Il Grand Hotel Radium si trova nella parte alta di Lurisia. Un po’ isolato, solitario, triste. Dall’esterno si intuisce un passato glorioso, una vita vissuta intensamente. E’ stato costruito durante la seconda guerra mondiale, nel 1942, e il suo nome è un tributo all’elemento chimico scoperto da Madame Curie, perché all’epoca si pensava che il radio avesse proprietà miracolose. E qui a Lurisia si produceva l’acqua più radioattiva d’Italia. Un vanto non da poco. Le terme erano fra le più frequentate dell’intero stivale. Poi il lento ed inesorabile declino, sino alla chiusura negli anni ’80. Da allora è rimasto lì, cupo e silenzioso. Mastodontico.
Descriverlo è un’impresa. Al primo impatto mi è sembrato un’enorme baita: come quelle case che si vedono nelle cartoline montane di Austria e Germania, ma alla decima potenza. Porte, finestre e balconi in legno, quel gusto un po’ retrò che si ritrova simile in tutti i paesi di montagna. E all’interno il lusso sfrenato, con soluzioni stilistiche che oggi potrebbero far rabbrividire gli architetti, ma che probabilmente all’epoca erano simbolo di eleganza e classe. Sembra sia stato abbandonato in fretta e furia: ci sono ancora i piatti sporchi, un pianoforte, bottiglie di liquori, bicchieri, stanze arredate, foto. Nonostante si parli di almeno trent’anni di abbandono le condizioni del Grand Hotel sono ancora decenti e credo che le ultime notizie, che parlano di un rilancio, non siano poi così lontane dalla realtà. Certo, un po’ di lavori di ristrutturazione saranno necessari. Ma riportare agli antichi splendori il Grand Hotel Radium sarebbe un colpo straordinario per l’intera valle.