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POSTED ON 26 Ott 2016 IN Reportage

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Il sottotitolo di questo reportage potrebbe essere: “L’ansia fa male, solo il giusto“. Quando ero ragazzo (non molto tempo fa, chiaramente) il Domina era una sorta di luogo mitologico. Era una delle discoteche più conosciute della Liguria, ma purtroppo (ma anche per fortuna) aveva una fama non troppo positiva. E poi era lontanissima da Imperia. Il Domina era visto come un luogo di perdizione, una discoteca molto pericolosa dove la droga veniva consumata in abbondanza. E magari rischiavi che qualcuno ti infilasse qualcosa nel bicchiere (una delle paure ancestrali di mia madre). Dopo qualche tentennamento ho deciso di farci un salto qualche giorno fa, in pausa pranzo (allungata): 2 ore e fischia di macchina, 45 minuti di foto. Dentro il silenzio, la luce forte di mezzogiorno che attraversava i pochi vetri rimasti interi e nemmeno un’anima viva. Solo vetri, calcinacci, sporco, graffiti, polvere. Un frigorifero vuoto. E quella sensazione triste di abbandono. Ho fatto tre giri velocissimi che manco Valentino Rossi a Misano: 50 fisso, fish-eye e grandangolo spinto. Per velocissimo intendo proprio di corsa, ma non volevo farmi mancare nulla. E’ devastata, distrutta, in piedi sono rimasti solo i muri. Non ero mai riuscito a metterci piede nell’epoca d’oro, ci sono riuscito in questa epoca un po’ walking dead.

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Nel 1994 apriva infatti il Domina, sulle ceneri di quello che prima di essere abbandonato era stato un ristorante e prima ancora una pensione. La costruzione su 4 piani, ubicata strategicamente alla sommità della collina sulla strada che da Toirano porta verso Bardineto, Calizzano e il Piemonte, dominava la val Varatella con una incredibile vista a 180° sulla costa da Albenga a Pietra Ligure. Quattro piani, con il bar/paninoteca al livello della strada per poi “scendere” nel ventre della costruzione con le due sale coperte, la grande pista nel giardino con la piscina e il parco che declina verso il fondovalle. Arrivavano a migliaia, da tutto il nord Italia, per le serate del Domina: molti in treno alla stazione di Loano da dove proseguivano con i bus della Sar, pochi in taxi, ma c’era anche chi si arrampicava sino alla discoteca a piedi. Le navette da Torino, Milano e Genova erano stracolme di giovani diretti in riviera “solo” per il Domina, e all’alba della domenica era normale incontrare gruppetti di ragazzi che camminavano verso Loano a piedi diretti in stazione per fare ritorno a casa.

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