Ehi tu, Divina!

POSTED ON 6 Nov 2020 IN Reportage     TAGS: urbex, disco

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I più giovani la ricordano ancora come Arena, altri come Galaxy Pagoda, il nome sull’insegna è rimasto Divina. Costruita nel 1985 con una capienza di 3.200 persone è stata a lungo la discoteca più grande d’Europa e fino al 1993 ha ospitato centinaia di concerti e spettacoli con il meglio dei cantanti dell’epoca (fra gli altri Zucchero, Anna Oxa, Venditti, Vecchioni, Nomadi). Dopo diversi tentativi ha chiuso i battenti agli inizi del secolo e ormai giace triste e abbandonata sulla strada che da Cuneo porta a Caraglio. Dentro è terribilmente buia, nel tempo è stata vandalizzata, ma comunque mantiene un aspetto altezzoso come di chi ha visto il mondo cambiare dall’alto di un piedistallo: chissà quante storie potrebbero raccontare queste pareti. Non voglio nemmeno pensarci, peccato che un pezzo di storia della Granda sia ridotto in queste condizioni, un corpo morto abbandonato a se stesso. Chiudo con un gentile invito: Tobsy, o come diavolo ti chiami, se non sei capace la bomboletta ficcatela nel culo!

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The circle

POSTED ON 5 Nov 2020 IN Reportage     TAGS: urbex, disco, longexposure, lightpainting

The Circle

Quando si fotografa una discoteca abbandonata (si, ho anche questa perversione) il problema maggiore è la mancanza di luce. Si, perché questi templi del divertimento sono essenzialmente luoghi notturni: la presenza di finestre e altre fonti di illuminazione naturale non è assolutamente prevista. Quindi è necessario armarsi di pazienza, treppiede e tempi lunghi di esposizione: si può mitigare l’attesa alzando leggermente gli ISO, ma ovviamente le difficoltà permangono. Nel caso del piano interrato della discoteca Divina di Caraglio il problema era di difficile risoluzione: buio assoluto (tarabu come dicono a Cuneo). Ma io volevo a tutti costi fotografare la pista da ballo e mi sono armato di fantasia e luce artificiale: ho lasciato aperto l’otturatore per 48 secondi e in questo lasso di tempo ho percorso due volte la pista in senso antiorario illuminando con una torcia a fascio concentrico il cerchio viola appeso al soffitto. Ne è uscita una interessante interpretazione di light painting che ha ridato vita e luce alle tenebre dell’abbandono. In senso letterale (ma anche poetico).

Andrea Loreni [Portrait]

POSTED ON 30 Ott 2017 IN Portrait     TAGS: man, wideaperture, 50ne

Andrea Loreni

Andrea Loreni al filatoio di Caraglio

POSTED ON 29 Ott 2017 IN Performing Arts, Reportage     TAGS: event, fish-eye, wideaperture

Andrea Loreni #01

Andrea Loreni è il primatista italiano delle camminate su cavo a grandi altezze: nel 2011 ha stabilito il record nei cieli di Pennabilli, in Romagna, percorrendo 250 metri a 90 di altezza tra i colli di Penna e Billi. Oggi pomeriggio la sua esibizione al filatoio di Caraglio (il più antico setificio d’Europa ancora esistente) ha ufficialmente aperto la prima personale italiana del giovane artista francese Jérémy Gobé. E io sono rimasto estasiato dall’incedere leggero di questo funambolo torinese di 42 anni, laureato in filosofia teoretica, che dal 2006 si dedica a queste imprese dedicate a chi soffre di vertigini. Andrea avanza sul filo con una tale tranquillità che sembra la cosa più semplice del mondo, ma in realtà tanto semplice non è. Ho scattato dall’ultimo piano del filatoio (probabilmente senza permesso, ma noi non abbiamo paura di nulla) e dal cortile, con il teleobbiettivo e con il fish-eye (che sia benedetto) sempre utilizzati a tutta apertura. Dopo l’esibizione mi sono infilato in soffitta (sempre contravvenendo le regole) e ho avuto il piacere di conoscere Andrea che si è prestato cortesemente come modello per un ritratto: e lui è terribilmente fotogenico. Ma quello domani.

Andrea Loreni #02Andrea Loreni #03

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La sospensione dell’ordinario nell’alzare gli occhi al cielo e, tra architetture urbane familiari, scoprire un azzardo: l’equilibrio sottile del funambolo.