Grand Hotel Radium

POSTED ON 12 Apr 2016 IN Reportage

Radium #01

Il Grand Hotel Radium si trova nella parte alta di Lurisia. Un po’ isolato, solitario, triste. Dall’esterno si intuisce un passato glorioso, una vita vissuta intensamente. E’ stato costruito durante la seconda guerra mondiale, nel 1942, e il suo nome è un tributo all’elemento chimico scoperto da Madame Curie, perché all’epoca si pensava che il radio avesse proprietà miracolose. E qui a Lurisia si produceva l’acqua più radioattiva d’Italia. Un vanto non da poco. Le terme erano fra le più frequentate dell’intero stivale. Poi il lento ed inesorabile declino, sino alla chiusura negli anni ’80. Da allora è rimasto lì, cupo e silenzioso. Mastodontico.

Ha l’aria triste, di quei grandi hotel del passato abitati solo da ricordi. E un Grand hotel il Radium di Lurisia lo è stato per davvero. Perché per i suoi saloni e le sue stanze è passato un mondo. Il Bel mondo. Qui, all’hotel delle terme politici, attori, capitani d’industria venivano per l’acqua dei miracoli. E perché – in allora si pensava – il radio scoperto anni prima da Madame Curie aveva proprietà miracolose. Pazienza se oggi la scienza la pensa diversamente e se questo gas, nato da un’esplosione di stelle agli albori dell’universo, è considerato dannoso. In allora, erano gli anni del Dopoguerra e di quell’Italia dove le vacanze non finivano mai, venire a Lurisia era un po’ come per i milanesi oggi andare a Cortina: si passava di lì per far parte del mondo che conta. Così la Lurisia di allora poteva vantare ospiti come il presidente Giovanni Gronchi o Pietro Nenni. O i grandi nomi dell’industria come la famiglia Agnelli o Ferrero. E tutti andavano al Radium, l’hotel fondato nel 1942 e che in quegli anni anarchici, gli anni della Guerra, era servito anche come rifugio per i partigiani. (La Stampa)

Descriverlo è un’impresa. Al primo impatto mi è sembrato un’enorme baita: come quelle case che si vedono nelle cartoline montane di Austria e Germania, ma alla decima potenza. Porte, finestre e balconi in legno, quel gusto un po’ retrò che si ritrova simile in tutti i paesi di montagna. E all’interno il lusso sfrenato, con soluzioni stilistiche che oggi potrebbero far rabbrividire gli architetti, ma che probabilmente all’epoca erano simbolo di eleganza e classe. Sembra sia stato abbandonato in fretta e furia: ci sono ancora i piatti sporchi, un pianoforte, bottiglie di liquori, bicchieri, stanze arredate, foto. Nonostante si parli di almeno trent’anni di abbandono le condizioni del Grand Hotel sono ancora decenti e credo che le ultime notizie, che parlano di un rilancio, non siano poi così lontane dalla realtà. Certo, un po’ di lavori di ristrutturazione saranno necessari. Ma riportare agli antichi splendori il Grand Hotel Radium sarebbe un colpo straordinario per l’intera valle.

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