Cercando foto di Beinette nel mio archivio per un giornale locale mi sono imbattuto in qualche vecchia immagine (correva l’anno 2019) scattata con il filtro ND1000. Fra queste ho notato qualcosa che ha attirato la mia attenzione: una foto molto delicata che era meritevole di una piccola rivisitazione in chiave moderna. Mi capita, non di rado, quando giro fra le pagine del mio archivio fotografico. Et voilà, a distanza di oltre quattro anni, ho deciso di pubblicarla: erano ancora i meravigliosi anni reflex.
Per partecipare a Ex Libris, la mostra collettiva dei soci di MondovìPhoto, ho subito pensato a La Coscienza di Zeno, un classico della letteratura italiana del novecento, e mi sono immaginato a fotografare Zeno Cosini nel suo tentativo di combattere, senza troppa convinzione, il vizio del fumo. Ne sono uscite 4 foto che nel mio immaginario dovrebbero essere un ulteriore passo verso un certo tipo di lotta. Zeno è un personaggio negativo, uno sconfitto, e associarlo al vizio del fumo, un vizio che non si riesce a vincere, mi è subito sembrata un’idea interessante: spero di essere riuscito a cogliere nel segno.
Penso che la sigaretta abbia un gusto più intenso quand’è l’ultima. Anche le altre hanno un loro gusto speciale, ma meno intenso. L’ultima acquista il suo sapore dal sentimento della vittoria su sè stesso e la speranza di un prossimo futuro di forza e di salute.
– Italo Svevo, La Coscienza di Zeno
Meno di un mese fa l’amico Domenico Rota, durante la riunione mensile di MondovìPhoto, ha tenuto una lectio magistralis sulla fotografia all’infrarosso. Serata splendida (peccato per gli assenti) ricca di spunti e informazioni tecniche. Colpito dall’entusiasmo sulla via di Damasco della novità tecnologica non ho perso tempo: mi sono procurato una reflex digitale (Canon EOS 600D usata) adatta alla fotografia IR e l’ho spedita a Casale Monferrato. Domenico, nel suo laboratorio, mi ha modificato la macchina.foto togliendo il filtro Low-Pass che impedisce il passaggio di UV e infrarosso, ha pulito il sensore e mi ha rispedito il pacco. Ho comprato un obbiettivo grandangolo economico (usato) che non avesse problemi di hotspot, ho comprato un filtro per la luce infrarosso (cioè che permette il passaggio di luce solo superiore a 720nm) e sono uscito per strada. Questa è la mia prima foto all’infrarosso, un esordio promettente credo. Vediamo adesso cosa mi riserva il futuro.
Che vuol dire reale? Dammi una definizione di reale. Se ti riferisci a quello che percepiamo, a quello che possiamo odorare, toccare e vedere, quel reale sono semplici segnali elettrici interpretati dal cervello.
– Morpheus
I trattoristi di Beinette ne hanno combinata un’altra. Dopo l’albero di Natale hanno deciso di dedicare una composizione anche al giro d’Italia. E questa volta si sono davvero superati. Ho dovuto alzarmi in volo con il Drone (nuovo) per riprendere la loro opera. Adesso farò un giro in paese per fotografare il rosa e nei prossimi giorni pubblicherò il reportage. Ero andato al Gran Premio della Montagna, sul Nava, ma non potevo perdermi il passaggio del giro nel mio paese adottivo e sono tornato a casa. Ci vediamo a bordo strada. :-)
Questa mattina il mio sindaco mi ha ricordato la giornata della Liberazione con un bellissimo pensiero dedicato a Mario Rosso. Mario Rosso è stato un partigiano trucidato dai nazifascisti il 17 Dicembre 1944: la sua tomba è nel cimitero di Beinette e oggi pomeriggio ho deciso di andare a salutarlo per fargli capire che nonostante siano passati 78 anni non ci siamo dimenticati di lui e di quanti hanno lottato per la nostra libertà sacrificando la propria vita.
“Oggi Cuneo é la vergogna d’Italia”. Così scriveva il 10 marzo del ’44 il giornale fascista “Il Piemonte Repubblicano” per denunciare l’insuccesso del bando per la chiamata alle armi nell’esercito della Repubblica Sociale Italiana. I giovani avevano disertato, non per codardia, ma per unirsi ai gruppi di patrioti che sulle nostre montagne combattevano sognando un’Italia libera e democratica.
Siamo stati la vergogna d’Italia…e ne siamo orgogliosi! Buona Festa della Liberazione a tutti voi!
– Lorenzo Busciglio (Sindaco di Beinette)
E il castello in questione non può essere che quello di Beinette. Ero già stato qui, parliamo di quasi sei anni fa, una delle mie prime esplorazioni urbex. Ammetto che giocare in casa ha sempre un certo fascino. Ho deciso di ritornare (anche per qualche scatto di ritratto, ma è un argomento che voglio approfondire più avanti) perché mi incuriosiva capire lo stato dell’arte: e devo ammettere che il mio approccio alla fotografia urbex è completamente cambiato, direi stravolto, rispetto al passato. Ed è un cambiamento in meglio (credo e spero). I vetri colorati della porta di entrata hanno mantenuto intatto il loro fascino e quando il sole è quasi sulla linea dell’orizzonte l’effetto WOW è sempre assicurato. E nonostante la mancanza di arredi e lo stato di decadenza la bellezza del castello rimane assolutamente immutata.
C’è questo piccolo e bellissimo paese disperso fra le alture del Piemonte. E qui tanti, ma tanti anni fa, dopo una tremenda alluvione, crollò un ponte; era un ponte importante, un passaggio vitale di merci e persone. Gli operosi abitanti di quel piccolo paese si misero subito all’opera per ricostruirlo e in breve tempo il ponte tornò a lavorare. Ma in quel piccolo lasso di vita in tanti si accorsero che si stava bene anche senza quel ponte; anzi, forse si stava peggio, ma i costi erano superiori ai benefici. Purtroppo è la storia del nostro mondo votato esclusivamente al dio denaro; e pazienza se per molti quel treno era veramente importante: nel giro di qualche anno si decise che su quel ponte il treno non sarebbe più transitato e la linea ferroviaria venne prima cancellata e infine abbandonata al suo destino. E la stazione? E la stazione anche. Perché se il treno non passa a cosa serve una stazione? A nulla. E i giorni passano inesorabili, gli anni pure, e la stazione di B. ormai fa parte di un panorama di abbandono al quale nessuno fa praticamente più attenzione. Solo il dalmata Baily e il suo padrone sanno dove si trova e vengono qui tutti i giorni a passeggiare sulla banchina nel silenzio assordante di un treno che non passerà più.