Il Cesar Palace è quella che posso definire la mia prima esplorazione urbex consapevole. Avevo già visitato luoghi abbandonati in precedenza, ma non avevo ancora chiaro quel concetto di fotografia. E in realtà non ero mai riuscito a visitarla con attenzione, la prima visita reale risale al novembre 2015, troppo tempo davvero; mi sono deciso quindi a tornarci con consapevolezza. Ho ritrovato un luogo ancora più buio di quanto ricordassi e decisamente più devastato, ma rientra nella logica delle cose. Mi sono visto costretto a scattare con tempi lunghissimi e ho preferito impostare gli ISO sempre a 400 mentre solitamente lascio sempre 100 per avere la miglior nitidezza possibile. Ho utilizzato una post più invasiva e decisamente più marcata per enfatizzare i colori e la pesantezza (è il termine più adatto) dell’ambiente. Diciamo che a distanza di quasi 6 anni mi sono tolto un peso dallo stomaco, ne sentivo il bisogno. :-)
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Qualche giorno fa ho assistito ad una bellissima presentazione di fotografia urbex. E ho voluto subito cimentarmi in questa interessante attività la cui componente fondamentale, almeno per il sottoscritto, è la PAURA. Come prima esperienza non potevo che scegliere il Cesar Palace, una vecchia (ma non troppo) discoteca abbandonata alle porte di Carrù. Ero già stato in perlustrazione da queste parti, ma all’epoca non conoscevo ancora lo stile urbex. Mi sono munito di treppiede, torcia (come da manuale del perfetto Urban Explorer) e ho sconfitto l’atavica paura umana; un po’ timoroso ho resistito circa trenta minuti all’interno (anche troppo): ho perlustrato il locale caldaia, osservato il salone principale, mi sono seduto su un divanetto, ho provato a immaginare come dovesse essere la musica e la vita notturna prima dell’abbandono. Mi sono fatto un selfie nello specchio del bagno delle donne. Ho anche trovato una vecchia rivista del 2009. Poi sono uscito. Ed è stato un po’ come la fine di un film dell’orrore, con una sola piccola differenza: io ero il protagonista.
L’Urban Exploration (spesso abbreviata in urbex), tradotta letteralmente dall’inglese come “esplorazione urbana”, consiste nell’esplorazione di strutture costruite dall’uomo, spesso rovine abbandonate o componenti poco visibili dell’ambiente urbano. La fotografia e la documentazione storica sono ingredienti essenziali di questo hobby e, anche se talvolta esso può condurre allo sconfinamento su proprietà private, non è questa la regola e comunque le intenzioni sono oneste. L’Urban Exploration è anche comunemente indicata come “infiltrazione”; tuttavia alcuni praticanti preferiscono limitare tale denominazione alla sola esplorazione di siti attivi o abitati. Talvolta viene anche chiamata “speleologia urbana” o “arrampicata urbana”, a seconda dei luoghi visitati. Esempi di questa attività sono l’esplorazione di palazzi sia abbandonati che ancora abitati, di sistemi urbani di drenaggio delle acque, di tunnel di servizio, di passaggi sotterranei e simili. (fonte
Wikipedia)
Disappointments, failures, pain, wounds still bleeding and certainly indelible. But the strength and heart of a woman won’t never wither; she will rise again forever.
– Francesca Aragno