Kalesi nella lingua locale (il cappadociano?) significa castello e questo è il celebre castello di Uchisar. L’avevo già notato il giorno prima dalla mongolfiera e appena sceso a terra avevo puntato la mia bussola proprio su Uchisar. E’ un castello davvero molto particolare in quanto interamente di tufo e completamente naturale. Uchisar è un po’ la Matera Turca, se mi permettete il paragone. Purtroppo non siamo riusciti ad entrare, a Gennaio la piccola città della Cappadocia vive la stessa trasformazione di Rimini e locali, musei e attrazioni turistiche sono chiusi. Ma comunque la bellezza è tutta nella vista (ricorda vagamente Porto Maurizio, ma questa la capiranno solo i Ciantafurche): e infatti abbiamo incontrato la giornata più nebbiosa degli ultimi 150 anni. Ma per un momento, velocissimo, la nebbia è scesa. E ho scattato una foto ricordo senza timore reverenziale.
Sulla strada che porta a Uchisar la nebbia era clamorosa e non si vedeva a un palmo dal naso. Magari il panorama sarebbe anche stato interessante con il sole. Ma quel giorno no. E poi c’era questo simpatico oggetto, una specie di binocolo a pagamento per osservare il mondo; ne ho visti tantissimi, in tutti i posti panoramici del mondo, ma come quello davvero mai. E ho subito notato una somiglianza con Wall-E, il simpatico robot della Disney/Pixar. Sono stato costretto, ho dovuto fotografare. Chissà se il nostro simpatico amico è ancora al suo posto. Se qualcuno potesse controllare sarei contento di sapere che sta bene.
Ovviamente il titolo è inteso in senso fotografico. Questo foto sono un pot-pourri di due giorni nella capitale morale della Turchia, l’incrocio delle razze e degli uomini; sono ammantate di un velo malinconico, di ricordi, di storie del passato, del tempo che non torna, di una gioventù spensierata. Forse sto esagerando, d’altronde non sono passati nemmeno 7 anni, ma qui voglio raccontare la mia storia, non è una vetrina, e voglio pubblicare quello che osserva e memorizza la mia macchina fotografica. E Istanbul non si può dimenticare.
Quando abbiamo progettato in viaggio in Turchia il focus era semplice e lineare: andare in Cappadocia e volare in mongolfiera. Perché già da qualche anno mi intrigava l’idea e volevo fotografare gli splendidi scenari che avevo ammirato mille volte nelle foto sparpagliate in rete.
E’ stato il mio primo volo e quel giorno ho sfatato un mito: la mongolfiera non è adrenalinica come pensavo, anzi, è rilassante. Si viene cullati dall’aria e ci si dondola in tutta serenità nel cielo. In Cappadocia poi il cesto è davvero enorme rispetto alla versione europea (le più piccole possono portare sino a 24 persone) e di conseguenza anche molto stabile, questo accentua nettamente l’idea di pace e tranquillità. Avevo già pubblicato due immagini in passato e oggi concludo con il resto del reportage. E’ una cosa che andava fatta; scusate il ritardo.
Le mongolfiere, con il loro vagare nel cielo, portano più a un destino che a una destinazione.
– Fabrizio Caramagna
Ho scattato queste foto al Grande Bazar d’Istanbul, un mercato incredibile e variopinto. E’ uno dei mercati coperti più grandi e antichi del mondo con 61 strade coperte e oltre 4.000 negozi che attirano ogni giorno tra 250.000 e 400.000 visitatori. Purtroppo la nostra visita è durata un battito di ciglia, giusto il tempo per capire e comprendere la quantità di persone che transitano giornalmente per questi corridori e per ammirare i colori e i sapori del bazar. Ricordo di aver assaggiato un terribile dolce (davvero troppo dolce) al miele. Ma il mio animo ligure ha prevalso e non ho comprato nulla. :-(
Un vago riferimento, sui social, alla Cappadocia mi ha fatto tornare in mente la mia meravigliosa vacanza in Turchia del 2014. E adesso sono qui che ascolto Istanbul dei Litfiba e post-produco foto di quasi 7 anni fa. Perché alla Turchia devo ancora qualcosa dal punto di vista fotografico, per motivi di confusione e lieti eventi non ero riuscito a dedicare troppo tempo a quella incredibile esperienza. Ho scoperto che qualcosa di buono ero riuscito a combinare, nonostante l’assurdità di quei giorni. E sono giorni che ricordo ancora con immenso piacere (e colgo l’occasione per salutare i miei improvvisati compagni di viaggio dell’epoca). Questa è la versione street di quella vacanza, sono le foto che ho scattato girando a piedi per Istanbul nei primi due giorni. Davvero incrocio delle razze e dei popoli. Ma non è finita qui. :-)
Il mio volto nel fango di Istanbul
Istanbul Istanbul baluardo sacro per
L’incrocio delle razze degli uomini brucerà
Istanbul, Istanbul
Forze oscure in Istanbul
– Litfiba
Questa è la parete esterna della Yemi Cami, la moschea nuova, ad Istanbul. E’ uno dei luoghi più visitati della città ed è un viavai continuo di persone. Io sono rimasto molto colpito da questi gabbiotti amaranto: sono 4, a poca distanza uno dall’altro, e all’interno ci sono sedute delle signore imbacuccate (la foto è scattata a Gennaio) che vendono il mangime per i piccioni ad un prezzo assolutamente irrisorio (soprattutto se paragonato ai prezzi di San Marco a Venezia). Ho impiegato un po’ a capire cosa fosse la merce in vendita anche perché gli affari non è che vadano proprio benissimo. Ho aspettato che non ci fosse nessuno (i turisti amano farsi immortalare vicino a questi gabbiotti) per scattare con un tempo veloce ed evitare il mosso dei pennuti (con la signora non correvo nessun rischio in quel senso). La scritta in alto significa ‘comune di Fatih’ che è uno dei distretti di Istanbul.
Quando all’alba, in Cappadocia, si intravedono le prime mongolfiere. E’ un momento magico che vorresti vivere il più a lungo possibile. Il freddo è pungente, il sole sorge dietro le montagne e colora il mondo di rosso e arancione. E decine di balloons si gonfiano pronti a decollare davanti ai tuoi occhi. E’ uno spettacolo unico che solo qualche momento prima potevi solo immaginare; la foto ricordo è un obbligo, quasi impossibile resistere alla tentazione di scattare, di rubare un istante di vita. E’ la Cappadocia baby.