POSTED ON 26 Gen 2023 IN
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Il parco archeologico di Brescia romana è parte del corridoio Unesco che comprende, dal 2011, anche il complesso monastico di San Salvatore e Santa Giulia. Prima che diventasse sito Unesco avevo già visitato il parco, ma devo ammettere che negli ultimi anni sono stati svolti lavori importanti che hanno trasformato l’intera zona in qualcosa di meraviglioso.
Quando siamo entrati nel Santuario il meteo non era dei migliori, il cielo plumbeo, ma tornati all’aperto sono arrivati l’azzurro e le nuvolette carine che mi hanno permesso di fotografare in maniera più interessante il tempio: ho scoperto che le parti bianche sono le uniche originali, mentre il resto è ricostruito in laterizio. È una tecnica che oggi non sarebbe accettabile, ma che nel secolo scorso veniva utilizzata largamente; l’impatto scenografico non è così male, anzi, infatti nonostante le nuove tecnologie si è deciso di non modificare la ricostruzione storica di quasi 100 anni fa.
L’altro pezzo da novanta dell’area archeologica è la Vittoria Alata, ma il motivo di tale importanza è possibile comprenderlo solo osservandola da vicino: i dettagli, i particolari, l’impatto visivo. È ritornata a Brescia dopo due anni di restauro condotto dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, è un pezzo unico per composizione, materiale e conservazione, e uno dei pochi bronzi romani proveniente da scavo giunti fino a noi. Dal vivo è bellissima. Sentire la sua storia riporta indietro nel passato e permette di riflettere, comprendere al meglio la qualità e il tempo che serve per il recupero e la manutenzione di questi straordinari manufatti
L’area è stata progressivamente portata in luce e valorizzata a partire dal 1823, quando grazie a una sottoscrizione pubblica, l’Ateneo di Scienze Lettere e Arti di Brescia diede avvio a indagini archeologiche partendo dai pochi elementi affioranti all’interno di proprietà private. La campagna portò a risultati straordinari, riconoscendo il tempio Capitolino e numerosi suoi arredi, il teatro romano e il deposito dei grandi bronzi al quale appartiene anche la Vittoria Alata, tanto che, all’interno del tempio restaurato, nel 1830 venne aperto il Museo Patrio, primo dei musei cittadini.
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POSTED ON 25 Gen 2023 IN
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Il museo di Santa Giulia è il museo più importante di Brescia, si trova in via dei Musei (buona idea) ed è ospitato all’interno del monastero di Santa Giulia, fatto erigere nel 753, in epoca Longobarda, da Re Desiderio e da sua moglie Ansa. Il sito fa parte di una serie di monumenti che comprendono monasteri, chiese e fortezze e che sono divenuti un sito UNESCO seriale nel giugno 2011, perché testimoniano il ruolo significativo del popolo longobardo per lo sviluppo spirituale e culturale dell’Europa nella transizione fra la Classicità e il Medioevo.
Ho avuto il piacere e l’onore di visitarlo
in esclusiva (e in notturna) con la guida di Francesca Morandini, curatrice delle sezioni archeologiche del museo, e di Arianna Petricone, referente di
Italia Longobardorum e storica dell’arte medievale. Ho già parlato della
questione WOW e la nostra
invasione digitale è stata improntata alla visita delle zone più interessanti e scenografiche dell’intero complesso: d’altronde si parla di 14000 metri quadrati di museo e fermarsi su ogni singolo reperto sarebbe stato impossibile.
Abbiamo ammirato la Chiesa di San Salvatore, il rilievo di Pavone, il coro delle Monache -WOW-, la cripta, l’armonium delle allodole impazzite (opera moderna dell’artista Emilio Isgrò) e la chiesa di Santa Maria in Solario -WOW- composta da due sale e che conserva due dei reperti più importanti del museo: la lipsanoteca e la croce di San Desiderio. All’uscita ho anche fotografato il tempio capitolino nell’area archeologica: esula un po’ dal contesto di questo racconto fotografico, ma non ho resistito alla tentazione.
POSTED ON 20 Gen 2023 IN
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POSTED ON 9 Dic 2022 IN
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Al complesso monumentale di San Francesco di Cuneo sono esposte 5 meravigliose pale d’altare di tre grandi maestri del rinascimento veneto: Tiziano Vecellio, Jacopo Robusti detto il Tintoretto e Paolo Caliari detto il Veronese. La mostra, a cura di don Gianmatteo Caputo e di Giovanni Carlo Federico Villa con il supporto organizzativo di MondoMostre, è allestita in modo elegante, maestoso e completo, è un progetto espositivo di Fondazione CRC e Intesa Sanpaolo ed è completamente gratuita. Assolutamente da visitare.
Apre la mostra l’“Annunciazione” (1563-1565) di Tiziano proveniente dalla Chiesa di San Salvador. Del Veronese vengono presentate il “Battesimo di Cristo” (1560-1561) dalla Chiesa del Redentore e la “Resurrezione di Cristo” (1560 circa) dalla Chiesa di San Francesco della Vigna. Di Tintoretto vengono esposte l’“Ultima Cena” (1561-1566) dalla Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio detta San Trovaso e la “Crocifissione” (1560 circa) dalla Chiesa di Santa Maria del Rosario detta dei Gesuati.
Fotografare è consentito, senza treppiede, ma complicato date le condizioni di luce: ho scattato in manuale a tuttaapertura (f/2.8), impostando 1/80 di secondo (forse sfruttando la stabilizzazione avrei potuto osare di più, ma ho preferito non rischiare) e 800 ISO. Non volevo riprodurre il catalogo della mostra, mi interessava però che le opere fossero ben visibili e nitide senza cercare svolazzi ed eventuali velleità artistiche.
POSTED ON 2 Ago 2022 IN
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Sono stato per la prima volta alla Venaria Reale nel Novembre 2007. In questi quasi 15 anni, nonostante mi sia trasferito in Piemonte, non mi era mai capitata l’occasione di tornare. Questo sino a sabato scorso quando grazie all’organizzazione di Igers Piemonte e del sempreattivo Tommaso Agate sono stato invitato a fotografare le Sere d’Estate e #PlayVenaria, una straordinaria mostra che indaga i videogiochi come decima forma d’arte praticata da 3 miliardi di persone nel mondo.
È stata una scoperta meravigliosa perché visitare
la Venaria durante il tramonto è qualcosa di unico; tutti gli eventi (mostre, visita, giardini, spettacoli) fanno parte di
Play – Un anno tutto da giocare, la proposta culturale che contrassegna tutto il 2022 della Reggia. La mostra rimarrà aperta sino al 15 gennaio 2023 (un po’ di tempo c’è ancora), mentre Sere d’Estate (e il nome potrebbe indicare qualcosa) sarà in calendario sino al 14 di Agosto.
Ho scelto 44 foto pubblicate rigorosamente in ordine cronologico: la Galleria Grande, la mostra #PlayVenaria, gli interni della Reggia al tramonto, il giardino durante le sere d’Estate e infine l’evento notturno: il Venaria Light Show. Un gioco di interazione e cooperazione creativa che permette ai visitatori (soprattutto i più giovani, fra cui mia figlia) attraverso una tastiera gigante di 4 metri di agire sull’intera facciata della Galleria Grande trasformandola in un teatro, con effetti di luci e scenografie sempre diverse. Un fantastico, emozionante videogioco reale, prosecuzione ideale della mostra Play – videogames, arte e oltre, allestita nelle Sale delle Arti della Reggia. Le foto rendono solo parzialmente un’idea della bellezza e delle emozioni che può regalare la Venaria al calar della sera: in Italia è praticamente impossibile trovare un luogo d’arte aperto oltre il tramonto e sino a sera inoltrata, ma credo che sia un esperimento e un’idea da seguire con coraggio e convinzione.
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POSTED ON 20 Mar 2022 IN
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Nel 1472 venne stampato a Mondovì il primo libro del Piemonte creato con i caratteri mobili. Si trattava de “Il Confessionale” del domenicano Sant’Antonino, Vescovo di Firenze. Dopo oltre 500 anni, nel rinnovato complesso delle ex Orfane di Piazza, nasce Liber, il museo civico della Stampa. E posso dirlo con una certa sicurezza: è semplicemente meraviglioso; se verrà pubblicizzato e utilizzato con criterio, sarà un importante luogo di cultura e di rinascita per la città. L’ho visitato e fotografato, in esclusiva con MondovìPhoto, sabato pomeriggio e sono rimasto decisamente colpito dalla qualità dell’allestimento e dalle prospettive future che potrà garantire, soprattutto ai più giovani.
Sei sale espositive, due laboratori e una tipografia, in un percorso che guida idealmente il visitatore, dal piombo all’aria. Al piano terra, definito “LIBER – piombo”, un viaggio attraverso il lavoro tipografo, con i macchinari storici, i torchi, le linotype e i caratteri mobili in piombo: un insieme di suoni, video e pannelli multimediali, scandiscono la storia fino all’invenzione del computer. Il primo e il secondo piano, ancora da completare, saranno denominati rispettivamente “LIBER – carta” con la sala Arnaldo Belloni (fondatore dell’Editrice Tipografia Moderna di Nizza Monferrato) e il laboratorio di grafica di Francesco Franco, e “LIBER – aria”, che diventerà un’area polifunzionale organizzata in due maniche e dotata delle infrastrutture necessarie per accogliere mostre, spettacoli, concerti ed eventi culturali.
Il progetto dell’esposizione e del museo è stato redatto dagli architetti Paolo Barale e David Bodino, con la consulenza di Lorenzo Mamino, mentre la ditta che ha dato vita al progetto di allestimento è la Doconline di Potenza, che ha curato testi, filmati e immagini che guidano il visitatore nel mondo della stampa. Nel mio reportage ho cercato di evidenziare in modo didascalico le sale del museo e i dettagli della macchine esposte: ho preferito dare spazio alla descrizione del museo piuttosto di mettere in risalto la mia limitata vena artistica. Spero di essere riuscito nel mio intento.
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POSTED ON 4 Mag 2021 IN
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Voglio immediatamente chiarire che questa non è quel che posso definire una foto straordinaria, è una foto da cestino. Ma oggi è il 5 maggio 2021 e ricorre il duecentesimo anniversario della morte del grande Napoleone Bonaparte. Uno dei personaggi più conosciuti dell’intera storia dell’umanità. E concluderò questo post con la celebre poesia di Alessandro Manzoni del quale ricordo ancora a memoria le prime strofe. Mi sembra quasi doveroso dedicare qualche riga al ricordo del celebre condottiero francese e soprattutto a questo famoso dipinto. Siamo all’Österreichische Galerie Belvedere di Vienna e quando ho ammirato quest’opera di Jacques-Louis David (presumibilmente dipinta tra il 1800 e 1803) non ho dato troppo peso al valore sociale del quadro. Esistono cinque versioni di questo dipinto, la prima prima venne commissionata da Carlo IV, re di Spagna, come mezzo per ottenere la pace con la Repubblica Francese. Le tre versioni successive furono commissionate da Napoleone stesso con fini propagandistici e sono i primi tre ritratti ufficiali di quello che all’epoca era ancora il primo console della Repubblica Francese. L’ultima versione invece non fu richiesta da nessuno e rimase di proprietà dell’autore sino alla sua morte. Dal vivo è semplicemente spettacolare, enorme (264 x 232 cm).
Archetipo del ritratto di propaganda, l’opera è stata riprodotta numerose volte tramite incisioni, dipinta su vasi, sotto forma di puzzle o di francobollo, testimonianza dell’importante fortuna di cui godette presso i posteri.
Io non ho un giudizio storico su Napoleone, sarebbe impossibile, ma sicuramente è stato un grande condottiero, un grande politico, un uomo di guerra, un generale. Napoleone è stato odiato e amato, celebrato come un eroe e detestato come un criminale. Ma se ancora oggi, a 200 anni di distanza, ricordiamo la data della sua morte un motivo dovrà pur esserci.
Ei fu siccome immobile,
Dato il mortal sospiro,
Stette la spoglia immemore
Orba di tanto spiro,
Così percossa, attonita
La terra al nunzio sta,
Muta pensando all’ultima
Ora dell’uom fatale;
Nè sa quando una simile
Orma di piè mortale
La sua cruenta polvere
A calpestar verrà. […]
– Alessandro Manzoni
POSTED ON 1 Apr 2021 IN
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La necessità, quasi fisica, di fotografare qualsiasi cosa è uno dei fenomeni più interessanti della società degli ultimi anni. E noi siamo figli del nostro tempo, almeno così dicono, e la tentazione di fotografare qualunque cosa si muova, e anche che sia ferma, è fortissima. Io scatto circa 60.000 foto all’anno e quindi ne so qualcosa. Ma poi ci sono momenti e luoghi che sono difficili e la fotografia non è solo memoria, ma diventa esaltazione dell’ego.
Quando mi sono trovato di fronte al celebre bacio di Klimt (all’Österreichische Galerie Belvedere di Vienna) sono rimasto quasi folgorato, perché ammirarla in foto è un discorso, ma dal vero è di una bellezza che lascia quasi senza fiato. E sinceramente, pur essendo un discreto appassionato di fotografia, l’idea di trovare uno scatto del quadro di Klimt non mi è passata nemmeno per l’anticamera del cervello. Per un miliardo di motivi (la maggioranza inerenti alla qualità). Eppure davanti all’opera dell’artista austriaco le persone erano in coda per fotografare, quasi come una catena di montaggio. Nemmeno un selfie con il quadro, proprio una semplice foto, immagino terribile date le condizioni di luce e gli strumenti a disposizione, probabilmente solo per condividerla sui social ad amici e parenti: “Guardate, sono a Vienna davanti al Bacio di Klimt“.
Stiamo vivendo la nostra vita attraverso le lenti di una fotocamera e purtroppo, ormai, non lo trovo nemmeno triste: lo trovo semplicemente normale.
POSTED ON 7 Mar 2021 IN
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POSTED ON 21 Apr 2017 IN
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POSTED ON 21 Apr 2016 IN
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Questa è una foto tremenda, brutta, ignobile, inguardabile (aggiungere epiteti a piacere). E’ una mia disgustosa elaborazione grafica di circa 11 anni fa. Questa foto è stata scattata in un freddo novembre parigino con la Canon EOS 20D e l’obbiettivo in dotazione (il sempreverde 18-55) alla celebre Piramide del museo Louvre. Voglio pubblicarla qui per non dimenticare, perché mi capita spesso di osservare e criticare elaborazioni fotografiche improponibili (quello sono) con la superbia di chi ha la verità in tasca. Ma anche io ho i miei scheletri nascosti e ho deciso di aprire questo polveroso armadio, non voglio celare nulla. E questa immagine rimarrà qui, come un testimone del tempo che passa (fortunatamente in questo caso). Il titolo è quello originale dell’epoca: ma ero un ragazzino inesperto, abbiate pietà almeno voi.
POSTED ON 1 Feb 2016 IN
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La tonnara di Favignana è stata una delle più belle sorprese della nostra vacanza in Sicilia. Siamo andati sull’isola con la speranza di visitare le bellissime spiagge di cui tutti dicono meraviglie. Ma il clima, sempre splendido sino a quel giorno, ci ha giocato un brutto scherzo: appena scesi dal traghetto abbiamo capito che la pioggia avrebbe stravolto i nostri piani. E cosa fare a Favignana quando il sole non è tuo amico? Semplice, si visita la famosissima tonnara. La storia di questo ex-stabilimento è decisamente interessante e racconta un pezzo d’Italia ormai dimenticato. La nostra guida ci ha spiegato tutta la storia della famiglia Florio (anche il gossip più torbido) e di come il Tonno veniva pescato, pulito ed inscatolato (e le scatolette di tonno erano un po’ diverse da quelle dei nostri giorni). Abbiamo ascoltato la storia del Rais, imparato termini nuovi come lattume, muciare e rafaggio e soprattutto abbiamo capito come poteva essere terribile e cruenta la mattanza. Non sono riuscito a fotografare come avrei voluto il panorama dell’isola ma al termine della giornata non ero così dispiaciuto. Se passate da Favignana non fatevi mancare una visita all’Ex Stabilimento Florio delle tonnare di Favignana e Formica. Merita davvero.
La Tonnara di Favignana, ufficialmente denominata Ex Stabilimento Florio delle tonnare di Favignana e Formica, è una antica tonnara, con annesso stabilimento per la conservazione del pescato, sita a Favignana nelle isole Egadi. Con i suoi 32 mila metri quadri, di cui 3/4 coperti, è una delle più grandi tonnare del Mediterraneo.
POSTED ON 2 Mag 2014 IN
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Il museo dedicato a Leonardo a Vinci (sua città natale) è piuttosto deludente. Costo del biglietto decisamente alto e ben poco da vedere. Non mi aspettavo la Gioconda, certo, ma qualcosa di più forse si. Tutto quanto gravita intorno al museo invece è decisamente attraente: molto bello il paese di Vinci, molto bello il Castello dei Conti Guidi che ospita il museo e decisamente attraente la piazza dei Guidi, opera dell’artista Mimmo Paladino, inaugurata nel 2006. E fuori, sulla terrazza, questa interessante opera in legno di Mario Cerioli donata nel 1987 dall’artista stesso alla città di Vinci. Mi sono arrampicato sulla struttura (probabilmente contravvenendo a qualche divieto) ma sono riuscito a trovare le foto che volevo.
POSTED ON 27 Mar 2014 IN
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POSTED ON 23 Mar 2014 IN
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Atatürk è l’eroe nazionale turco. E questo è il suo mausoleo. Una struttura incredibile, enorme, fantastica, monumentale, squadrata, pulita, perfetta, lineare, minimalista; che rende bene l’idea di quanto il popolo turco possa amare il suo eroe. Sentire la guida raccontare, con le lacrime agli occhi, la storia di questo incredibile personaggio storico mi ha emozionato. Mustafa Kemal Atatürk era 50 anni avanti rispetto al resto del mondo, basta dare un’occhiata rapida alle sue idee per capire la sua grandezza. Ho scattato questa foto durante la visita mattutina al suo mausoleo: mattino presto di un giorno infrasettimanale. Solo il nostro gruppo, nel freddo, e le guardie. Sono salito sugli scalini che portano alla cripta, ho aspettato che il piazzale fosse vuoto e ho scattato a f/8. E questa è una delle foto che preferisco del viaggio in Turchia: mi lascia un senso di pace e grandiosità.