio un po’ di storia). Ci sono arrivato poco prima del tramonto mentre cercavo un panorama da fotografare per il concorso ‘Vivere Murazzano‘. Un po’ di serendipity non guasta mai. Ho provato a fotografarlo dal basso, da dietro, da sotto, con il fish-eye, con il supergrandangolare, con il 50. Ho deciso di non presentare la foto al concorso (troppo effetto cartolina), ma qui ho deciso di pubblicare tutte le versioni interessanti. Nel caso ci fossero dei dubbi: si, ho esasperato ed esaltato i colori.
È il monumento più antico del paese. Risale a prima del 1000 al tempo delle invasioni saracene come torre di Vaita o vedetta. Dalla sua sommità si segnalava l’arrivo dei nemici agli abitanti dei valloni sottostanti. In seguito fu usato come mulino azionato dal vento, ne fanno fede i due fori della merlatura nei quali era inserito l’asse che mosso dalle pale esterne trasmetteva la forza motrice alle macine. È citato come “ Molendinum del Lora” con questa funzione negli statuti di Murazzano del 1534. Questa sua attività durò fino al 1630 quando il Consiglio della Comunità dispone che si vada a macinare presso i mulini di Cigliè.
Questa foto rappresenta l’esatta continuazione di quella che ho presentato l’altro giorno. E’ scattata qualche minuto dopo spostando la testa del cavalletto più verso Nord-Ovest: volevo inserire il Parasio e il Duomo di Porto Maurizio nel fotogramma. La nitidezza a diaframma chiuso dell’85 F/1.2 è davvero miracolosa. Per ottenere un effetto likes ho pompato in modo esasperato i colori, aumentato il contrasto e dato una certa luminosità. E devo ammettere che nonostante il distacco dalla realtà (minimo) questa versione è preferibile. Sicuramente più accattivante.
Queste due immagini solo il prologo delle foto scattate ai Tre Bicchieri nelle vigne intorno a Bastia Mondovì. Il sole stava tramontando ed ero alla ricerca della giusta posizione per sistemare il set dedicato all’enologia. E ho trovato interessante l’idea di fotografare il sole calante fra le foglie delle vigne, banale, ma interessante. Ho scattato queste due immagini con le stesse impostazioni di scatto: 1/320 a F/11. Ma ho cambiato obbiettivo, due ottiche fisse: la prima è ripresa con il 50mm, la seconda con il 14mm (superwideangle). Si vede la differenza?
Dopo tantissimo tempo sono riuscito a scattare una foto almeno decente il primo giorno dell’anno. Non ci riuscivo da non so quanti secoli: il motivo principale è sempre stato l’abuso di alcool durante il veglione di San Silvestro. Ma quest’anno ho dormito sino a mezzanotte (svegliato dai fuochi d’artificio) e il primo giorno del 2018 mi sono ritrovato in buone condizioni fisiche e psichiche. Ho deciso per una piccola escursione nella zona intorno a casa mia (che la benzina costa), poco prima del tramonto. Purtroppo non sono stato aiutato dalla fortuna, cielo poco interessante, ma ho comunque trovato una zona gradevole, Tetto Rabala, e ho sfruttato le ultime luci del giorno per riprendere uno scorcio uggioso e invernale. Ho scattato direttamente in monocromatico, con treppiede e tempo di 15 secondi, perché i colori della scena erano troppo spenti e poco attraenti. E la mia scelta è stata confermata in camera chiara.
Mi trovavo nei pressi di Casale (zona da riscoprire per il sottoscritto) e ho deciso di fotografare il tramonto a Vignale Monferrato. Purtroppo la foschia ha bloccato le mie idee sovversive, ma durante il giro del paese (e dopo un ottimo aperitivo) mi sono imbattuto in questa composizione naturale praticamente perfetta. E’ quasi Natale e un fondo di cattolicesimo si adatta perfettamente al periodo. E’ la chiesa parrocchiale di SanBartolomeo ripresa da dietro al tramonto (facilmente intuibile). La foto è assolutamente SOOC, senza alcun tipo di post-produzione. L’ho trovata perfetta così.
La Terrazza Mascagni è uno di quei luoghi che sono entrati nella mia mitologia. Avete presente quei posti che conoscete a memoria senza mai esserci stati? Nel mio personalissimo immaginario ha sempre avuto un ruolo di primaria importanza; senza un motivo veramente valido e importante, non saprei dire perchè: mi piaceva, mi affascinava quell’enorme scacchiera sul mare. Non ero mai riuscito ad andarci, ma un giorno ho deciso di partire, senza se e senza ma. Caciucco alla Livornese e Terrazza Mascagni al tramonto. Ho avuto pochissimo tempo a disposizione, ma è bastato per realizzare il mio piccolo sogno. Ed è proprio come la immaginavo: un grande spazio aperto, arioso, con quel senso di libertà importante, a ridosso del mare per osservare, imparare, divertirsi, vivere. E magari fotografare.
La Terrazza Mascagni è uno dei luoghi più eleganti e suggestivi di Livorno ed è ubicata sul lungomare a margine del viale Italia. Il nucleo originale fu costruito negli anni trenta del Novecento, ma la terrazza fu notevolmente estesa nell’immediato dopoguerra, quando fu intitolata al compositore livornese Pietro Mascagni.
Da tanto tempo mi ero riproposto di fotografare questa zona. E’ la mia zona, proprio dietro casa mia. E’ dove la sera vado andavo (ma tornerò)(maybe later) a correre, e mi piace perché è una zona decisamente tranquilla; io la definisco rilassante. E poi c’è questa visione della Bisalta, la montagna che sorveglia Beinette, che mi piace un sacco. Ieri sera avevo intuito le potenzialità del tramonto già da qualche ora; il mio difetto è di partire sempre un po’ troppo in anticipo e quindi ho dovuto aspettare un bel po’ di tempo prima di arrivare all’ora blu (prevista, ieri sera, per le 21.03). Ho colto l’occasione per scattare questa foto. Un po’ di cross-processing et voilà. Mi sembra apprezzabile. Arrivato a casa ho trovato, d’istinto, il proverbio del giorno e lo metto qui, a futura memoria.
L’occasione fa l’uomo fotografo.