Ai piedi della Bisalta, nelle campagne di Peveragno, potete incontrare un esempio straordinario di amore. Il castagno secolare e il glicine anche quest’anno, teneramente abbracciati, vivono e manifestano la loro passione. La natura non smette mai di sorprendere: è un abbraccio meraviglioso che forma un cuore e che ogni giorno attira curiosi, innamorati e fotografi. Avevo già tentato lo scorso anno, ma come sempre in ritardo mi ero perso il periodo propizio (e poi le piogge torrenziali di maggio avevano fatto il resto). Quest’anno no, quest’anno sono andato in avanscoperta domenica scorsa, ho scelto l’ora migliore e sono tornato armato di treppiede (e ho scelto una foto a mano libera). Il Glicine è ormai una star, su Instagram è diventato uno degli spot più conosciuti del cuneese, e chi sono io per non fotografare quello che ormai è definito da tutto il Cuore di Peveragno?
«Sono stanco, sono vecchio, sono brutto, voglio morire», dice il castagno. «Le tue radici sono piene di vita, il tuo tronco è robusto, io lo abbraccio e farò una corona di fiori sulla tua chioma. Sarà il più bell’albero che ci sia: l’albero del cuore» gli risponde il compagno.
Non avevo mai pubblicato una foto del genere e mai avrei pensavo che un giorno sarei incappato in questo errore. Foto banale e foto da turista. Ma non mi era mai capitato (a memoria) di trovarmi al finestrino di un volo aereo con il tramonto e il tappeto di nuvole. Ho colto l’occasione, estratto la reflex con il grandangolo dallo zaino posizionato sotto il sedile di fronte a me e ho scattato attraverso il finestrino. Nel caso inserire la posizione dello scatto mi risulta particolarmente ostico, diciamo Mar Tirreno al largo di una zona compresa fra Campania e Calabria. Ho incluso un pezzo di ala per dare un’idea di profondità. Prima e ultima volta.
Sono giorni di tristezza, di lacrime, di malinconia, di rimpianti, di risate fuori tempo, di ringraziamenti. Anche di ricordi. Sono tornato indietro nel mio archivio e ho compiuto un salto a ritroso nel passato fra immagini, momenti, storie e amici. Il tempo scorre inesorabile: bambini che sono diventati adulti, adulti che sono diventati anziani e qualche ricordo dolce che porta altre lacrime oppure un sorriso amaro. Oggi, più che mai, ho la sensazione che il mondo mi scorra fra le mani in modo troppo veloce e ingiusto.
Ho scattato questa foto nel 2005, settembre inoltrato e l’estate che volge al termine, la partenza di una gara di pesca al bolentino: una delle grandi passioni di
mio padre. Mi ricordo le uscite con il
gozzo per andare in mare aperto, magari al mattino presto, oppure di notte, e non soffrivo il mal di mare all’epoca: mi piace dire
questione di abitudine. Facendo due rapidi calcoli lui era più giovane di me adesso e mi sembrava un
gigante, mentre io oggi, al confronto, mi sento un inutile lillipuziano. Domani si chiude un cerchio e si apre un portone, oppure una voragine: il futuro è da decifrare. Sicuramente nel cuore c’è una
ferita grande che farà tanta fatica a rimarginarsi. E quel tempo
che scorre inesorabile ci costringe a guardare avanti, ma non ci vieta di ricordare indietro. Che bello quel video in cui, con la tua voce, mi vietavi di registrare e sorridevi: ma per fortuna, quella volta,
non ti ho dato ascolto.
Il brigante è come la serpe, se non la stuzzichi non ti morde.
– Carmine Crocco
Questa notte ha iniziato a nevicare, la prima nevicata della stagione e come sempre porta una certa euforia nell’aria. Dalle temperature potrebbe essere un classico Bianco Natale. Ero in Cuneo, in piazza Virginio dove sono allestiti (causa maltempo) i mercatini di Natale (musica horror in sottofondo) originariamente previsti in Contrada Mondovì. Ho intuito le potenzialità del tramonto che si stava sviluppando: come un attaccante di alto livello mi sono smarcato e con una finta sono andato sul Lungostura JFK. Le mie previsioni erano corrette e il tramonto stava concludendo il suo percorso per trasformarsi in ora blu. Per mancanza di tempo ho scattato senza treppiede (nonostante fosse nello zaino) aprendo il diaframma al limite del consentito per avere un tempo di scatto accettabile; mi sono spostato per una ventina di metri a ritroso, ho scattato per 5 minuti di orologio giusto in tempo per rientrare in campo e non far notare la mia assenza.