La valigia sul letto è quella di un lungo viaggio
E tu senza dirmi niente hai trovato il coraggio
Con l’orgoglio ferito di chi poi si ribella
Ma quando ti arrabbi sei ancora più bella
– Luciano Rossi
La valigia sul letto è quella di un lungo viaggio
E tu senza dirmi niente hai trovato il coraggio
Con l’orgoglio ferito di chi poi si ribella
Ma quando ti arrabbi sei ancora più bella
– Luciano Rossi
Claudio è un nome di fantasia, un re che ho inventato io. In realtà non esiste, almeno non qui, perché da qualche parte un Re Claudio ci sarà pure stato. Però nel castello del Re viveva sicuramente una contessa, una contessa molto conosciuta: Elisabetta Guasco Giriodi Panissera. Qui la storia si fra intrigante e diventa misto fra realtà e leggenda. Sembra che la contessa, intorno al 1935, avesse ricevuto in dono, dal cugino Duca di Aosta, una bellissima coppia di gatti Birmani, la prima a giungere, attraverso mille peripezie, in Europa. Nel tempo questi Birmani e la loro progenie presero possesso del castello. E’ diventato celebre come il castello dei gatti birmani. Gli abitanti del luogo, quelli un po’ più anziani, ricordano ancora i preziosi gatti della contessa. Forse è più storia che leggenda. Di sicuro durante la seconda guerra mondiale il castello venne occupato dai tedeschi, che stabilirono qui un importante centro operativo: terminata la guerra non fu più restaurato e da allora vive in stato di abbandono. Ci fu un tentativo di recupero nel 2005: una parte venne aperta al pubblico, ma la bella novità durò pochissimo. Ad oggi è ancora vuoto, triste e desolato.
Il giorno dell’epifania, dopo la grande nevicata di inizio gennaio, sono sceso in paese per scattare qualche foto di street. Certo Beinette non è Milano e nemmeno New-York, ma ho cercato di adattarmi. Ho montato sulla fotocamera il piccolo Helios 44M-7 58 f/2 e sono andato per strada. Per enfatizzare l’idea del vintage ho scelto di virare le foto in bianco e nero; rimane sempre molto complicato, per la mancanza di abitudine, focheggiare in manuale, soprattutto se si scelgono aperture di diaframma decisamente aperte. La mancanza di nitidezza ai bordi del piccolo soldato russo è evidente, ma nonostante tutto qualcosa di interessante sono riuscito a cogliere. D’altronde è documentazione.
Non saprei davvero come definire questo scatto. Sicuramente è uno Ius Primae Fotis, l’esordio di una nuova attrezzatura fotografica: nello specifico il vintage Pentacon 4/200. Si tratta di un tele di produzione DDR (German Democratic Republic) diretto discendente (sono praticamente identici) del Meyer Optik Gorlitz Orestegor f/4; la sua caratteristica più importante sono le 15 lamelle del diaframma che permettono un bokeh molto particolare a tuttaapertura. L’ho pagato poco meno di 40 euro e mi è arrivato sabato mattina: nel pomeriggio mi sono piazzato in giardino e ho fotografato la civetta di plastica che dovrebbe impedire l’arrivo di fastidiosi volatili (spoiler: non ci riesce). Non pensavo che già a f/4 potesse essere così nitido: nei prossimi giorni mi cimenterò in qualcosa di più impegnativo.
Fra le grandi stanze della Pettinatura Italiana si trova una zona apparentemente più recente, con macchinari in perfette condizioni (o quasi). Ho trovato su internet questa descrizione: “Siamo rimasti un po’ straniti, ma dopo un primo momento di smarrimento ci siamo accorti che si trattava di una finzione. Anche i cioccolatini erano finti. E perché mai cioccolatini in una fabbrica di filati? Dopo una breve ricerca abbiamo scoperto che in questi locali è stata girata la fiction dal titolo Luisa Spagnoli, una miniserie italiana dedicata alla vita della nota imprenditrice perugina interpretata da Luisa Ranieri. La produzione della ficton ha ricreato in modo fedele la stabilimento La Perugina degli anni ’20. Peccato che la cioccolata non fosse commestibile”.
Il 9 gennaio 2001 è un giorno drammatico per il paese di Vigliano Biellese. Un terribile incendio sviluppatosi nel reparto cardatura della Pettinatura Italiana (chiamata affettuosamente Pettina dagli abitanti della zona) portò alla morte di 3 operai e al ferimento di altri 6. È la più grave tragedia sul lavoro mai avvenuta in una fabbrica tessile biellese. E’ un duro colpo dal quale, complice la crisi del settore, la Pettinatura Italiana non riesce più a sollevarsi: nel 2008 viene messa in liquidazione e infine il 30 marzo 2012 viene dichiarata fallita. La società venne fondata a Londra il 10 aprile 1905 come Società Anonima Pettinatura Italiana Limited da Carlo Trossi e soci inglesi, con sede legale a Bradford e stabilimento a Vigliano Biellese per la pettinatura conto terzi delle lane. Lo stabilimento di Vigliano era già attivo dal 1882 creato sempre da Trossi insieme a Agostino Agostinetti, che nel 1905 uscì dalla società. Durante la prima guerra mondiale, nel 1916, agli inglesi subentrò la famiglia Rivetti (Lanificio Rivetti) e la società trasferì definitivamente la sua sede in Italia.
Pettinatura Italiana significa per Vigliano anche “Villaggio Trossi e Rivetti”, costruito nel 1920, con le case per gli operai in stile bifamiliare, la chiesa di San Giuseppe Operaio, il convitto femminile, due lavatoi pubblici, forno, macello e il cine teatro Erios (Ermanno Rivetti Opere Sociali) con l’ Alpi (Associazione Lavoratori Pettinatura Italiana) centro di aggregazione e ricreazione.
Io credo che lo scopo più alto e importante della fotografia urbex sia quello di ricordare, di memorizzare, di impedire che la memoria venga dispersa. Molti sostengono che la mia sia una visione utopista, possibile, probabile, è quasi sempre così, una splendida utopia. Ma in alcuni casi è fondamentale tenere a mente il nostro passato per ragionare sul futuro. Il 9 gennaio 2001 si è consumata una tragedia per tante persone e non è giusto che venga dimenticata; come sempre si parla di recupero, il termine preferito dalla politica è polo culturale: studiando la storia e l’evoluzione di questi giganti destinati a morire è un qualcosa di molto comune, di già sentito. Gli anni passano, la memoria diventa labile, il tempo completa l’opera di chi permette l’abbandono nel nome del dio denaro (perché sempre di quello parliamo). La Pettina giace morente nel tessuto urbano di Vigliano Biellese, e dalle foto credo che si comprenda benissimo la situazione: oggi sono 20 anni dalla tragedia che ha cambiato per sempre la vita del paese. Non dimentichiamolo.
C’era una volta un uomo che si credeva un imperatore. Amava viaggiare, vivere, sognare. Era un fanatico del bello, un esteta, il suo immaginario massimo era quello di volare nello spazio per poter ammirare la terra dalle stelle. Leggeva i classici, impazziva per Omero e per i sui componimenti che leggeva sino allo sfinimento. Viveva nel sogno di tornare a Roma per essere un console, ma non disdegnava immaginarsi potente aristocratico e sovrano nella polis Ateniese. E si fece costruire una dimora, una reggia, a sua immagine e somiglianza, voleva immaginare, voleva tornare bambino, voleva vivere nel suo mondo antico e fantastico. Poi un giorno, di colpo, morì, e tornò polvere. Perché Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris, ricordati, uomo, che polvere sei e in polvere ritornerai. Un momento di pazzia, una storia inventata e senza senso. Ma d’altronde anche Pericle tanto normale non doveva essere.