Questa foto ha 12 anni e risale al periodo che definisco dei bloggers. Sono Alessandro Sironi (precario) e Stefano Letta (Stefigno): erano i belli della blogsfera, adesso staranno sfoggiando il loro fascino in smart-working. E’ una foto mediocre, scattata al buio di un giorno piovoso a 1/15 di secondo (infatti c’è del micromosso). Ma oggi Facebook mi ricorda che questa è stata la mia foto con più like del 2012 (c’è sempre un perchè) e in questi giorni di Coronavirus mi piace ricordare il tempo della festa e del social. Un saluto a tutti i miei compagni di avventura dell’epoca: Vi penso e Vi leggo sempre (anche se in modo diverso).
Se sai come usarle, le parole, possono tanto.
Se sai come usarli, gli occhi, possono tutto.
(sonietta1311, Twitter)
Montale immagina che il sorriso sia come l’acqua pura, scorta fra le pietre d’un greto. Qualcosa in cui si “lima” la modestia, mentre l’edera ci mostra la fioritura. Mediante il sorriso, le labbra “s’aggrappano” all’intera bocca. L’edera simbolicamente è consacrabile alle feste, ma non si percepisce come appariscente, mentre diamo per scontato che il greto ha le pietre. Sopra al torrente, il cielo per Montale “sorriderebbe” mediante la nitidezza d’un abbraccio. Nikla è stata inquadrata col piano americano. Lei porta un abito dal tono grigio-celeste. A sinistra, “spuntano” i rametti dell’edera. La fotografia nel complesso è scura, lasciando “al suo greto” il lavello di marmo, la cassetta in plastica, la probabile centralina ecc… Nikla ha uno sguardo “puro”, ma anche nel tentativo “d’aggrapparsi” a qualcuno o qualcosa (che sfugga alla nostra conoscenza). Il cappello pare riconfigurabile nel macrocosmo per la foglia d’edera. Tuttavia, lì manca la percezione d’un fashionismo. Né Nikla sorride, mentre dal celeste “acquatico” del suo vestito emergerà la “pietra zavorrante” sul pugno destro. E’ una fotografia abbastanza “grezza”, tanto nei toni “da fondale” quanto per la location da officina. (Paolo Meneghetti)
Questa foto mi è stata ricordata qualche giorno fa da Francesca (LaFra)(su Facebook). Sono passati 8 anni (e oltre) da quel giorno. E’ una foto rubata durante il #ViaDelCamp2009, un barcamp itinerante per le vie del centro storico di Genova. E’ una foto importante perché ritrae Francesca e Riccardo (che saluto) durante lo scatto della celebre Foto Faccioni; praticamente un autoscatto con la digitale tenuta in mano. Usando le parole di Francesca: “[…] ossia una modalità di autoscatto in cui la sottoscritta viene ritratta insieme ad un altro soggetto (anche più di uno) tenendo la fotocamera”. Quello che adesso tutti scattano con il cellulare e chiamano Selfie. E qui siamo all’inizio, agli albori della nobile arte. E quel giorno anche io mi sono inchinato al rito. Stavamo scattando dei selfie e manco lo sapevamo
Da tanto tempo sognavo di entrare nella celebre galleria Foto Faccioni. Finalmente è giunto il giorno, grazie al ViaDelCamp. La foto di backstage è stata scattata da Suz mentre l’orginale è, ovviamente, di LaFra.
Ho scattato questa foto ormai cinque anni fa. Siamo a Malcesine, un bellissimo paese sul lago di Garda. Nella via che sale al Castello Scaligero si incontra questa piccola bottega piena zeppa di chincaglierie, quello che si può definire un Bazaar. E’ assurdo, improbabile. Fotograficamente perfetto. Avevo già ritoccato la foto all’epoca, ma senza pubblicarla: la post-produzione mi sembrava eccessiva. E probabilmente, nei colori e nei contrasti, lo è davvero. Ma a distanza di tempo mi sembra che il foto-ritocco dia forza e accontenti le aspettative di chi osserva un’immagine di questo tipo. E anche se non mi convince del tutto ho deciso di lasciarla così: nella sua splendida ed assurda esasperazione.
E poi ti ritrovi sulla strada, in mezzo al nulla più assoluto. Il cielo è grigio, fa un freddo cane e nevica. Nevica tantissimo. Non sai dove stai andando e non sai dove devi andare. Metti la freccia anche se non c’è nessuno, fermi la macchina sul lato destro della strada, spegni il motore e osservi la situazione: l’asfalto si sta velocemente colorando di bianco e la neve non smette di scendere dal cielo. Con un gesto lento prendi lo smartphone, sullo schermo c’è ancora il navigatore: evidentemente non è passato molto tempo dall’ultima verifica. Cerchi di comprendere la tua posizione: non sei troppo distante da Carrù, ma in queste condizioni risulta davvero difficile muoversi. Ma chi te l’ha fatto fare? Certo, non sbagliare l’uscita dell’autostrada ti avrebbe risparmiato tempo e fatica. Prendi la bottiglietta di plastica, hai sete. Sposti la mano sinistra sul tasto dedicato e fai scendere lentamente il finestrino. Il silenzio è clamoroso, quasi irreale. Pensi che ieri sera eri ancora a Milano con un misto di nostalgia e stupore. E’ tutto bianco. Provi a mettere fuori il naso ma la temperatura esterna ti sconsiglia l’operazione. Sei sorpreso dalla tua stupidità. Pensavi forse di essere ai Caraibi? La neve inizia ad entrare nell’abitacolo e si appoggia sulla parte interna della portiera. Premi il pulsante e fai alzare velocemente il vetro. Sei al sicuro adesso. Decidi di ripartire, fai girare la chiavetta e senti il rumore del motore. Ti senti quasi sollevato da quel rumore. Istintivamente metti la freccia e contemporaneamente scuoti la testa. Togli molto lentamente il piede dalla frizione, la macchina si muove piano. C’è ancora più neve sulla strada.
Il Santuario di Vicoforte è una delle chiese più importanti del Piemonte e la sua ‘cupola a sezione ellittica è la più grande di tale forma al mondo’. E’ bellissima e molto teatrale. Per il sottoscritto rappresenta qualcosa di importante: qui sono venuto con la mia prima gita scolastica e parliamo di circa trent’anni fa. Ho scattato queste foto la settimana scorsa, dopo le recenti nevicate che hanno ‘flagellato‘ la zona: era un giornata limpida e le nuvole, scenografiche, mi hanno aiutato molto. Ho contrastato tantissimo, al solito, e saturato leggermente l’azzurro del cielo. Mi piace così.
Altra escursione fotografica notturna. Questa volta, sfruttando le possibilità offerte dalla recenti nevicate, a gironzola per il centro storico di Cuneo. Un freddo pazzesco; temperatura nettamente sotto lo zero. Nella foto (tempo di esposizione 20 secondi) il monumento dedicato al matematico Giuseppe Peano (inventore della curva che porta il suo nome). La targa commemorativa non si vede: è sepolta nella neve! :)
Nel mese di settembre ho partecipato ad un laboratorio sperimentale di fotografia. Fotografi e modelli si dovevano cimentare nella rappresentazione di un colore; purtroppo sono riuscito a fotografare solamente durante la giornata dedicata al nero. E’ stata comunque un’esperienza interessante: la cromofotografia (questo è il nome) è un tipo di ricerca difficile ma molto stimolante. Questa è l’ultima immagine che propongo (le altre sono qui, qui e qui) e forse è quella che mi convince maggiormente. E’ la mia principessa nera, una principessa un po’ triste e tanto dark.
Te ne accorgi quando cominci a far foto a scene ed oggetti che gli altri nemmeno notano, o quando ti scopri ad apprezzare il suono dello scatto di una fotocamera. Te ne accorgi quando vedi quasi ovunque situazioni che reputi degne di essere fotografate, o quando inizi ad assumere strane posizioni in pubblico, alla ricerca di qualche interessante inquadratura. Te ne accorgi quando ti indispongono i complimenti alla tua macchina fotografica invece che a te, o quando ti sorprendi a leggere regolarmente blog fotografici folli come questo. Ma soprattutto, te ne accorgi quando nell’archivio delle tue foto… non ci sei mai. Benvenuto (benvenuta).
Questa foto è un omaggio a Pega e al suo post ‘Consapevolezza‘. Un post nel quale mi rispecchio fedelmente, una delle cose più belle dedicate alla passione per la fotografia che io abbia mai letto. La foto è scattata al volo, in pochi secondi, di getto. Non pensatene male, anzi, vogliatele bene. :)
Qualche tempo fa (settembre) ho assistito ad un’esibizione di Trial a Villanova di Mondovì. Ero il fotografo ufficioso e quindi ho avuto la possibilità di muovermi liberamente fra gli ostacoli del percorso. E’ stato un vero e proprio massacro. Fotografare una prova del genere in mezzo ai palazzi è stato frustrante; non sono riuscito ad ottenere una sola foto pulita. L’organizzazione dell’evento invece è rimasta soddisfatta perché nelle foto si vedono il pubblico e la città (una chiesa, abitazioni, un paio di negozi, le macchine parcheggiate); e pensare che io per tutto il tempo dell’esibizione ho cercato di isolare i motociclisti dallo sfondo. Ne pubblico due, ma una solo foto mi piace. E per ottenerla mi sono visto costretto ad andare giù pesante di timbro clone: da dentro al tubo di cemento ho fatto sparire un palazzo. :) Mi sembra comunque di aver ottenuto un buon risultato.
Got a sweet black angel, Got a pin up girl,
got a sweet black angel, up upon my wall.
Well, she ain’t no singer and she ain’t no star,
but she sure talk good, and she move so fast.
But the gal in danger, yeah, de gal in chains,
but she keep on pushin’, would ya take her place? […]
Free de sweet black slave, free de sweet black slave.
– M. Jagger/K. Richards
In questa foto ci sono due icone, contrapposte. Da una parte il pugno che significa offesa, dall’altra parte il celebre simbolo della pace. Questo accostamento non è certo una novità, anzi, è nato nel 1970. Io non ero ancora nato. Ma miscelare significati diversi è sempre interessante, tende a lasciare interdetti. E poi c’è il colore nero, predominante, molto lontano dall’arcobaleno che da sempre significa pace. Eppure questo è soprattutto un ritratto, perché sullo sfondo c’è una ragazza, fuori fuoco, che sorride. Ed è un sorriso dolce, armonioso, carico di significato. Ed è questo sorriso il protagonista nascosto di questa immagine.
è il dolore del silenzio / quello che ti attanaglia dentro
che ti morde / azzanna, strappa
viscere / sogni / parole / il dolore del non detto / che si contorce / e dilata
in teTe / nei miei pensieri / nel mio sangue / nella mia pelle
epidermide / di setose anomalie / tatuata di te / ti si offre / indecentemente
è tuanella moltitudine / di brividi / sfiorala / sfiorami / mordimi / mangiami
è l’inesistenza / separata da te
Foto di/Photo by Samuele Silva – Parole di/Words by Zoe.