Imperia, la città dove si produce(va) la pasta Agnesi.
Imperia, la città dove si produce(va) la pasta Agnesi.
Ho scattato questa foto con il 16/35, polarizzatore e filtro ND1000: 6 secondi di esposizione a f/11. Volevo scattare una foto di panorama, a colori e con il movimento delle nuvole, per inviare anche qualcosa più cartolina al concorso Vivere Murazzano. Alla fine la scelta si è rivelata vincente perché la giuria ha premiato questa foto con il 6° posto assoluto e l’onore di essere esposta in formato gigante nella piazza principale del paese per un anno. Parlando con il sindaco ho scoperto che questa zona, conosciuta come Santa Rosa, è molto cara ai Murazzanesi. E’ un posto tipico per andare in camporella: essendo decisamente isolato e con un panorama bellissimo sulle Langhe favorisce certamente la corrispondenza di amorosi sensi. E poi poco distante c’è pure il cimitero che fornisce anche un certo fascino horror (ma solo per gli amanti del genere). :)
Ho scoperto il mulino di Murazzano quasi per caso e sul momento credevo fosse una torre da avvistamento Saraceni come tante ne ho viste nelle mie zone. In realtà è stata anche una torre per poi trasformarsi in un mulino in un tempo successivo (ma sotto lascio un po’ di storia). Ci sono arrivato poco prima del tramonto mentre cercavo un panorama da fotografare per il concorso ‘Vivere Murazzano‘. Un po’ di serendipity non guasta mai. Ho provato a fotografarlo dal basso, da dietro, da sotto, con il fish-eye, con il supergrandangolare, con il 50. Ho deciso di non presentare la foto al concorso (troppo effetto cartolina), ma qui ho deciso di pubblicare tutte le versioni interessanti. Nel caso ci fossero dei dubbi: si, ho esasperato ed esaltato i colori.
È il monumento più antico del paese. Risale a prima del 1000 al tempo delle invasioni saracene come torre di Vaita o vedetta. Dalla sua sommità si segnalava l’arrivo dei nemici agli abitanti dei valloni sottostanti. In seguito fu usato come mulino azionato dal vento, ne fanno fede i due fori della merlatura nei quali era inserito l’asse che mosso dalle pale esterne trasmetteva la forza motrice alle macine. È citato come “ Molendinum del Lora” con questa funzione negli statuti di Murazzano del 1534. Questa sua attività durò fino al 1630 quando il Consiglio della Comunità dispone che si vada a macinare presso i mulini di Cigliè.
Il Teatro greco-romano Antico di Taormina è sicuramente uno dei monumenti più celebri della Sicilia, forse d’Italia. E’ utilizzato ancora oggi per concerti ed eventi televisivi e credo sia stato fotografato in ogni modo possibile. Non volevo pubblicare una foto classica, la celebre visuale dall’alto: ho scattato questo tipo di fotografia da cartolina, ovviamente, ma è davvero troppo banale per poterla mostrare. E allora ho scelto questo primo piano di una luce del palcoscenico con sfondo sfuocato del palco; è probabilmente meno artistica, ma è sicuramente una scelta meno inflazionata. E poi mi piace parecchio per il gioco di linee che crea movimento; certo, non è riconoscibile, ma non è mica obbligatorio. Comunque fidatevi, è il Teatro Antico di Taormina.
Pietra Lunga è una spina vulcanica presente nella zona meridionale dell’isola di Lipari, presso lo stretto tra quest’ultima e Vulcano, nelle Isole Eolie. Si affianca alla sua inseparabile compagna: Pietra Menalda, che nella foto è nascosta. Sono chiamati Faraglioni di Lipari. E’ una cartolina ripresa dal traghetto che da Messina mi portava a Lipari (e ritorno); una foto turistica, molto semplice, banale. Però nonostante le difficoltà di scatto (orario, posizione, rollio) ha il suo perchè. Almeno credo.
Ho scattato questo foto oltre un anno fa: è la Chiesa di Santa Maria Vergine Assunta a Niella Tanaro, per essere precisi la Cappella di Nostra Signora. Non ho molto dati, ma mi raccontano che la cappella venne costruita all’inizio del secolo scorso come voto per interrompere gli undici anni consecutivi di grandinate. Nell’immagine sono ritratti i benefattori, tra cui l’attuale contessa di Cigliè, allora bambina. Ho fotografato con il fish-eye su treppiede a 10 cm da terra. F/11 per la nitidezza migliore e 5 secondi di esposizione con scatto remoto (altrimenti sarei rimasto nell’immagine). Questa foto fa parte di una serie dedicata alle Cappelle del Tanaro; ma mi riservo di tornare sull’argomento nei prossimi giorni.
Ultimamente ho questa voglia pazza di scattare con treppiede e tempi lunghi di esposizione nei luoghi di culto e visitare la chiesa del Gesù a Genova (fra Piazza de Ferrari e Via San Lorenzo) è stato un urlo liberatorio. Appena ho varcato il portone d’ingresso ho capito come avrei scattato: ho inserito la colonna corta sul treppiede, ho appoggiato la macchina.foto praticamente per terra e ho impostato f/11 in priorità di diaframmi con il fish-eye a 15mm. Dopo un paio di tentativi (manovrare la macchina da quella posizione è molto complicato) ho trovato la giusta composizione e prospettiva; la foto è quasi zenitale (se mi concedete il paragone).
La chiesa del Gesù è un’altissima espressione del barocco internazionale a Genova, con opere di Rubens, Vouet e Carlone. Nello sfarzo di ori, stucchi e marmi policromi, negli arditi scorci degli affreschi dei fratelli Giovanni e Giovan Battista Carlone l’interno della chiesa rappresenta un prestigioso esempio di barocco genovese, quando le più importanti famiglie aristocratiche della città chiedono ai più celebri artisti di decorare le cappelle di famiglia. Il luogo sacro racchiude capolavori assoluti, come la Circoncisione e il Miracolo di Sant’Ignazio di Peter Paul Rubens e l’Assunzione di Guido Reni. La basilica assume le attuali forme e il nome di Chiesa del Gesù dopo la grande ricostruzione del XVI secolo ad opera della Compagnia di Gesù, su progetto di Giuseppe Valeriano, pittore, architetto e padre gesuita. L’edificio sacro è intitolato ai Santi Ambrogio e Andrea, poiché la chiesa originaria del VI sec. era dedicata ad Ambrogio vescovo di Milano, rifugiatosi a Genova in fuga dal sacco longobardo di re Alboino. Da non perdere anche dipinti e affreschi di molti importanti pittori della scuola genovese e non solo. Tra gli altri: Domenico Piola, Domenico Fiasella, Valerio e Bernardo Castello, Giovanni Andrea e Lorenzo De Ferrari, Domenico Scorticone, Andrea Pozzo e Simon Vouet. (from visit Genoa)
Il ponte Hohenzollern (in tedesco: Hohenzollernbrücke) è un ponte che attraversa il fiume Reno accessibile solo al traffico ferroviario e al traffico pedonale. Fu costruito tra il 1907 e il 1911 a seguito della demolizione del Ponte Cattedrale. All’estremità delle rampe di accesso troviamo quattro statue equestri di re prussiani ed imperatori tedeschi. Esso fu uno dei ponti più importanti in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale; anche in presenza di attacchi aerei quotidiani il ponte, infatti, non subì gravi danni. Il 6 marzo 1945 fu però fatto esplodere quando le truppe alleate iniziarono l’assalto alla città. La sua ricostruzione iniziò al termine della guerra e fu completato definitivamente nel 1959. Ad oggi Il ponte Hohenzollern vede il transito giornaliero di oltre 1200 treni ed è considerato una parte molto importante di Colonia fungendo da collegamento tra la stazione centrale e le principali città europee dall’altra parte del Reno. Da alcuni anni le coppie di innamorati hanno iniziato ad attaccare lucchetti d’amore sulla recinzione tra il marciapiede e le linee ferroviarie per poi gettare le chiavi nel Reno. Ad oggi oltre 60.000 lucchetti di varie forme e dimensioni ornano il ponte. (from Wanderlust)
Per arrivare al Castillo de San Gabriel bisogna attraversare il ‘Puente de las Bolas’. Il nome deriva, probabilmente, dalla struttura sormontata da due ‘palle di cemento’ che funziona da porta di ingresso al ponte e all’isolotto sul quale sorge il Castello. E’ molto interessante (e fotogenica) la scultura metallica (arruginita) che si trova proprio all’inizio del ponte e che fa pensare che in tempi passati sull’arco con le palle fosse presente una campana centrale. Non c’è molto ad Arrecife, ma questo ponte merita un minimo di attenzione: almeno fotografica.
La Cueva de los Verdes è una grotta situata sull’isola di Lanzarote e deve la sua creazione alla grande eruzione vulcanica del Monte Corona datata quasi più di 5.000 anni fa. Sono particolarmente interessanti grazie anche al lavoro dell’artista Jesus Soto che ha creato e curato l’illuminazione, il percorso interno e lo sfondo musicale che ci accompagna durante la visita. A me rimangono impresse nella memoria per un episodio decisamente fastidioso che mi è capitato nell’ultimo tratto della grotta; durante la visita sono rimasto sempre sul fondo del gruppo (un po’ staccato) per avere la possibilità di scattare con tempi lunghi e treppiede (ovviamente le grotte sono molte buie). Al termine della visita si arriva in un ambiente davvero particolare [ATTENZIONE SPOILER] che sembra una grossa cavità nel terreno (foto grande). Invece è un lago perfettamente immobile che riflette tutto quanto intorno e crea un effetto incredibile svelato, dopo una messa in scena degna del miglior Alfred Hitchcock, dalla guida che getta un sasso nell’acqua e svela l’arcano fra la sorpresa generale. Ho aspettato di essere l’ultimo del gruppo per poter scattare una foto senza ospiti, ma ho dovuto aspettare una coppia di ragazzi italiani che con compatta e flash ha cercato di scattare, senza riuscirci, un selfie con il lago sullo sfondo. Come se non bastasse, sfruttando la lontananza della guida, hanno anche gettato una piccola pietra in acqua per rinnovare l’effetto ottico. Ovviamente ho dovuto aspettare che si calmassero le acque (nel vero senso della parola) per poter scattare con il treppiede a 5 secondi di esposizione. Praticamente sono stato raggiunto dal gruppo successivo. :-)[FINE SPOILER]
Sono arrivato ad Arrecife la sera tardi. E ho subito notato il Castillo de San Gabriel, troppo tardi per poterlo visitare, ma ancora in tempo per qualche scatto al sorgere del sole il giorno successivo. Sono arrivato all’alba, la città era praticamente deserta e nei dintorni del castello nemmeno un’anima viva. Purtroppo il cielo sereno, ma troppo grigio (caratteristica di tutte le sveglie mattutina a Lanzarote) non ha aiutato la mia idea di scatto; ho utilizzato il treppiede con tempo lungo di esposizione (8 secondi nella prima foto) per catturare il fermo del mare. Da vicino non è proprio questa incredibile bellezza, ma osservato dalla città è davvero un’opera intrigante.
Già nel 1586 il fortino, ribattezzato castillo de San Gabriel, dovette resistere ad un intenso attacco dal mare, da cui ne uscì malridotto. L’italiano Leonardo Torriani impiegò così tutto il suo genio per progettare nel 1591 una innovativa rete di passaggi coperti e fortificati con postazioni per cannoni che moltiplicavano la potenza di fuoco del castello e rendevano più difficili attacchi dal mare. La storia dei secoli seguenti darà ragione all’ingegneria difensiva di Leonardo Torriani: non si registrano più attacchi vincenti provenienti dalla porzione di mare protetta dal fortino.
Sono passato nei pressi del cimitero Monumentale di Milano quasi per caso, ero curioso, e sono entrato. Mai avrei immaginato di trovare qualcosa di così meraviglioso. Imponente. Il gusto in alcuni settori è un po’ pesante e di dubbia interpretazione, ma il risultato è un insieme di stili e visioni davvero particolare. Ho trovato, lungo la strada principale, questo interessante obelisco (non chiedetemi il significato e nemmeno cosa possa rappresentare); direi un po’ esagerato come monumento funebre (ma d’altronde gli egiziani hanno costruito le piramidi), al tempo stesso però assolutamente fotografabile. Ho messo il superwideangle e mi sono abbassato il più possibile per riuscire a cogliere il senso di innalzamento al cielo. E spero di esserci riuscito.
Le foto dal basso ad ampia apertura di focale sono diventate un must ultimamente (per il sottoscritto). Senza scomodare la Z di Zampetti e le sue foto Zenitali devo ammettere che è un tipo di immagine che mi affascina. Questa è scattata nel pieno centro della galleria Vittorio Emanuele praticamente da terra (treppiede basso) e con il 14mm. Il titolo è un doveroso omaggio a una foto che scattai diversi anni fa (in modo molto basico, per non offendere) praticamente dalla stessa posizione. La intitolai Ventaglio Milanese proprio per via delle geometrie a forma di ventaglio; nei commenti un lettore mi consigliava di provare un 10mm (APS). Direi che ci ho provato. I risultati sono nettamente migliori anche se vorrei rivisitare la foto antesignana del 2008 (per vedere l’effetto che fa).
Delle foto scattate alla Milano Photo Marathon questa è sicuramente la mia preferita. L’idea era quella di ritrarre una persona nell’ombra, ma ombra intesa socialmente e non come area scura provocata dalla luce. La fortuna è stata quella di riuscire a trovare un mendicante sotto i portici proprio di fronte al Duomo e parzialmente in ombra rispetto al resto dell’immagine. Ho cercato di non farmi notare, sono passato dietro e ho scattato con il 14mm mettendo in evidenza la figura nell’ombra in primo piano (ma senza aprire troppo il diaframma). Ho ringraziato e fatto una piccola donazione. Anche se solitamente non pago i soggetti che fotografo. ;-)
Come ogni città, anche Milano ha il suo rito scaramantico. Esso si svolge all’interno del salotto di Milano, la Galleria Vittorio Emanuele, progettata dall’architetto Giuseppe Mengoni e inaugurata negli anni ’60 dell’Ottocento.
Il passaggio pedonale collega piazza Duomo con piazza della Scala ed è caratterizzato da uno sfarzo di elementi, colori e richiami ad altre culture o città italiane. Tra queste si ricorda anche Torino, città sabauda prima capitale d’Italia, grazie al toro rappresentato in un bellissimo mosaico.
Da anni l’animale richiama milanesi e turisti da ogni dove per compiere il rito scaramantico: tre giri sulle palle del toro col tallone del piede destro. Le dicerie nel corso degli anni sono state diverse in merito a questo rito, dalla fertilità per le donne, al garantirsi una seconda visita a Milano fino al buon auspicio per il nuovo anno. Qualunque sia il motivo del rito quello che è certo è che l’attrazione attira un altissimo numero di persone disposte a mettersi in coda per compierlo.